da benedetta93 » 1 set 2011, 16:05
inizio: sed possunt haec quadam ratione dici
fine: quod videamus esse finitum
Ma questi principi possono essere considerati in qualche modo, non solo poichè noi non li respingiamo, ma addirittura li approviamo. Così infatti il sapiente è sempre rappresentato come felice da Epicuro: infatti ha sempre desideri limitati, non tiene in considerazione la morte, conosce la verità sugli dei immortali senza alcuna paura e non esita, qualora sia meglio così, a morire. Dotato di questi principi è sempre nel piacere. Infatti non vi è alcun momento in cui non abbia più piaceri che dolori. Infatti sia pensa volentieri al passato sia è padrone del presente, cosìcchè si renda conto di quanto importanti e quanto felici siano e non dipende dalle cose future, ma le attende, usufruisce del presente e da quei difetti, che poco prima ho citato, sta lontano al massimo grado e quando paragona la vita degli stolti con la sua prova un grande piacere. Inoltre se capitano alcuni dolori non hanno mai una forza tanto grande che il sapiente non abbia più ciò di cui gode di ciò che invece lo tormenta. In modo davvero eccellente ha parlato Epicuro, poichè ha detto che la sorte influisce in ben piccola parte sulla vita del sapiente e che da parte sua questioni importantissime e difficilissime sono amministrate da lui con la sua saggezza e la razionalità e che da un tempo illimitato di vita non si potrebbe trarre un piacere maggiore di quello che viene colto da questo tempo che noi constatiamo essere invece finito.