Abdalonimo viene eletto re VERSIONE CURZIO RUFO

Messaggioda carolinacravero » 27 mag 2010, 12:49

ciao a tutti!! avrei assolutissimamente bisogno della versione "Abdalonimo viene eletto re" di Curzio
inizio: Hephaestioni ab Alexandro permissum est ut regem constitueret
fine: Somnio similis res Abdalonymo videbatur
grazie mille, mi fareste un grandissimo favore perchè domani devo essere interrogata e se nn prendo 6 rischio il debito.!! grazieate

carolinacravero

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Messaggioda giada » 27 mag 2010, 13:10

In Phoenicen inde descendit et oppidum Byblon traditum recepit. Inde ad Sidona ventum est, urbem vetustate famaque conditorum inclitam. Regnabat in ea Strato, Darei opibus adiutus; sed, quia deditionem magis popularium quam sua sponte fecerat, regno visus indignus, Hephaestionique permissum ut, quem eo fastigio e Sidoniis dignissimum arbitraretur, constitueret regem. Erant Hephaestioni duo hospites, clari inter suos iuvenes, qui facta ipsis potestate regnandi negaverunt quemquam patrio more in id fastigium recipi nisi regia stirpe ortum. Admiratus Hephaestion magnitudinem animi spernentis quod alii per ignes ferrumque peterent: "Vos quidem macte virtute" inquit, "estote, qui primi intellexistis quanto maius esset regnum fastidire, quam accipere. Ceterum date aliquem regiae stirpis, qui meminerit a vobis acceptum habere se regnum." Atque illi, cum multos imminere tantae spei cernerent, singulis amicorum Alexandri iam ob nimiam regni cupiditatem adulantis, statuunt neminem esse potiorem quam Abdalonymum quendam, longa quidem cognatione stirpi regiae adnexum, sed ob inopiam suburbanum hortum exigua colentem stipe. Causa ei paupertatis sicut plerisque probitas erat. Intentusque operi diurno strepitum armorum, qui totam Asiam concusserat, non exaudiebat. subito deinde, de quibus ante dictum est, cum regiae vestis insignibus hortum intrant, quem forte steriles herbas eligens Abdalonymus repurgabat. Tum rege eo salutato, alter ex his: "Habitus", inquit, "hic vestis quem cernis in meis manibus, cum isto squalore permutandus tibi est. Ablue corpus inluvie aeternisque sordibus squalidum: cape regis animum, et in eam fortunam, qua dignus es, istam continentiam perfer. Et cum in regali solio residebis vitae necisque omnium civium dominus, cave obliviscaris habitus, in quo accipis regnum, immo hercule, propter quem." Somnio similis res Abdalonymo videbatur


Quindi discese in Fenicia e ricevette la resa della città di Biblos. Da lì arrivò a Sidone, città famosa per antichità e per la fama dei suoi fondatori. Regnava in essa Stratone, supportato dai mezzi di Dario; ma poiché questi aveva accondisceso alla resa più per volontà popolare che per la sua, fu ritenuto indegno del potere, e

ad Efestione fu dato incarico di eleggere re quello dei Sidonii che egli ritenesse il più meritevole di tale potestà. Vi erano da Efestione due ospiti, giovani eminenti tra i coetanei, i quali, offerta ad essi la possibilità di regnare, affermarono che, secondo le avite usanze, nessuno poteva assurgere a quella dignità, se non discendente da stirpe regale. Efestione, ammirato per la grandezza di un animo che disprezzava ciò a cui altri avrebbero aspirato col ferro e col fuoco, disse: “Voi certo brillate per virtù, avendo per primi capito quanto valga di più rifiutare un regno che accettarlo. Tuttavia indicate qualcuno di stirpe regale, che ricordi di avere il regno ricevuto da voi”. E quelli, poiché si rendevano conto che molti erano allettati da tanta speranza, adulando, per la smodata bramosia di potere, ad uno ad uno gli amici di Alessandro, decisero che nessuno era più adatto di un certo Abdalonimo, legato alla stirpe regale da una lontana parentela, ma costretto, per la sua povertà, a coltivare fuori città un campicello dal magro raccolto. Causa della sua povertà era, come per la maggior parte, la sua onestà. Ed intento al lavoro quotidiano non udiva il fragore delle armi, che aveva scosso l’Asia intera. Quindi all’improvviso coloro di cui prima si è detto, con le insegne dell’abito regale, fecero ingresso nel campo, che Abdalonimo stava ripulendo, estirpando le erbacce. Allora, salutatolo come un re, uno di questi disse: “Devi sostituire questa veste, che vedi tra le mie mani, con codesto squallido abito. Detergi il tuo corpo insozzato di sudiciume e di lordura del terreno: assumi lo spirito di un re e trasfondi questa tua austerità in quella condizione di cui sei degno. E allorché sarai assiso sul trono regale, padrone della vita e della morte di tutti i cittadini, bada di non dimenticare di quale stato, anzi, per Ercole, per quale stato ricevi il potere”.
La situazione sembrava ad Abdalonimo simile a un sogno;

giada

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