da marabenra » 28 ago 2011, 23:52
"Per litteras" pag.267 n°293
inizio:cum tanti undique terrores circumstarent
fine: ne qua intrare ad munimenta hostis posset
Poiché da ogni parte circondavano tanti terrori e sembrava opportuno a tutti indebolire il nome di Roma non solo con l'odio presso i nemici ma anche con il disprezzo tra gli alleati, si decise di difendere lo stato con gli ordini di chi l'aveva anche salvato e di nominare dittatore Marco Furio Camillo. Questi, nella sua veste di dittatore, scelse come proprio maestro di cavalleria Gaio Servilio Aala e, dopo aver proclamato la sospensione dell'attività giudiziaria, organizzò una leva militare di giovani, facendo in modo però di distribuire in centurie, dopo un giuramento di obbedienza, anche i veterani dotati di un certo vigore fisico. Dopo aver così arruolato ed armato l'esercito, lo suddivise in tre parti. La prima, la stanziò nel territorio di Veio col compito di fronteggiare gli Etruschi. Alla seconda diede ordine di accamparsi di fronte a Roma, e ne affidò il comando al tribuno militare Aulo Manlio, mentre pose a capo delle truppe inviate contro gli Etruschi Lucio Emilio. La terza parte dell'esercitò la guidò lui in persona contro i Volsci e poco distante da Lanuvio - in un punto che si chiama Mecio - ne attaccò l'accampamento. I Volsci, che si erano buttati nella guerra spinti dal disprezzo e dalla convinzione che quasi tutta la gioventù romana fosse stata distrutta dai Galli, non appena seppero che il comandante era Camillo, si spaventarono a tal punto da proteggere se stessi con una palizzata e la palizzata con una barriera di tronchi d'albero, in maniera che il nemico non potesse penetrare da nessuna parte all'interno dei loro dispositivi di difesa.