Appunti di Filosofia: Guglielmo da Ockam

Messaggioda Baffman » 3 gen 2011, 16:54

Lunedì 20 settembre 2010
Guglielmo da Ockham è un filosofo francescano vissuto nel 14° secolo.

E’ un geniale pensatore convinto che non si possa dimostrare razionalmente l’esistenza di Dio e che in Lui possiamo credere solamente per fede poiché la sua concezione e comprensione sono al di là della nostra portata.

Ockham quindi, secondo molti, segna la fine della scolastica, la filosofia cristiana i cui filosofi cercavano di spiegare razionalmente l’esistenza di Dio.

Ockham crede nel “minimalismo ontologico”, un pensiero secondo il quale l’universo è formato da singoli, individuali esseri. Rifiuta pertanto l’esistenza di principi metafisici come le idee di Platone e le distinzioni in materia, atto potenza ecc. Il minimalismo ontologico di Ockam ha il nome di Rasoio di Ockham perché secondo lui si dovevano “tagliare” come un rasoio taglia la barba, tutte le teorie inutili ed astratte. Tutto ciò si può ben riassumere in una formula latina:
“Frustra fit per plura quod fieri potest per pauciora”.
“Inutilmente viene fatto per mezzo di più cose ciò che si potrebbe fare con meno cose”

Gnoseologia di Ockham.
Per Ockham si conosce attraverso l’esperienza ottenuta a seguito dell’utilizzo dei sensi. Egli è pertanto, come molti altri francescani, un empirista.
Per Ockham ci sono tre tipi di conoscenza:
1 Cognizione intuitiva del singolare
2 Cognizione astrattiva del singolare
3 Cognizione astrattiva dell’universale
Vediamole in dettaglio.
La conoscenza intuitiva del singolare è la conoscenza che io ho di ciascuna cosa attraverso i sensi avendola davanti a me ed osservandola.
La conoscenza astrattiva del singolare è la conoscenza che io ho di una cosa che ho precedente visto e percepito attraverso i sensi e che quindi ricordo anche se non è più davanti a me.
La conoscenza astrattiva dell’universale avviene quando conoscendo un oggetto contemporaneamente ne colgo l’appartenenza ad un genere ed una specie e lo riconduco a concetti che esprimerò poi col linguaggio.

Apriamo un momento una parentesi che ci aiuterà meglio a comprendere le idee di Ockam.
Cos’è l’universale? Per tutti i filosofi, a partire da Aristotele, l’universale è ciò che si predica di molti.
Ci sono 4 principali correnti che definiscono l’universale in modi diversi.
1 Per i realisti estremi gli universali sono realtà metafisiche cioè realtà che esistono indifferentemente dagli uomini. Ad esempio le idee di Platone
2 Per i realisti moderati gli universali esistono ma non a se stanti, bensì collegati al singolo individuo. Ad esempio per Aristotele la sostanza è simbolo di materia e forma.
3 I nominalisti moderati (o concettualisti) credono che gli universali esistano soltanto nella nostra mente come frutto di una conoscenza empirica. Per loro, pertanto, l’universale è il concetto. Di essi fa parte Ockham.
4 Sono nominalisti estremi filosofi come Roscellino che ritengono gli universali “flatus vocis” cioè emissioni di voce, nomi senza alcuni significato, parole fine a se stesse.

Questo è dunque il processo conoscitivo di Ockam.
La nostra mente nell’atto in cui conosce qualcosa attraverso i sensi diventi in grado di ricordarla ed al contempo comprende l’appartenenza di quella singola cosa specie e genere. Solo dopo il ragionamento e dopo aver formulato il concetto si conia una parola per definirlo. Infine si impara a scrivere quella parola. Ecco perché esistono tre livelli di linguaggio:
1 Il linguaggio mentale
2 Il linguaggio verbale
3 Il linguaggio scritto
Il linguaggio mentale ovviamente ha la precedenza sugli altri non solo perché prima di definire un concetto dobbiamo crearlo nella nostra mente ma anche soprattutto perché è universale, mentre i linguaggi verbale e scritto variano a seconda dei paesi e delle lingue.

La scienza, dice Ockham, si esplica attraverso termini universali e non parla della realtà immediata ma di eventi astratti. Essa dice ad esempio che le piante crescono con l’acqua parlando dunque del genere piante e del genere acqua piuttosto che parlare della singola realtà della pianticella che sta crescendo in questo momento, di fronte a me che la osservo.



Giovedì 23 settembre 2010
Questo porterà Ockham ad una critica del principio di causalità.
Il principio di causalità è un principio universale su cui si fonda la scienza che dice che dati due fenomeni A e B, A è causa di B, B è effetto di A e perché ciò accada bisogna che vi sia qualcosa nella natura di A che possa provocare B. E’ la natura delle cose ed è indipendente dall’operato dell’uomo. Ad esempio noi tutti sappiamo che se portiamo una pentola d’acqua a cento gradi essa bollirà.
Per Ockham ciò avviene solamente in base al soggetto che osserva il fenomeno ed aggiunge che non è possibile razionalmente dimostrare che vi sia qualcosa nella natura di A che causi B. Possiamo affermare infatti che l’acqua bolle a 100° solo quando la stiamo osservando bollire dopo averla fatta arrivare a tale temperatura; ma poichè siamo nell’impossibilità di dimostrare che nella natura dell’acqua vi sia qualcosa che la fa bollire a 100° non possiamo affermare con assoluta certezza che essa lo faccia anche quando noi non stiamo osservando dell’acqua che ha raggiunto 100° da qualche parte lontano da noi.
Non si può universalizzare la causalità estendendola a tutti i fenomeni ma si può parlare solo soggettivamente del fenomeno che si sta osservando.
Va ricordato anche che Ockam è cristiano e sostiene che Dio è inconcepibile e potrebbe cambiare il mondo in qualsiasi momento senza che noi ce ne accorgessimo.

Baffman

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Messaggioda giada » 11 gen 2011, 10:42

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