TEMA SULLA PENA DI MORTE

Messaggioda alfabeta » 6 feb 2011, 14:06

Specifico che sono parzialmente favorevole

LA PENA DI MORTE
«A nessuno, neanche allo Stato, è consentito di togliere la vita: è questo
il principio morale che anima il movimento crescente di tutti coloro che,
da parti diverse e talora contrapposte, chiedono l'abolizione della
condanna a morte ancor oggi vigente in molti Paesi, anche del cosiddetto
mondo civile. Dal fronte opposto, c'è chi ritiene invece che la pena
capitale sia l'unico deterrente efficace contro il dilagare della
violenza.
Partendo dalla situazione attuale, esponi le tue idee sulla pena di morte,
argomentando le ragioni che ti portano ad essere favorevole o contrario
alla sua applicazione».

Sino ad oggi più della metà, dei paesi al mondo ha abolito con la pena di morte, più in particolare 88 paesi l’hanno abolita per ogni reato, 11 paesi (tra cui l’Italia) l’hanno abolita salvo casi eccezionali, come quelli commessi in tempo di guerra, 29 paesi non l’hanno abolita anche se comunque non si registrano esecuzioni da almeno 10 anni. 69 paesi invece mantengono in vigore la pena capitale, ma il numero di quelli dove le condanne a morte sono eseguite è molto più basso. Vari sono i metodi d’esecuzione utilizzati tra i quali spiccano decapitazione, fucilazione, impiccagione, iniezione letale, lapidazione, sedia elettrica e pugnale. In questo periodo negli Stati Uniti si sta discutendo sulla possibilità di eliminare l’iniezione letale in quanto definita metodo d’esecuzione crudele e inusuale.
Nell'uomo vi è insito da secoli un sentimento di vendetta, che cessa
difficilmente : è nella nostra natura punire coloro che hanno recato alla
nostra persona o a quella di una persona a noi cara un immane dolore, ed in
certi casi la morte. Perciò mi chiedo chi potrebbe mai sopportare il fatto che l’aguzzino del proprio figlio, ipoteticamente oltraggiato e ucciso, possa fare tutto ciò che la sua predestinata vittima non avrà più il ‘privilegio’ di fare? Semplici azioni quali mangiare, leggere, parlare, cantare, dormire e sognare, incontrare una persona cara, fosse anche una sola volta ogni 3 mesi. Spesso ci si dimentica ,infatti, che la vita è fatta anche di questi piccoli piaceri, che neppure il carcere può privare ad una persona, in alcun modo. E se, invece, così fosse, non sarebbe incredibilmente immorale levare tutto ciò ad un uomo per anni e anni, spogliarlo delle uniche ‘gioie’ rimastegli… addirittura più di procurargli la fine della sua stessa vita e delle sue pene?
Perché spesso di ciò si parla : generalizzando, coloro che si definiscono contrari alla pena di morte pensano che il miglior modo per punire un uomo sia proprio questo: lasciarlo inerme di fronte al suo vuoto interiore. Uno, se ha un briciolo di coscienza, si fa uccidere dallo stesso incolmabile senso di colpa, presumo. Nessuno si è mai posto il problema di quanto possa essere difficile vivere con i sensi di colpa dopo aver ucciso una ragazzina di soli 15 anni, averla stuprata e buttata in fondo ad un pozzo? O impazzisci, o sei già un pazzo/incosciente e non avrai mai la consapevolezza di ciò che hai fatto, e allora tanto vale la legge dell’occhio per occhio, dente per dente.
Ma ogni uomo è diverso, ed ogni singola persona attribuisce un significato differente alla vita e alla morte. Nel caso di un ergastolano, io vedrei la morte come una sorta di liberazione e la preferirei di gran lunga al privamento della mia libertà terrena. Dal punto di vista di una madre che vede il corpo della propria figlia stuprata e brutalmente uccisa in un pozzo, la vedrei come la miglior giustizia possibile. Dal punto di vista dello Stato, sarebbe ridicolo fare oggetto di risparmio una questione così delicata, anche perché ,a differenza di quanto si possa pensare, la pena di morte è molto più costosa rispetto al mantenimento a vita di un carcerato, e per questo motivo alcuni stati negli Usa ne hanno chiesto l’abolizione recentemente.
Una domanda che spesso si sente riguardante il problema della pena di morte è: ‘’Chi siamo noi per togliere la vita a qualcuno, per stabilire chi debba vivere e chi no?’’. Una domanda breve ma efficace, un po’ ipocrita, un po’ moralista; non ci sono risposte a questo quesito, le uniche pensabili sono assai banali, e verrebbero replicate con frasi prese dalla Bibbia o dalla Dichiarazione dei diritti universali dell’uomo.
E’ semplice definirsi abolizionisti della pena di morte, finché non ci si ritrova nella situazione (tra l’altro paradossalmente, le stesse persone che sono fermamente contrarie alla pena di morte, in molti casi sono favorevoli all’eutanasia e l’aborto, e si parla sempre di togliere la vita a qualcuno). Troppo facile predicare, andrebbe fatta una distinzione, perché naturalmente la pena di morte non può essere applicata per reati futili come la profanazione di tombe o un furto d’auto (come avviene in Cina); ci vuole un minimo di buon senso da parte dello Stato che applica le norme. Così come non si può uccidere una persona per aver profanato una tomba , non gli si può dare neanche l’ergastolo. Bisogna avere la certezza che la persona condannata sia il vero responsabile del reato, perché è inammissibile togliere la vita ad un innocente, come è già accaduto, o fare un uso discriminatorio della pena di morte. O ancora, trovo spregevoli i metodi applicati in determinati stati per la pena capitale, come la camera a gas, l’impiccagione e la sedia elettrica; sarei più propensa ad una iniezione letale ed indolore, perché non si deve comunque oltraggiare la dignità dell’essere vivente con del ‘sadismo’ gratuito .
Inoltre l'elemento deterrente della pena di morte, su cui poggiano molte tesi degli anti abolizionisti, non è però così valido. Nel caso, per esempio, del reato di omicidio, sarebbe difficile affermare che tutti o gran parte degli omicidi siano commessi dai colpevoli dopo averne calcolato le conseguenze. Io personalmente ritengo che molto spesso gli omicidi avvengano in momenti di particolare ira oppure sotto l'effetto di droghe o di alcool oppure ancora in momenti di panico. In nessuno di questi casi si può pensare che il timore della pena di morte possa agire da deterrente. Inoltre la tesi della deterrenza non è assolutamente confermata dai fatti: infatti se la pena di morte fosse un deterrente si dovrebbe registrare nei paesi mantenitori un continuo calo dei reati punibili con la morte; inoltre i paesi che mantengono la pena di morte dovrebbero avere un tasso di criminalità minore rispetto ai paesi abolizionisti. Nessuno studio è però mai riuscito a dimostrare queste affermazioni e a mettere in relazione la pena di morte con il tasso di criminalità.
Tuttavia, in casi di estrema gravità (pedofilia, stupro ,cannibalismo etc) si può veramente parlare di ciò che è eticamente giusto e sbagliato? Si può umanamente ‘accettare’ un atto di pedofilia? Io non potrei mai … e per fortuna o sfortuna, in tanti non la pensano come me. Dicasi punti di vista.

alfabeta

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