UN GRANDE INCOMPRESO Velleio Patercolo PER LEGERE

Messaggioda iphigenia » 14 ott 2010, 13:21

Mi servirebbe la versione pag 237 n 116 intitolata "Un grande incompreso" da Velleio Patercolo del libro " per legere "

Inizio:
Interiectis paucis annis tribunatum iniit M. Livius Drusus

Fine:
Gloriae invideret, illorum modicam ferret.

Grazie in anticipo!

iphigenia

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Messaggioda giada » 14 ott 2010, 13:56

Deinde interiectis paucis annis tribunatum iniit M. Livius Drusus, vir nobilissimus, eloquentissimus, sanctissimus, meliore in omnia ingenio animoque quam fortuna usus. Qui cum senatui priscum restituere cuperet decus et iudicia ab equitibus ad eum transferre ordinem – quippe eam potestatem nacti equites Gracchanis legibus cum in multos clarissimos atque innocentissimos viros saevissent, tum P. Rutilium, virum non saeculi sui, sed omnis aevi optimum, interrogatum lege repetundarum maximo cum gemitu civitatis damnaverant –, in iis ipsis quae pro senatu moliebatur, senatum habuit adversarium, non intellegentem, si qua de plebis commodis ab eo agerentur, veluti inescandae illiciendaeque multitudinis causa fieri ut minoribus perceptis maiora permitteret. Denique ea fortuna Drusi fuit ut malefacta collegarum eius quam optime ab ipso cogitata senatus probaret magis et honorem qui ab eo deferebatur sperneret, iniurias quae ab aliis intendebantur aequo animo reciperet et huius summae gloriae invideret, illorum modicam ferret

In seguito, trascorsi pochi anni, salì al tribunato M. Livio Druso, uomo nobilissimo, di grandissima eloquenza, venerato come pochi, perché in tutte le situazioni si affidava alla sua intraprendenza piuttosto che alla fortuna. Egli desiderava che al senato fosse restituito l'antico prestigio e che i tribunali passassero dai cavalieri appunto a quell'ordine - infatti i cavalieri avevano ottenuto quel privilegio per mezzo delle leggi graccane in modo che potessero prendersela con uomini che non recavano danno a nessuno, tant'è vero che finirono per condannare P. Rutilio, uomo il più onesto non solo al tempo suo, ma di ogni epoca, dopo averlo interrogato servendosi della legge sulla corruzione, nonostante le grida di tutta la cittadinanza -ma anche per questi provvedimenti, che pure egli perseguiva a favore del senato, si ritrovò l'ordine senatorio contrario, poiché non concepiva che si proponesse qualcosa che fosse a vantaggio della plebe, dicendo che ne sarebbe derivato un motivo di agitazione e di insurrezione per la massa, qualora con provvedimenti di minor conto si desse adito a ben maggiori concessioni. E così, tale fu la fortuna di Druso che il senato preferì aderire più alle malefatte dei loro colleghi che non alle proposte del tribuno, per quanto fossero le migliori, sicché il senato disprezzò l'onore che gli veniva tributato da lui ed accolse la vergogna che gli veniva offerta dai suoi avversari, si mise ad odiare che egli ottenesse somma gloria, mentre poi tollerava quella ben più modesta di quegli altri.

giada

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