iITALIANO Riassunto\appunti sulla belle èpoque.

Messaggioda lunina » 13 gen 2011, 15:09

L’inizio del Novecento sembrò dare l’avvio ad un’era di pace e di benessere. Il nuovo secolo si aprì su un mondo pieno di serenità e prospettive di successo. Un mondo diverso non solo da quello di cento anni prima, ma persino da quello dei decenni precedenti. La seconda rivoluzione industriale e lo sviluppo velocissimo del progresso scientifico contribuirono notevolmente al sorgere di queste sensazioni. La seconda rivoluzione industriale avvenne attorno al 1870, ma a partire dal 1850 ci fu un crescendo di scoperte e invenzioni. Nel 1855 furono perforati, negli Stati Uniti, i primi pozzi di petrolio. Nel 1878, Edison inventò la prima lampadina, e subito fece la sua comparsa la luce elettrica, mentre una massa crescente di pericolose e puzzolenti lampade ad olio, si andavano a riporre in soffitta. Il telefono fu sperimentato per la prima volta da Meucci, nel 1871. Lo scienziato, infatti, doveva trovare il modo di comunicare con la moglie malata nella sua stanza, mentre lui era nel suo studio sotterraneo. Venne però perfezionato e brevettato da Bell, nel 1876. In quel periodo, precisamente nel 1864, fa il suo ingresso nella storia l’acciaio, che permise nuove soluzioni nel campo della meccanica, e che porterà alla produzione delle automobili e degli aerei. Nel 1895, i fratelli Lumière, costruirono il primo apparecchio cinematografico. La prima proiezione pubblica avvenne la sera del 28 dicembre di quell’anno a Parigi. Il programma prevedeva una decina di brevissimi film, e si racconta che gli spettatori, alla vista di un treno in movimento, si alzarono spaventati per il timore che esso uscisse dallo schermo e venisse loro addosso. Accanto a macchine sempre più evolute, quasi in grado di prendere il posto dell’operaio, cambiò il modo stesso di produrre. Compare la catena di montaggio: un lavoro difficile veniva diviso in tanti piccoli lavori semplici che chiunque poteva fare, anche un analfabeta. Questa venne inventata alla fine dell’Ottocento da Taylor, ma fu Ford, il fondatore della casa automobilistica che porta il suo nome, ad applicarla per primo in una grande industria. I principi della catena di montaggio erano due: dividere il lavoro da compiere in tante operazioni facili e portare il lavoro agli operai, e non gli operai al lavoro. L’operaio doveva rimanere sempre allo stesso posto, mentre gli scorreva davanti una catena, di montaggio, appunto, che gli portava i pezzi da montare. La sua semplice operazione, sommata a quella degli altri, portava al prodotto finito. La sua introduzione nel sistema produttivo di fabbrica aprì, nel dibattito pubblico, molte polemiche. Le delusioni maggiori arrivano quando ci si rende conto che l’istruzione non serve a nulla, anzi è meglio tacerla perché d’ostacolo di fronte al padrone: l’operaio non deve pensare, né usare o dimostrare la sua intelligenza. Deve solo eseguire gli ordini, prestare attenzione a chi pensa al suo posto. Tutto questo c’è lo racconta Céline, nel romanzo Viaggio al termine della notte. Nel contempo, anche la vita della gente assume diverse caratteristiche: si forma la società di massa. In essa, i prodotti di consumo (quelli che usiamo normalmente) sono di massa, nel senso che sono disponibili per un numero illimitato di persone. Quindi, possiamo affermare che la società di massa, è la nostra società. Secondo quanto scrivere lo spagnolo Gasset, in altre parole, la società di massa è quella in cui si verifica il fenomeno del “pieno”: «quello che prima non soleva essere un problema, incomincia a esserlo quasi a ogni momento: trovar posto.» Già con la prima rivoluzione industriale la scienza aveva cominciato a essere lo strumento indispensabile per tutte le nuove scoperte. Con la seconda rivoluzione, lo diventò in modo definitivo. Anche il più geniale dei tecnici, senza la