A SILVIA - G. Leopardi PARAFRASI FIGURE RETORICHE struttura

Messaggioda simona.lodico@hotmail.it » 1 apr 2012, 13:53

[center]A SILVIA[/center]
[center]PARAFRASI[/center]
I. silvia ricordi ancora quando eri viva e la bellezza splendeva nei tuoi occhi ridenti che per timidezza sfuggivano a sguardi altrui e tu felice t'accingevi a sorpassare il confine della gioventù?
II. Riecheggiavano le stanze silenziose e le vie tutt'intorno del tuo canto, quando intenta a lavori femminili sedevi contenta per i progetti futuri che avevi in mente. Era il profumato maggio e tu eri solita trascorrere così le tue giornate.
III. E io lasciavo i miei studi e i miei libri nel quale consumavo la giovinezza e le migliori energie per andare ad affacciarmi ai balconi della casa paterna dove potevo ascoltare il tuo canto, e il suono del telaio allo scorrere della tua mano veloce sulla tela. Io osservavo prima il cielo sereno, le strade e i giardini da una parte , il mare lontano e le colline dall'altra e una lingua mortale non può riuscire a descrivere quello che io provavo.
IV. Che pensieri soavi, che speranze, che sentimenti, oh Silvia mia!Come allora ci appariva la vita umana e il fato!! Quando ripenso alle nostre così grandi speranze, un sentimento nei primi acerbo e sconsolato sul cuore e torno a dolermi delle miei sventure. oh natura, natura, perché non mantieni mai le tue promesse e inganni in questo modo i tuoi figli?
V. Tu , Silvia, prima che l'inverno lasciasse morire la vegetazione, da una malattia nascosta e inaspettata fosti combattuta e vinta morendo giovane. E non vedesti così il fiore degli anni tuoi, e non ti portarono rallegrare il cuore le lodi ai tuoi capelli neri o ai tuoi occhi schivi ma pieni d'amore e con te le tue amiche non potettero mai parlare d'amore.
VI. Poco dopo la tua morte cadde la speranza che mi faceva sembrare la vota migliore; e il destino negò anche a me la giovinezza. Ah come sei passata in fretta dalla mia vita cara speranza, e ti ho sempre rimpianto. Questo è il mondo? Queste le gioie, l'amor, le opere, gli eventi di cui tanto parlammo insieme? Questa è la sorte delle persone? Di fronte alla verità sei caduta miseramente e con la mano mi hai indicato da lontano la fredda morte ed una spoglia tomba.
[center]STRUTTURA[/center]
“A Silvia” è una poesia scritta da Giacomo Leopardi nel 1828 ed è una canzone libera, un genere nuovo creato proprio da Leopardi. La differenza con le altre canzoni è che non segue una struttura metrica rigorosa: vi sono versi liberi e strofe di varia lunghezza. La canzone libera di Leopardi è caratterizzata da sei strofe di diversa lunghezza ma tutte si aprono e si chiudono con un settenario, esclusa la quinta strofa che si apre con un endecasillabo, e gli altri versi sono endecasillabi.
La prima strofa ha struttura circolare poiché si apre con l’invocare Silvia e si chiude con un verbo che è l’anagramma del nome stesso (Silvia - salivi). Inoltre il primo verbo indica il rimembrar che caratterizza tutte le poesie Leopardiane.
Nella seconda strofa vi è una notazione temporale (Era il maggio odoroso) che indica la primavera ed è interessante il confronto tra la primavera e l’adolescenza spensierata di Silvia mentre immaginava un futuro incerto.
L’attenzione, nella terza strofa, si sposta sulla vita interiore del poeta e vi è il rapporto fra i lavori femminili di Silvia (opre femminili) e lo studio di Leopardi che è faticoso ma piacevole (studi leggiadri, sudate carte), ma entrambi con la mente proiettata verso il futuro e alle prospettive tanto eccitanti che erano indicibili (Lingua mortal non dice quel ch’io sentiva in seno).
Mentre nelle la seconda strofa era dedicata a Silvia e la terza a Leopardi, la quarta strofa sono presenti entrambi i personaggi. Vi è il contrasto fra i sogni giovanili spensierati e la realtà aspra.
Al verso 36 vi è un anastrofe alla natura che è ingannevole.
Nella quinta strofa il poeta ritorna a rivolgersi a Silvia e vi è un'altra notazione temporale (il verno) che è in paragone con la morte di Silvia, causata dalla tubercolosi. Il ritmo diventa lento e malinconico poiché Silvia non poté neanche godere delle piccole gioie che la giovinezza concede.
Nella sesta ed ultima strofa diviene chiaro il rapporto che c’è fra Silvia e la speranza. La speranza viene personificata da Silvia, da evidenziare anche il rapporto che c’è fra i due nomi, Silvia e speranza cominciano entrambi con la lettera s. la speranza ora è morta anche in Leopardi. Ora il poeta cambia interlocutore: la speme. Dal verso sessanta il vero si mostra con tutta la sua durezza.
[center]FIGURE RETORICHE[/center]
METAFORA: strofa 1, il limitare di gioventù,
strofa 5 il fior degli anni tuoi vv43.
CLIMAX: strofa 6 i diletti, l’amor, l’opre, gli eventi.

simona.lodico@hotmail.it

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Messaggioda giada » 1 apr 2012, 14:45

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Messaggioda Waitingforthesun » 9 apr 2012, 15:20

Figure retoriche:
v.16 "le sudate carte" IPALLAGE
v.21 "alla man veloce" METONIMIA
v.22 "faticosa tela" IPALLAGE
vv.30-31 "Quale allor ci apparia la vita umana e il fato!" ZEUGMA

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