Consigli ad un giovane VERSIONE ISOCRATE

Messaggioda nala94 » 19 lug 2010, 10:10

ciao, avrei bisogno della traduzione di
"consigli ad un giovane 1" e di " consigli ad un giovane 2" sono entrame di isocrate...dovrei controllare se le ho fatte giuste.

inizio della prima:
πρoτον μεν ευσεβει τα προς τους θεους μη μονον θυων αλλα και τοις ορκοις εμμενων. εκεινο μεν γαρ της των χρηματων ευποριας σημειον εστι,υουτο δε τεστ τον προπον καλοκαγαθιας τεκμεριον.

fine della prima
τους μεν θεους φοβου τους δε γονεις τιμα τους δε φιλους αισχυνου, τοις δε νομοις πειθου.

inizio della seconda
τας ηδονας θηρευε τας μετά δοξης: τερψις γαρ συν τω καλω μεν αριστον, ανευ δε τουτου κακιστον.
fine della seconda
σοφια γαρ μονον των κτηματων αθανατοθν.

grazie mille!!!!

nala94

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Risposte:

Messaggioda giada » 19 lug 2010, 12:53

vedi questa dal libro anthropon odoi



se non è quella vedi dove finisce bye

per prima cosa comportati da persona pia nei confronti delle pratiche verso gli dèi non solo sacrificando ma anche rispettando i giuramenti; la qual cosa è indizio di costumi onesti e buoni, laddove il sacrificare è segno di ricchezza
Onoragli in qualunque tempo, ma specialmente insieme colla città, donde a un’ora medesima tu ti mostrerai pietoso verso di quelli ed ossequioso alle leggi.
Circa i genitori pòrtati in quel modo appunto, come tu vorresti che i tuoi figliuoli si portassero verso di te.
Degli esercizi del corpo fa di usare quelli che giovano alla sanità, non quelli che conducono alla robustezza, e questo ti verrà fatto se piglierai per costume di rimanerti dalla fatica innanzi che tu non la possa più sostenere.
Guardati dal ridere smoderato e dalla baldanza nel parlare, perché quello è proprio degli sciocchi e questa dei pazzi.
Pensa che quelle cose che sono vergogna a farle non sono anche oneste a dirle.
Avvezzati a dimostrarti di una cera non mica accigliata, ma sì pensierosa e grave, perché da quella si acquista nome di superbo, da questa di assennato.
Fa ragione che ti si convenga sopra tutto di essere composto, verecondo, giusto, temperante; perocché la costumatezza dei giovani pare che consista principalmente in queste cose.
Non isperar mai, commessa un’azione brutta, che ella abbia a restare occulta. Imperocché quando ella rimanesse nascosta a tutti gli altri, sarebbe pur manifesta a te medesimo.
Temi Iddio. Onora chi ti generò. Abbi verecondia degli amici. Ubbidisci alle leggi.
Attendi a procacciare di quei diletti che sono congiunti all’onore e alla lode, perocché il piacere accompagnato coll’onesto è cosa ottima, altrimenti è la peggior cosa del mondo.
Fa di tenerti libero da qualsivoglia imputazione, eziandio falsa; perché il più della gente non sanno la verità delle cose e guardano alla opinione.
Governati in maniera come se ogni tuo fatto fosse per essere conosciuto da tutti gli uomini. Perocché se anco avrai facoltà di nasconderlo di presente, verrà tempo che egli si risaprà.
Volendo avere una buona riputazione, ingegnati massimamente di non far cosa che tu fossi per biasimare in altri che la facessero.
Molte cose saprai se tu sarai vago di sapere. Conservati coll’esercizio le cognizioni acquistate, e fa ogni diligenza d’imparare quello che tu non sai, considerando che non men brutta cosa è a non apprendere un buono ammaestramento che tu abbi udito, che a non accettare un dono che ti sia pòrto da un amico. Quel tempo che avrai libero dai negozi, spendilo nello ascoltare i letterati, e per tal modo t’interverrà di apprendere agevolmente quello che dagli altri fu trovato con difficoltà. E hai da tenere per certo che di così fatte cose sono molte che l’averle imparate val più di molte ricchezze, atteso che queste mancano in poco d’ora, ma quello si è un bene che resta sempre. Perciocché, di tutti gli averi, solo la sapienza non è sottoposta a potersi perdere. Non ti rincresca di pigliare un lungo cammino per andare a trovar quelli che fanno professione d’insegnar qualche cosa utile, perché certo egli è una vergogna a pensare che i mercatanti per accrescere le loro sostanze valichino tanti mari, e i giovani non sostengano di fare un poco strada per terra, a fine di migliorare le loro menti.
Dimóstrati nei modi gentile e compagnevole, al che si appartiene il salutare, l’interrogare e simili, di proprio moto; nelle parole attabile, al che si aspetta l’essere nei colloqui facile e famigliare. Usa cortesemente con chicchessia, ma dimesticamente solo coi migliori. Così gli uni non ti vorranno male e gli altri ti diventeranno amici. Non volerti intrattenere né molto spesso colle medesime persone, né molto lungamente sopra le stesse materie, perché tutto sazia a lungo andare.
Di tratto in tratto pigliati qualche fatica volontariamente per assuefarti, sicché tu possa reggere a quelle che ti converrà pigliare per necessità.
