purgatorio

Messaggioda monella » 22 ott 2008, 14:47

analisi testuale e figure retoriche del primo canto del purgatorio di dante

monella

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Messaggioda giuliaciti » 23 ott 2008, 18:42

Canto I

• Spiaggia ai piedi della montagna del Purgatorio;
• Dante, Virgilio, Catone;
• Dante comunica al lettore l’incanto dell’ambiente purgatoriale: colori dell’alba, le quattro stelle (virtù naturali ---> prudenza, giustizia, fortezza, temperanza);
• Incontro con Catone che fa circondare Dante di un giunco verde (umiltà), che ricresce = inesauribilità della ricchezza della virtù. E’ simbolo della nuova dimensione spirituale: magnanimo, incorruttibile, uomo moralmente integro (4 virtù); simboleggia la libertà dal peccato. La sua vita irreprensibile, le qualità morali, i comportamenti= credente in Cristo venturo. Il suicidio è giustificato dalla ricerca della libertà.
• Proemio
a) per indicare al lettore l’argomento
b) la liricità per determinare tono e atmosfera della nuova cantica
c) richiamare il ruolo di Dante, poeta e soprattutto personaggio (penitente tra i penitenti);
• Senso di liberazione: buio-luce, luogo chiuso-mare, spiaggia; Venere= pianeta dell’amore = legge del nuovo regno;
• Si delinea una meta opposta a quella dell’Inferno: salire per purificarsi dal peccato;
• Coincidenza temporale: è il giorno di Pasqua;
• Totale distacco dagli eventi e dagli affetti della vita terrena (vedi Catone).


Tematiche principali

Dante e Virgilio, usciti dalla voragine infernale attraverso la natural burella, si trovano sulla spiaggia di un'isola situata nell'emisfero antartico, nella quale si innalza la montagna del purgatorio. Inizia il secondo momento del viaggio di Dante nell'oltretomba, durante il quale argomento del suo canto sarà la purificazione delle anime prima di salire in paradiso: necessaria è perciò la protezione delle Muse, che egli invoca prima che la sua poesia affronti il tema dell'ascesa alla beatitudine eterna. L'alba è prossima e i due pellegrini procedono in un'atmosfera ormai limpida e serena; dove brillano le luci delle quattro stelle che furono viste solo da Adamo ed Eva prima che fossero cacciati dal paradiso terrestre, situato per Dante sulla vetta del monte del purgatorio. Volgendo lo sguardo verso il polo artico Dante scorge accanto a sé la figura maestosa di un vecchio: è Catone Uticense, che Dio scelse a custode del purgatorio. Poiché egli li crede due dannati fuggiti dall'inferno, Virgilio spiega la loro condizione e prega che venga loro concesso di entrare nel purgatorio, promettendo a Catone di ricordarlo alla moglie Marzia, che si trova con Virgilio nel limbo. Ma, risponde il veglio, una legge divina separa definitivamente le anime dell'inferno da quelle ormai salve; del resto non è necessaria nessuna lusinga, dal momento che il viaggio è voluto da una donna del cielo. Infine ordina a Virgilio di cingere Dante con un giunco (simbolo d'umiltà) e di detergergli il volto da ogni bruttura infernale. I due pellegrini si avviano verso la spiaggia del mare per compiere i due riti prescritti da Catone.

Il tema dominante è l’inizio della purificazione di Dante. Il poeta invoca le muse e in particolare Calliope perchè accompagnino il suo canto (per innalzarlo) con quel suono con cui esse vinsero la figlie di Pierio. Dante uscito dall’Inferno (il tempo riprende a scorrere) gode della purezza dell’aria serena e guarda con diletto il cielo illuminato dalle stelle ed è colpito dallo splendore di quattro di esse che non furono mai viste se non da Adamo ed Eva e compiange il nostro emisfero perchè privo della loro bellezza. Allontanato lo sguardo dalle stelle Dante vede vicino a sé un vecchio dall’aspetto venerando (Catone, simbolo di libertà morale) sul cui volto si riflette la luce delle quattro stelle che lo illuminano come farebbe il sole. Catone credendo che i due poeti siano dei dannati con tono sdegnato chiede loro come possano essere fuggiti dall’Inferno infrangendo le leggi eterne. Virgilio fatto inginocchiare Dante, risponde a Catone rivelandogli la loro vera condizione chiarendo le ragioni del viaggio e supplicandolo, anche a nome della sua Marzia, di lasciar loro visitare il regno di cui egli è custode. Catone risponde di aver amato teneramente Marzia e di aver fatto per lei ogni favore finchè visse. Ora che essa dimora all’inferno non può più influire su di lui per quella legge che fu fatta quando lui lasciò il Limbo. Ma se un volere celeste guida i due poeti, basta ciò per concedere il suo permesso. Virgilio dovrà però lavare il volto di Dante togliendovi le tracce dell’Inferno e ricingerne i fianchi con un giunco che coglierà sulla spiaggia dell’isola. Detto questo Catone sparisce. I due poeti scendono verso la spiaggia e alla prima luce Dante scorge il tremolio del mare. Giunti in un luogo ancora in ombra dove l’erba è bagnata di rugiada Virgilio lava con essa il volto di Dante poi recatisi sulla spiaggia recinge i fianchi del poeta con un giunco che appena strappato rinasce miracolosamente (da umiltà nasce umiltà).
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