da comete » 4 gen 2011, 15:06
COMMENTO ALLA POESIA "ITACA" DI KAVAFIS
Perché si viaggia? Qual è la metafora che si cela dietro il desiderio di esplorare nuove terre? Forse la volontà di scoprire nuove culture? O forse quello di trovare il centro di noi stessi e chi siamo veramente?
Io non ho risposte a questi quesiti, tuttavia mi sono fatta una chiara idea leggendo la poesia di Kavafis. Uno degli argomenti che mi ha particolarmente colpita nel brano dell’autore è che non importa quanto sia lungo il percorso, quanto pericolose siano le insidie, ma solo ed unicamente il raggiungimento dello scopo per il quale si è partiti. Viaggiare per Kavafis è sinonimo di conoscenza. Il vero viaggio diventa dunque quello che noi intraprendiamo in noi stessi e che noi compiamo nella nostra coscienza e nei meandri della nostra mente, combattendo alla riscoperta della nostra vera indole e dei nostri sentimenti. Come Odisseo, anche noi,quindi dovremmo viaggiare e incappare nei nostri “Polifemo, Lestrigoni, Sirene e Circe”, per perdere e poi ritrovare noi stessi in un lungo saliscendi di emozioni e riscoperte interiori. Solo così potremo finalmente attuare il cambiamento in noi stessi. Allo stesso modo di Odisseo, il dovremmo usare il nostro ingegno per vincere su tutti gli altri e trovare il nostro vero io.
Riguardo ad Itaca Kavafis scrive: <<E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avra` deluso.
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso gia` tu avrai capito cio` che Itaca vuole significare.>>
Itaca assume , dunque, il ruolo d’arrivo. Tuttavia solo le esperienze e gli incontri fatti durante il viaggio, porteranno al vero arricchimento personale : la saggezza. Il fatto che Odisseo ritorni ad Itaca fa altrettanto riflettere: arricchiti delle nostre conoscenze e trovato il nostro io, non possiamo fare nient’altro che tornare alle nostre origini e ricongiungerci con i nostri affetti e le nostre famiglie, perché tutto quello che siamo, in fondo, deriva dai nostri genitori e dal posto in cui siamo cresciuti e vissuti. È quindi evidente che ogni uomo ha un’Itaca.