Sfòrzati di signoreggiare tutte quelle passioni dalle quali si disdice all’uomo di essere signoreggiato; ciò sono la cupidigia della roba, l’ira, la sensualità, la tristezza. Ed egli ti avverrà di signoreggiarle se tu reputerai per guadagno quelle cose per le quali tu sarai, non più ricco, ma più pregiato; se per li mancamenti degli altri tu non ti adirerai più di quello che tu vorresti che gli altri si adirassero teco ove tu fallassi; se giudicherai star male e disconvenirsi all’uomo comandare ai famigli e servire alle libidini; se in ogni tuo sinistro ti rivolgerai per la mente le calamità degli altri e la condizione della tua natura.
Metti più diligenza in serbare i depositi, per dir così, di parole, che quelli di danari; perciocché ogni uomo da bene dee dare a vedere che più fede si meritino i suoi costumi che i suoi giuramenti.
Fa conto che egli bisogna così diffidarsi dei tristi come fidarsi dei buoni.
Non comunicare i segreti a chicchessia, salvo se il tacerli non fosse utile a quelli a cui tu gli rivelassi, non meno che a te proprio.
Non pigliare a far giuramento se non se per l’una delle due cause, o di liberarti da una imputazione ignominiosa, o di salvare un amico da qualche pericolo. Ma per causa di danari o di roba non voler mai giurare a nessuno iddio, se bene tu fossi per farlo con verità; perché la gente penserebbe che tu spergiurassi o che tu ti movessi per avarizia.
Non ti obbligar per amico a nessuno che tu non abbia indagato il modo come egli sarà proceduto verso gli amici accostatiglisi prima, perché non hai da aspettare che egli ti riesca diverso da quello che avrà fatto a loro. A prendere le amicizie si vuole andare a rilento, ma prese, sforzarsi di conservarle, perch’egli è disdicevole parimente a non avere nessuno amico e a mutargli spesso. Non si vuol fare esperienza degli amici con proprio danno, né starsene senz’avergli provati. Per questo tu dei fingere alcun bisogno che tu non abbi, e comunicare agli amici alcuna cosa la quale si possa divulgare, e raccomandarla che se l’abbiano in segreto. Così, quando essi ti manchino, tu non ne riceverai nocumento, e quando non ti manchino, tu gli conoscerai meglio. Giudicagli massimamente secondo che ti riescono nelle sventure e nei pericoli che ti occorrono, essendo che egli si conosce l’oro nel fuoco e gli amici nelle avversità. Per la tua parte, tu procederai verso loro nel miglior modo, se non aspetterai che essi ti richieggano, ma spontaneamente, quando lor farà di mestieri, gli aiuterai. E pensa che a lasciarsi vincere dagli amici nei benefizi è cosa non manco vituperevole che a lasciarsi superare nelle offese dagl’inimici. Abbi in molto pregio non solamente quelli de’ tuoi familiari che si attristano del tuo male, ma eziandio quelli che non si attristano del tuo bene, imperocché sono molti che pigliano dispiacere delle avversità dell’amico, e nelle prosperità gli hanno invidia. Degli amici assenti fanne menzione coi presenti alcuna volta, acciocché questi pensino che, eziandio lontani, tu non mancherai d’avergli a memoria.
Nel vestire segui la eleganza e la magnificenza, ma non le attillature e le squisitezze.
Non amar che la roba ti soprabbondi ma sì bene di usarla moderatamente. Fatti beffe di quelli che vanno dietro alle ricchezze e non sono buoni a servirsi di quel che hanno, perché questi tali sono come chi avesse un cavallo bellissimo e non sapesse cavalcare. In somma ingegnati di sapere e goder le ricchezze ed usarle bene. E fa molto conto della tua roba per due rispetti: l’uno, per poter pagare, occorrendo, una multa grossa; l’altro, per poterne sovvenire a un amico d’assai che fosse in qualche miseria. Per ogni altro rispetto non volerla stimare più che mezzanamente.
Abbiti per lieto e pago della tua condizione: tuttavia cerca di vantaggiarti.
Non rimproverare a persona del mondo una sua mala ventura; perché la fortuna è comune e l’avvenire incerto.
Fa beneficio ai buoni. Perocché se un uomo da bene ci ha obbligo di un servigio, egli è come avere un bel capitale riposto. A giovare ai malvagi, t’interverrà come a quelli che danno mangiare ai cani altrui, perché questi abbaiano non meno a chi porge loro che agli altri, e i malvagi fanno parimente ingiuria a chi gli benefica e a chi gli offende.
Non altrimenti abbi in odio chi ti adula che chi t’inganna, perché gli uni e gli altri, se tu li credi, ti nocciono. Se tu accarezzerai quegli amici che ti gratificheranno in cose cattive e brutte, tu non ne avrai di quelli che per fin di bene si mettano a pericolo di venirti in odio.
Nel conversare dimostrati umano e trattabile, che è cosa che piace a tutti; non duro, non disdegnoso, che non lo possono patire appena gli schiavi. A volere esser trattabile e conversevole, ti bisogna fuggire la ritrosia, non istare troppo in sui punti, non appiccar lite per ogni cosa; quando altri si adira, eziandio se a torto, non te gli avventar fieramente addosso colle parole, ma cedergli in su quel suo caldo, poi riposato quell’impeto, allora riprenderlo; non trattar gravemente le cose da ridere, né pigliare in giuoco le gravi, imperocché tutto quello che è fuor di luogo rincresce sempre; e quando tu fai piacere agli altri, non farlo spiacevolmente, a uso di molti, che ben fanno servigio agli amici, ma con mal garbo e come di mala voglia; e non esser vago di querelare altrui, che è cosa molesta, né di riprendere, che suole irritare gli animi.

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