Eccellenza degli stoici VERSIONE LATINO SENECA per litteras

"per litteras" pag.317 n° 354
inizio:tantum inter stoicos, serene, et ceteros sapientiam professos
fine: tum illis quae praecipitia ex intervallo apparebant redit lene fastigium

Credo di poter dire a ragion veduta, o Sereno, che tra gli stoici e tutti gli altri che fanno professione di saggezza intercorre tanta differenza quanta ce n’è tra le femmine e i maschi: i due gruppi contribuiscono in misura uguale al vivere insieme, ma una delle due parti è nata per ubbidire, l’altra per comandare. Tutti gli altri saggi usano modi cortesi e blandi e si comportano, più o meno, come quei medici, che fanno parte della servitù di casa, i quali non prescrivono le cure migliori e più rapide, ma quelle che garbano al malato. Gli stoici, che adottano un procedere virile, non si curano che esso si prospetti gradevole a chi lo intraprende, ma che ci liberi al più presto e ci conduca a quella vetta che supera talmente ogni portata di dardo, da ergersi al di sopra della sorte. “ma” si dirà, “il sentiero sul quale ci invitate, e rapido e diruparo”. Ebbene si arriva forse alle vette attraversando pianure? E non è neppure così scosceso come qualcuno crede. Soltanto il primo tratto presenta sassi e rupi e sembra impraticabile, come per lo più sembrano scoscesi e compatti i costoni a chi li guarda da lontano, quando la distanza inganna la vista, ma poi, man mano che ci si avvicina, tutto quello che l’occhio incerto aveva sovrapposto e confuso, a poco a poco, si dipana e quelle pareti, che da lontano sembravano ripide, diventano dolci e declivi.