scienza, non era in grado di inventare cose nuove. Fa la sua prima comparsa, la figura dell’ingegnere, colui che ha le competenze dello scienziato e del tecnico, che capisce i problemi della scienza e quelli della tecnica. La cultura stessa visse un periodo di grande entusiasmo: la scienza e la tecnica potevano, secondo la popolazione di quel tempo, risolvere tutti i problemi dell’uomo. Questa assoluta fiducia nella scienza e nella tecnica, prende il nome di positivismo. La scienza e la tecnica erano infatti considerare un sapere “positivo”, cioè utile all’uomo. Lo sviluppo, però, non fu privo di rischi per la libertà dei cittadini e commerci: primo fra tutti l’affermarsi di pericolose concentrazioni industriali. Il dominio del mercato da parte di una sola industria è detto monopolio, ed è accompagnato dall’oligopolio, che avviene quando poche industrie si accordano per stabilire il prezzo di un prodotto. Lo scopo è di stabilire un costo che sia il più elevato possibile, tutto a danno dei consumatori. Ma la tentazione di eliminare la concorrenza per aumentare i prezzi, non era nuovo. Come ci documenta Smith, già dal Settecento la gente che lavora in uno stesso settore s’incontrava e discuteva di cospirazioni contro il pubblico. Ma con la seconda rivoluzione industriale, questa tentazione divenne il pericolo numero uno. La risposta venne dai Paesi più industrializzati (Germania, Stati Uniti, Francia, Inghilterra). Vennero quindi emanate rigidi norme chiamate leggi anti-trust, cioè anti-concentrazioni. Oltre la società, anche la cultura divenne di massa, in quanto diffusa da mezzi di comunicazione, chiamati mass media. I giornali hanno un enorme diffusione, le notizie circolano agevolmente, la gente è più istruita e vuole partecipare alla vita politica. Si sente l’esigenza del suffragio universale e della democrazia, che sembra rispondere perfettamente alle esigenze del popolo. Anche se al loro interno gli stati adottarono la democrazia, in politica estera divennero aggressivi, soprattutto per difendere gli interessi economici. Iniziarono ad introdurre forti dazi doganali, cioè elevate tasse sui prodotti stranieri, e questa soluzione prese il nome di protezionismo. Già nel 1887, Crispi aveva aumentato le tariffe doganali per proteggere le industrie italiane che stavano sorgendo nel triangolo industriale (Torino, Milano e Genova), ma danneggiò il meridione, che esportava nel resto d’Europa i prodotti mediterranei. Inoltre le principali potenze europee, iniziarono a formare gli imperi coloniali, occupando i Paesi più ricchi di materie prime, come i Paesi Africani. Soluzione che, però, si dimostrerà pericolosa, perché fu una causa della prima guerra mondiale.
Sembrava che nulla avrebbe potuto fermare il cammino dello sviluppo, che i problemi del passato fossero solo uno spettro che pian piano si allontanava sempre più. Per questo, il periodo che va dalla fine dell’Ottocento al 1914 (scoppio della prima guerra mondiale) è stato chiamato belle époque. Epoca bella, per ricordare la vita brillante condotta dai ricchi, tra ristoranti, balli e feste. Una vita che scorreva senza problemi, pacifica. Per celebrare questa età di sviluppo nacquero le Esposizioni Universali, mostre in cui ogni paese esponeva al mondo quanto di meglio veniva prodotto.

lunina

Utente SILVER
Utente SILVER
 
Risposte:

Messaggioda giada » 15 gen 2011, 17:33

hai guadagnato 1 credito

giada

Site Admin
Site Admin
 

Torna a Temi, analisi poesie, Appunti scuola

Copyright © 2007-2024 SkuolaSprint.it di Anna Maria Di Leo P.I.11973461004 | Tutti i diritti riservati - Vietata ogni riproduzione, anche parziale
web-site powered by many open source software and original software by Jan Janikowski 2010-2024 ©.
All trademarks, components, sourcecode and copyrights are owned by their respective owners.

release check: 2024-04-25 12:44:27 - flow version _RPTC_G1.3