pirandello

Messaggioda chuko » 9 dic 2008, 17:43

mi serve l analisi narratologica di "questa sera si recita a soggetto" di pirandello....grazie 1000

chuko

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Messaggioda giuliaciti » 9 dic 2008, 21:01

Recensione di "Questa sera si recita a soggetto"

Tra il 1913 e il 1917 Pirandello cominciò a scrivere per il teatro commedie in dialetto siciliano e il capolavoro di quel primo periodo è Liolà, che fu interpretato dall'attore siciliano Angelo Musco. Le prime opere passarono quasi inosservate, ma quando Pirandello cominciò a trattare casi eccentrici della vita, i critici non poterono più ignorarlo e parlarono negativamente di lui. Pirandello allora abbandonò il dialetto per la lingua italiana e il suo teatro acquistò carattere nazionale e poi anche europeo. La fama di Pirandello drammaturgo si affermò tra il 1920 e il 1930 e in quel periodo le sue opere vennero rappresentate nei principali teatri italiani, europei e in America.
Questa sera si recita a soggetto, scritto da Pirandello nel 1930, fa parte, con Sei personaggi in cerca d'autore e Ciascuno a suo modo, della trilogia del "teatro nel teatro", che rivoluzionò il modo tradizionale di recitare introducendo nuove tecniche, non limitando più l'azione degli attori al solo palcoscenico ma facendoli recitare in platea, nei palchi, nel ridotto e coinvolgendo anche il pubblico. In Questa sera si recita a soggetto viene rappresentato il conflitto tra gli attori, immedesimatisi nei personaggi, e il loro capocomico, pronto a rivoluzionare una novella per adattarla al suo modo di fare teatro. Una compagnia di attori, diretta dal capocomico Hinkfuss, deve rappresentare una novella dello stesso Pirandello che il capocomico ha reinterpretato trasformandola in un suo lavoro. Gli attori devono recitare a soggetto (cioè non imparando a memoria il copione fornito dal capocomico, ma creando loro le battute) ma quando non sono d'accordo, per protestare contro questo metodo, sbagliano volutamente e inventano scene non suggerite dal capocomico. Ciò non compromette per nulla il dramma che ottiene successo. L'opera rappresentata è imperniata sul dramma della gelosia, è ambientata in un paesino della Sicilia ed è tratta dalla novella "Leonora, addio". Protagonisti sono: l'ingegnere minerario Palmiro La Croce soprannominato "Sampognetta", la moglie signora Ignazia, oriunda di Napoli, soprannominata la "Generala" e le quattro belle figlie: Mommina, Dorina, Totina, Nenè. La famiglia, non siciliana, vive in un arretrato paese della Sicilia e non gode le simpatie dei paesani che criticano il comportamento della madre e delle figlie, considerato da loro poco serio e prendono in giro il marito, ritenuto troppo ingenuo e permissivo nei confronti delle figlie. Le ragazze sono corteggiate da quattro giovani ufficiali che frequentano, con grande scandalo della gente del luogo, la loro casa. Una sera "Sampognetta", mentre si trova al cabaret, dove i maldicenti dicono che egli va perché innamorato della cantante, subisce uno scherzo pesante da parte di uno degli avventori proprio mentre passano di là la moglie e le figlie con i relativi corteggiatori che, per difenderlo, litigano con tutti; la moglie ordina al marito di tornare a casa e loro proseguono per il teatro perché sono appassionate di opera lirica. Quando tornano a casa, esortate dalla madre, le ragazze si mettono a cantare e a recitare ma, quando arriva, Verri fa una scena di gelosia e la signora lo mette alla porta, allora si accorgono che il marito non c'è; frattanto Sampognetta, gravemente ferito, viene portato a casa dalla contante e da un avventore del cabaret e muore. In seguito alla sua morte la famiglia cade in miseria. Rico Verri sposa Mommina anche se, da siciliano, è terribilmente geloso del passato della ragazza, che ritiene poco seria come le sorelle; queste, invece, con la madre si allontanano dal paese. Riescono però a fare fortuna perché Totina diventa cantante lirica e raggiungono così una certa agiatezza. Mommina invece vive segregata in casa con le due bambine per la folle gelosia del marito che le rende la vita impossibile. Un giorno rivede le sorelle e la madre che sono tornate in paese perché Totina deve cantare al teatro interpretando la parte di Leonora nel "Trovatore". Mommina, apprendendo che la sorella è diventata cantante, decide di cantare a sua volta per le figlie, che non sono mai andate a teatro né mai potranno, il "Trovatore" che anche lei cantava prima di sposarsi. Prima descrive minuziosamente com'è il teatro e poi comincia a cantare ma, per l'emozione, muore. Durante la recita l'opera è ripetutamente interrotta da battibecchi tra gli attori e il capocomico che verrà addirittura cacciato via. Ma, alla fine, il dottor Hinkfuss torna in palcoscenico complimentandosi con gli attori che, anche in sua assenza, hanno saputo recitare a soggetto secondo le istruzioni che egli aveva impartito.
L'originalità dell'opera consiste nella capacità degli attori di interpretare due ruoli: quello di attori e quello dei personaggi interpretati dagli stessi; lo stesso Pirandello mette in evidenza questa distinzione precisando graficamente se a pronunciare la battuta deve essere l'attore o il personaggio. Questa sera si recita a soggetto è un lavoro teatrale quindi non vi è voce narrante o punto di vista perché l'autore fa parlare direttamente i personaggi e dà le istruzioni sul modo in cui devono recitare attraverso le didascalie.


