VERSIONE LATINO Ulisse e Polifemo la risposta del ciclope

Messaggioda giada » 6 lug 2010, 9:55

Libro:Nouvo tradurre dal latino
Pag. 86, versione n. 116

VERSIONE INVIATA DALL'UTENTE The Punisher
IL 30/12/06



Cyclops, pietatem adversus deos et reverentiam in supplices contemnens, sic Ulixi respondit."In verbis tuis, advena, magna sagacitas inest. Hominum vero mortalium nemo (nessuno) prudentior te est. Tamen si speras me erga te sociosque tuos clementem esse posse, lorrge a vero abes. Mihi nulla cura deorum est, quorum numquam timor in animis Cyclopum fuit. Dei enim rebus h umanis minime intersrcnt, nec vobis prodesse potèrunt. Iovis pluviae et nives mihi non obsunt, quia numquam mihi ovium pelles defuerunt, nec Izcppiter ipse suis fzclminibus me terrere potest, quod' haee spelunea locus tutissimus est. Donum igitur, quod tibi libenter do, aequo animo accipe: te post socios tuos vorabo!': Haec verba ceteris terrorem iniecerunt, sed Ulixes metu non op­prirnebatur et impio Cydopi insidias parabat, ut se sociosque servaret.

Il ciclope che disprezzava il rispetto nei confronti degli dei e il rispetto verso i supplici rispose così a Ulisse:“nelle tue parole o straniero c’è una grande sagacia. Nessuno degli uomini mortali in verità è più prudente di te e i tuoi compagni, sei di gran lunga lontano dalla realtà. Io non ho nessun timore degli dei, il timore dei quali non fu mai negli animi dei ciclopi. Gli dei infatti partecipano minimamente alle cose umane e non potranno giovare a voi. Le piogge e le nevi di Giove non mi sono di danno poiché non mi mancano mai le pelli delle pecore, ne lo stesso giove con i suoi fulmini non può spaventarmi poiché questa caverna è un luogo sicurissimo. Dunque accetta il dono che do a te liberamente con animo umile ti divorerò dopo i tuoi compagni!” queste parole accesero negli altri il terrore ma Ulisse non era preso dalla paura e preparava insidie all’empio ciclope per salvare se e i suoi compagni.


VERSIONE PRESA DA ALTRO LIBRO DI TESTO

ULISSE E POLIFEMO.

Dopo che Troia fu presa dai Greci e distrutta con un incendio, Ulisse, re dell’isola di Itaca, vagò a lungo per il mare a causa della volontà degli dei, prima di ritornare a casa. Una volta Ulisse arrivò con la flotta sull’isola dei ciclopi. I ciclopi, specie rozza e selvaggia, avevano un occhio solo in mezzo alla fronte e vivevano in caverne presso il mare . Forniti di grande forza fisica, conducevano una vita da pastori; saziavano la fame con pesci o con carne o con formaggio di pecora, la sete con acqua o latte. Ulisse entrò con pochi compagni nella caverna di Poilifemo, figlio di Nettuno, e il ciclope, dimentico dell’ospitalità, chiuse gli uomini sventurati nell’antro: alcuni furono persino divorati dal crudele mostro, poiché Poliremo disprezzava tutte le leggi degli dei e degli uomini. Allora Ulisse, uomo forte ed esperto, ingannò il ciclope con singolare astuzia. Offrì del vino a Poliremo e bruciò con un tronco ardente l’occhio del ripugnante mostro nel sonno; poi legò i suoi compagni al gregge e se stesso ad un ariete: così uscirono tutti incolumi dalla caverna.

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Messaggioda giada » 6 lug 2010, 9:57

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