da ValerieNic » 23 mag 2012, 15:08
Cogito mecum quam multi corpora exerceant, ingenia quam pauci; quam imbecilli animo sint, quorum lacertos umerosque miramur. Illud maxime revolvo mecum: si corpus perduci exercitatione ad hanc patientiam potest, qua et pugnos pariter et calces non unius hominis ferat, qua solem ardentissimum in ferventissimo pulvere sustinens aliquis diem ducat, quanto facilius animus corroborari possit, ut fortunae ictus invictus excipiat, ut conculcatus exurgat. Corpus enim multis eget rebus, ut valeat: animus ex se crescit, se ipse alit, se exercet. Illis (=agli atleti) multo cibo, multa potione opus est, multo oleo, longa denique opera: tibi continget virtus sine apparatu, sine impensa. Quicquid facere te potest bonum, tecum est. Quid tibi opus est, ut sis bonus? Velle.
SENECA
Penso tra me quanti numerosi uomini esercitano il corpo, quanti pochi lo spirito; quanto deboli siano nell'animo coloro di cui ammiriamo i muscoli e le spalle. Rifletto tra me soprattutto su questo: se il corpo con l'esercizio può portare a tale resistenza, con la quale sopporta ugualmente sia pugni che calci di non solo un uomo, con la quale qualcuno trascorre un giorno in una terra molto rovente sopportando un ardentissimo sole; quanto possa essere più facile rinforzare l'animo, per sostenere invitto i colpi della sorte e risollevarsi sebbene calpestato. Il corpo ha bisogno di molte cose per essere forte: l'animo, invece, cresce da sé, si nutre e si esercita da sé. Gli atleti hanno bisogno di mangiare e bere molto (lett. di molto cibo e molta bevanda), di molto olio e dunque di molto lavoro: ti potrà toccare in sorte la virtù senza preparazione né sacrificio. Ciò che puoi fare di buono, è con te. Di che cosa hai bisogno per essere virtuoso? Della volontà. (lett. di volere)