Se sia vero che il dolore è il male supremo VERSIONE CICERON

Messaggioda ozname » 17 mag 2010, 14:44

ciao! Mi servirebbe la versione di latino di Cicerone dal libro Modus Vertendi pagina 119 n.102 intitolata "Se sia vero che il dolore è il male supremo.
Inizia così :
Sed vidsne poetae quid mali adferant?
E finisce:
quam firmandus animi ad dolorem ferendum.
Grazie ozname okbenfatto

ozname

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Messaggioda giada » 17 mag 2010, 15:07

Sed videsne, poetae quid mali adferant? Lamentantes inducunt fortissimos viros, molliunt animos nostros, ita sunt deinde dulces, ut non legantur modo, sed etiam ediscantur. Sic ad malam domesticam disciplinam vitamque umbratilem et delicatam cum accesserunt etiam poetae, nervos omnes virtutis elidunt. Recte igitur a Platone eiiciuntur ex ea civitate quam finxit ille, cum optimos mores et optimum rei publicae statum exquireret. At vero nos, docti scilicet a Graecia, haec a pueritia et legimus et ediscimus, hanc eruditionem liberalem et doctrinam putamus
Sed quid poetis irascimur? Virtutis magistri, philosophi inventi sunt, qui summum malum dolorem dicerent. At tu, adulescens, cum id tibi paulo ante dixisses videri, rogatus a me, etiamne maius quam dedecus, verbo de sententia destitisti. Roga hoc idem Epicurum; maius dicet esse malum mediocrem dolorem quam maximum dedecus; in ipso enim dedecore mali nihil esse, nisi sequantur dolores. Quis igitur Epicurum sequitur dolor, cum hoc ipsum dicit, summum malum esse dolorem? quo dedecus maius a philosopho nullum expecto. Quare satis mihi dedisti, cum respondisti maius tibi videri malum dedecus quam dolorem. Hoc ipsum enim si tenebis, intelleges quam sit obsistendum dolori; nec tam quaerendum est dolor malumne sit, quam firmandus animus ad dolorem ferendum


MA vedi che male portino i poeti? Rendono lamentosi gli uomini più coraggiosi, rammolliscono i nostri animi, così sono poi dolci che non solo sono letti, ma anche imparati. Così quando anche i poeti giunsero a una disciplina domestica cattiva e a una vita ombrosa e delicata, distruggono tutti i nervi del valore. Giustamente dunque sono cacciati da Platone da quella città che egli immaginò, cercando i costumi migliori e il miglior stato di repubblica. Ma invero noi, eruditi naturalmente dalla Grecia, leggiamo e imparimo queste cose dall'infanzia, consideriamo questa cultura liberale e dottrina
Ma perché ce la prendiamo coi poeti? Ci sono stati dei filosofi, dei maestri di virtù, che hanno affermato che il dolore è il male supremo. Invece tu, che sei quasi un ragazzo, poco fa professavi, sì, la stessa opinione, ma quando io ti ho chiesto se il dolore era peggio anche del disonore, è bastata questa parola per farti cambiare subito idea. Fa la stessa domanda a Epicuro: lui ti dirà che un dolore da poco è male più grande del peggior disonore, perché il disonore di per sé stesso non comporta male, a meno che non implichi sofferenza. E che sofferenza potrà mai implicare per Epicuro, che identifica senz'altro nel dolore il male supremo? Io credo che più svergognato dì così un filosofo non possa essere. Ecco perché sono rimasto soddisfatto quando m'hai risposto che per te il disonore è male più grande del dolore. Se terrai sempre presente questo principio, capirai quanto sia importante resistere al dolore i e del resto la questione non sta tanto nello stabilire se il dolore sia o no un male, quanto nell'educare l'anima a sopportarlo con fermezza

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Messaggioda giada » 23 mag 2010, 10:41

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