Riassunto di "Questa sera si recita a soggetto" di Luigi Pirandello

A teatro vedevo la scena quasi di fronte, tuttavia dal quarto piano di balconcini, pertanto gli attori recitavano lontano da dove io mi trovavo. Appena si apre il sipario si rimane un attimo sconcertati dato che pendono dal soffitto della scena varie file di sedie. Anche il resto del palcoscenico è occupato da sedie e panchine. La scena è occupata inizialmente da un pubblico che deve assistere ad una rappresentazione di un'opera di Pirandello. Questo è reso ancor più palese dalla presenza per pochi istanti di una scritta luminosa col nome di Pirandello in scena. Si sentono vari rumori, litigi,e finalmente qualche attore si presenta in scena insieme al direttore di scena che vuole presentare gli attori prima di iniziare la rappresentazione. Gli attori, contrari si ribellano, tuttavia dopo una serie di spiegazioni il direttore raggiunge il suo scopo ed inizia a spiegare che gli attori non debbono avere un copione ma devono recitare a "soggetto", cioè in modo spontaneo, secondo l'ispirazione di ogni attore. La rappresentazione può ora avere inizio ma il direttore di scena ogni poche battute interviene e spezza l'atmosfera che si era creata, pertanto dopo un po' gli attori decidono di cacciare il direttore di scena e di continuare da soli la rappresentazione. Intanto il tema preso a soggetto si sviluppa e viene presentata la famiglia protagonista, composta da una madre e quattro figlie molto libertine, ed un padre quasi totalmente assente, dedito a lavorare e a trascorrere la giornata al bar. Qui si innamora della cantante ed è per questo deriso dagli altri clienti del bar. La famiglia trascorre le intere giornate con un gruppo di ufficiali della finanza; dopo una sera passata a teatro e durante una notte ancor più libertina delle altre, il padre di famiglia si presenta a casa morente. La rappresentazione si conclude con una delle figlie che sposatasi, è vittima dell'ingiustificata gelosia del marito, e muore rievocando un episodio teatrale della sua giovinezza. Alla fine riappare il direttore di scena che rivela di non essere mai andato via veramente ma di esser rimasto dietro le quinte. Egli afferma che gli attori avevano fatto come volevano, ma in realtà non avevano fatto alcunché di diverso da ciò che voleva lui. Il problema posto da questa rappresentazione è la recitazione a soggetto o secondo un testo ben preciso: Pirandello dà una sua soluzione che è esplicitata dalle parole finali del direttore di scena, ognuno a teatro o nella vita recita una propria parte e farà sempre ciò che la sua parte gli richiede di fare o di essere, indipendentemente dal fatto che la persona se ne renda conto. Il direttore di scena afferma anche che l'opera quando deve essere rappresentata e viene affidata ad un direttore di scena non appartiene più al suo autore. Infatti a teatro ciò che si giudica non è mai l'opera dello scrittore, che è da considerarsi unica, ma la creazione scenica, che risulta diversa da una rappresentazione all'altra. La fine della rappresentazione caratterizzata dalla morte ingiusta, e non preavvertita in alcun modo, della donna, fa nascere nella spettatore un filo di commozione e di dispiacere nel vedere infranta la vita di una donna molto umana, che abbandona due figlie al loro destino nella vita senza una madre che possa aiutarle e consigliarle. La rappresentazione è divisa in tre atti e fu messa in scena la prima volta nel 1930; quest'opera fa parte di un gruppo di commedie chiamate "Del teatro nel teatro", dove appaiono i conflitti che si creano durante la messa in scena di uno spettacolo. Qui appare come gli attori non vogliano essere considerati semplici marionette ma rivendichino una parte importante anzi essenziale nella messa in scena della rappresentazione.

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