Giansenismo, uno stile da Manzoni a Cuccia

Messaggioda alessandra4e94 » 21 gen 2011, 16:17

Ecco una mia ricerca sul Giansenismo, spero possa essere utile.
Giansenismo, uno stile da Manzoni a Cuccia
Pochi movimenti come il giansenismo - sorto all' interno del cattolicesimo verso la metà del ' 600 - hanno lasciato tracce profonde e segrete nella cultura. Ispirata dall' Augustinus del teologo ed ecclesiastico olandese Cornelio Giansenio, questa corrente sosteneva che il peccato originale ha irrimediabilmente compromesso la libertà dell' uomo e che la grazia, nostra unica possibilità di salvezza, è concessa da Dio secondo le sue imperscrutabili vie. Contro tali idee si scatenarono i gesuiti, allora al culmine della loro potenza, vero e proprio esercito intellettuale al servizio del papato. Le condanne non si fecero attendere, a cominciare dalla bolla di Innocenzo X Cum occasione del 1653. Il giansenismo si sviluppò soprattutto in Francia ed ebbe un centro di riferimento nell' abbazia di Port-Royal, nonché numerosi seguaci di primo piano quali Pascal o Arnaud. Anche se il sacro luogo, dopo i pronunciamenti della Chiesa e le paure di Luigi XIV, fu raso al suolo (correva il 1710), l' idea non morì e penetrò nella coscienza europea. Per fare un esempio dei nostri giorni, quando nel giugno del 2000 si spense il banchiere Enrico Cuccia si parlò di atteggiamento giansenista: il suo rigore, la sua fede, il suo schivare ogni appuntamento mondano (mai fu visto a una prima della Scala) non poterono evitargli l' epiteto. Ma dal giansenismo rimase contagiato Manzoni e ad esso fu vicina, tra gli altri, Maria Drago, madre di Mazzini. Di più: al di là delle condanne, la Bibbia tradotta da Antonio Martini (diffusissima tra l' 800 e il 900) era imbevuta di giansenismo e lo stesso catechismo di Pio X non fu esente da formule legate a questa corrente di pensiero. Ora Pietro Stella, uno dei maggiori esperti dell' argomento, ha pubblicato il primo volume de Il giansenismo in Italia (Edizioni di Storia e Letteratura, pp. 366, 44). L' opera, entro quest' anno, si completerà con altri due tomi: dai preludi del secolo XVII all' esame dell' influenza del movimento sulla produzione libraria, via via sino agli epigoni che vedono l' abbraccio tra le idee gianseniste, la democrazia e il sansimonismo.
Prima della conversione
Manzoni compie gli studi in collegio, in quello dei padri Somaschi (a Merate e Lugano) prima, in quello dei Barnabiti (Milano) poi. Ne esce disgustato e ribelle, insofferente e critico nei confronti della religione. È imbevuto di idee illuministiche (1801: Il trionfo della libertà, 1803/4: I sermoni, tra pariniani e alfieriani. Non dimentichiamo che l'ambiente familiare è illuministico: il nonno di Manzoni è Cesare Beccaria, la madre di Manzoni, donna Giulia, prima di recarsi a Parigi a convivere con l'Imbonati frequentava uno dei fratelli Verri). Il giovane Alessandro dimostra una straordinaria precocità nel versificare; ha solo 18 anni quando, fervido ammiratore del Monti, gli invia dei versi di stampo classicistico (Adda - idillio), che gli valgono l'elogio del poeta ormai cinquantenne.
Ci sono però, in quegli anni, fermenti del rinnovamento romantico anche in Italia. A Milano, il giovane Manzoni frequenta il Lomonaco e soprattutto il Cuoco, fuggiti da Napoli dopo il fallimento della rivoluzione del 1799.
Attraverso le conversazioni col Cuoco, lettore di Vico, Manzoni si apre all'interesse per la storia, che è storia di popoli; assimila concetti che resteranno basilari in lui: per liberarsi dallo straniero oppressore, un popolo deve raggiungere l'unità nell'approfondimento delle proprie tradizioni (tradizione è uguale a comunanza di usi, lingua, ideali). La libertà perciò si conquista e si conquista col lavoro e tale conquista si deve fondare sul senso di responsabilità di ciascuno, onde non disperdere le forze in inutili violenze (com'era successo a Napoli).
Nel 1805, Manzoni raggiunge la madre a Parigi; frequenta i salotti parigini e conosce C. Fauriel, a cui resterà legato da vivissima amicizia. Compone il Carme In morte di C. Imbonati, che gli procura notorietà (è apprezzato anche dal Foscolo).
Nel Carme, il compagno della madre gli appare come lo stoico campione di virtù democratiche.
Nel 1809 compone l'Urania (poema che risente ancora dell'influsso del Monti, in cui la Musa scende a consolare Pindaro e gli rivela qual è lo scopo della poesia: quello di ingentilire i costumi degli uomini).
Su queste prime composizioni torneremo poi. Basti qui dire che Manzoni già mostra di non sentirsi appagato da un'arte intesa come sfoggio di bravura, mero calligrafismo, ma avverte imperiosa la necessità di agganciare l'impegno letterario a un ideale etico. Nel 1808 aveva sposato Enrichetta Blondel, con rito calvinista; il matrimonio viene regolarizzato secondo il rito cattolico due anni dopo (1810).
In questo periodo si pone la conversione, che determina un mutamento sostanziale in Manzoni uomo e in Manzoni artista.
La conversione
La conversione non fu improvvisa, ma piuttosto graduale, consentanea al suo carattere analitico, razionale. (Non sono attendibili le testimonianze che parlano d'una conversione fulminea. Episodio della chiesa di S. Rocco, in occasione del matrimonio di Napoleone con Maria Luisa).
«Nei misteri della fede la ragione trova la spiegazione dei suoi propri misteri: come è nel sole, che non si lascia guardare, ma fa vedere» (Dell'invenzione). E ancora: «mistero di sapienza e misericordia... che la ragione non può penetrare, ma che tutta la occupa nell'ammirarlo» (Osservazioni sulla morale cattolica, VIII da ora OMC).
Quello di Manzoni, è un «credo ut intelligam», il suo è lo sforzo continuo di spiegare razionalmente il reale alla luce della fede. L'esperienza religiosa è legata a un impegno di chiarificazione intellettuale ed etica; la fede, insomma, è strumento di conoscenza, apre un orizzonte di giudizio nuovo sul mondo, poiché, come egli stesso dice nella prefazione alle OMC, la religione «ha rivelato l'uomo all'uomo».
Conviene soffermarsi a considerare la religiosità manzoniana poiché è solo a partire da essa che si può intendere appieno la poesia del Manzoni; dice il Sansone: «Il cristianesimo, come visione del mondo, è lo stato d'animo e la ragione lirica dei Promessi Sposi (e non la premessa ideale come vorrebbe il De Sanctis o un limite come dice il primo Croce)».

alessandra4e94

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