Galileo e lo scontro con la Chiesa.

Galileo venne processato ben due volte: la prima nel 1616 sotto Belarmino e la seconda nel 1632 sotto Urbano VIII. Dopo l’elezione a papa di Maffei Barberini,amico intimo di Galileo,lo scienziato pensò che la Chiesa avrebbe udito e accettato le sue teorie eliocentriche. Tuttavia così non fu. Infatti commise l’errore nella sua opera principale “Dialogo sopra li massimi sistemi del mondo” di attribuire a Simplicio, simpatizzante per il sistema aristotelico e tolemaico, una frase tipica del pontefice,che lo arrestò subito dopo la pubblicazione del 1632 della sua opera,divenuta un capolavoro di letteratura italiana. Venne quindi costretto a recarsi a Roma dove dovette abiurare tutte le sue convinzioni. Sappiamo che lo scienziato pisano non si arrese mai tanto che,sebbene fosse agli arresto domiciliari,continuò i suoi studi pubblicando un’opera in Olanda pur di evitare la censura ecclesiastica. Nel “Dialogo sopra li massimi sistemi del mondo” è anche famosa la frase “ I vangeli ci indicano come si vadia in cielo,non come vadia lo cielo”. Ecco che anche il nostro scienziato fu un deista. Il deismo è quell’atteggiamento secondo cui la fede va sottoposta alla ragione. I principali deisti furono Newton con la sua teoria dell’orologiaio e Kant che secoli più tardi scrisse “La religione entro i limiti della semplice ragione”. È chiaro che il deismo si scontrerà con il teismo promesso dalla Chiesa che non aveva intenzione alcuna di limitare la sua auctoritas. Se avesse accettato l’infinità dell’universo,l’uomo che finora era stato dominus del pianeta diveniva un insignificante granelloso nell’immensità dello spazio. Così facendo la supremazia che per natura divina gli era stata assegnata veniva meno. La Chiesa sappiamo avere anche una concezione teleologica della vita mentre lo scienziato per nulla si interessava del fine ultimo dell’uomo. Il suo obiettivo era solo quello di “scoprire la natura per vincerla” come affermava Bacone.