Estrazione di una freccia da una ferita VERSIONE LATINO

Messaggioda Ematofago » 28 mag 2010, 14:04

salve a tutti mi servirebbe una versione di latino tratta da curzio rufo dal libro Tutor discentium, che si intitola:" Estrazione di una freccia da una ferita"... è abbastanza urgente...grazie in anticipo a tutti!!! ;-)

Ematofago

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Messaggioda giada » 28 mag 2010, 15:40

cum rex, in proelio vulneratus, in tabernaculum relatus esset medici lignum sagittae corpori infixum ita, ne spiculum moveretur, abscidunt. Corpore deinde nudato animadvertunt hamos inesse telo, nec aliter id sine pernicie corporis extrahi posse quam ut secando vulnus augerent. Ceterum, ne secantes profluvium sanguinis occuparet, verebantur, quippe ingens telum adactum erat et penetrasse in viscera videbatur. Critobulus, inter medicos artis eximiae, sed in tanto periculo territus, admovere metuebat manus, ne in ipsius caput parum prosperae curationis recideret eventus. Lacrimantem eum ac metuentem et sollicitudine propemodum exsanguem rex conspexerat: "Quid", inquit, "quodve tempus exspectas, et non quam primum hoc dolore me saltem moriturum liberas? An times ne reus sis, cum insanabile vulnus acceperim?" At Critobulus tandem vel finito vel dissimulato metu hortari eum coepit ut se continendum praeberet, dum spiculum evelleret: etiam levem corporis motum noxium fore. Rex, cum adfirmasset nihil opus esse iis, qui semet continerent, sicut praeceptum erat, sine motu praebuit corpus. Igitur patefacto latius vulnere et spiculo evolso, ingens vis sanguinis manare coepit linquique animo rex et, caligine oculis offusa, velut moribundus extendi. Cumque profluvium medicamentis frustra inhiberent, clamor simul atque ploratus amicorum oritur regem exspirasse credentium. Tandem constitit sanguis, paulatimque animum recepit et circumstantes coepit agnoscere. Toto eo die ac nocte, quae secuta est, armatus exercitus regiam obsedit, confessus omnes unius spiritu vivere; nec prius recesserunt quam conpertum est, somno paulisper adquiescere. Hinc certiorem spem salutis eius in castra rettulerunt.

Quando il re, ferito in battaglia, fu trasportato nella tenda i medici tagliarono il legno della freccia infisso nel corpo, in modo da non muoverne la punta. Quindi, denudatolo, si accorsero che il dardo aveva degli uncini e che non si poteva estrarlo senza danno per il corpo in altro modo che allargando la ferita incidendo. Ma temevano che, incidendo, si causasse un’emorragia, giacché il dardo infitto era grande e pareva che fosse penetrato nelle viscere. Critobulo, di eccelsa arte tra i medici, ma spaventato di fronte ad un pericolo così grande, aveva timore di accostare le mani, affinché non ricadesse sul suo capo l’esito di una cura poco felice. Il re lo aveva scorto mentre piangeva e tremava ed era quasi esangue per l’ansia. Disse: “Perché e cosa aspetti, e non mi liberi quanto prima almeno da questo dolore, ora che sto morendo? O forse temi essere incolpato, dal momento che ho ricevuto una ferita incurabile?” Ma Critobulo finalmente, o che la paura gli fosse passata o che la nascondesse, cominciò ad esortarlo a lasciarsi tenere fermo mentre gli estraeva la punta: anche un leggero movimento del corpo sarebbe stato fatale. Il re, dopo aver affermato che non c’era nessun bisogno di chi lo trattenesse, offrì il suo corpo senza muoversi, come gli era stato raccomandato. Quindi, una volta che la ferita fu alquanto allargata e la punta estratta, iniziò a sgorgare una gran quantità di sangue, il re perse i sensi e, calatagli una nebbia sugli occhi, giacque come moribondo. E poiché invano con i medicamenti cercavano di arrestare l’emorragia, si levarono assieme le grida e le implorazioni degli amici, che credevano che il re fosse morto. Infine il sangue si arrestò, a poco a poco il re riprese i sensi e cominciò a riconoscere quelli che gli erano attorno. Tutto quel giorno e la notte seguente l’esercito in armi si trattenne presso il padiglione reale, dimostrando che tutti vivevano grazie allo spirito di uno solo; e non si ritirarono prima di essersi accertati che egli pian piano si fosse addormentato. Da ciò riportarono nel campo una speranza più sicura della sua salvezza

giada

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