Tacitus, vir doctissimus qui multos libros de rebus gestis Romanorum scripsit

Messaggioda Ospite » 24 mag 2019, 8:05

Interim ego et māter Mīsēnī erāmus − sed hoc nihil ad rem; nec tū aliud quam
dē exitū eius scīre voluistī. Fīnem ergō faciam. Valē!”

avrei bisogno della versione di latino intitolata Plinius de morte avunculi Capitolo XXXIII
Ospite
 
Risposte:

Messaggioda giada » 24 mag 2019, 8:08

Costui aveva gustato il cibo stando sdraiato, e si dedicava alle lettere. [...] Tutti esitavano se rimanere sotto il tetto o trovarsi sotto il cielo. Infatti mentre la terra tremava si vedevano che i tetti si muovevano di qua e di là, ma sotto il cielo si temeva il crollo delle pietre. Ormai lì scese (vi fu) la notte più scura di tutte le notti. Decisero di uscire sui litorali, per osservare, se il mare spingeva le navi, ma il mare era ancora torbido ed il vento contrario. Qui, , stando coricato su una coperta stesa a terra, una volta ed una seconda mio zio chiese dell’acqua fredda e la bevve. Mentre due servi lo sostenevano, si sollevò, e subito cadde, l’aria infatti era diventata tanto densa, che non poteva respirare. Al mattino il suo corpo morto fu ritrovato integro e coperto con la veste con cui si era vestito. Frattanto io e mia madre eravamo a Miseno ma in merito a ciò non c’è niente a proposito; Né tu volesti sapere altro diversamente da quella morte. Perciò concluderò. Stammi bene!”
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giada

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