ANALISI OPERA DI PLAUTO

Messaggioda alfabeta » 6 feb 2011, 14:10

SCHEDA di LETTURA
Relativa all’opera: Le Due Bacchidi ‘’ Bacchides’’

Notizie sull’autore:
Plauto è il primo commediografo latino di cui ci sono giunte opere intere, tuttavia le sue notizie biografiche sono scarse e non sempre attendibili. Infatti sono ben pochi i dati che possiamo considerare con una certa sicurezza: nacque a Sarsina, città umbra, presumibilmente prima del 250 a.C. Divenuto inizialmente celebre come attore di successo, avrebbe investito malamente il capitale in commercio, ricoprendosi di debiti e costringendosi a guadagnarsi da vivere in un mulino girando la macina.
In questo periodo cominciò a comporre commedie, fra cui il "Saturio" ("Il pancia piena") e l’ "Addictus" (schiavo per debiti), che già dai titoli richiamano gl'infelici rovesci personali; e una terza, dal titolo sconosciuto, che, rappresentate con successo, furono l’inizio di una fortunata attività teatrale durata oltre un quarantennio: alieno della politica, ma non insensibile agli avvenimenti del tempo (la sua produzione si svolse, del resto, praticamente durante la II guerra punica), visse interamente della sua arte, praticata con instancabile fervore creativo: egli, insomma, scriveva per vivere, la sua scrittura era non più che mera professione.

Informazioni generali sul testo :
La commedia, che si basa su uno dei classici schemi della Palliata, è stata scritta verso la metà del III secolo a. C. ed è ambientata ad Atene. È l’unica commedia latina di cui si possegga, anche se solo parzialmente, il testo del modello greco: il Dìs exapaton (“Il doppio inganno”) di Menandro. Plauto non si è certo limitato a cambiare il titolo dell’originale: ha modificato il metro di alcune scene, sostituendo i trimetri giambici con i più lunghi e musicalmente mossi settenari trocaici), ha costantemente trasformato il tono medio menandreo in esuberanze verbali, ora concettose ora patetiche, ha inserito monologhi e ha potenziato la figura del servo furbo, rendendolo il protagonista.

Trama dell’opera:
Il giovane Mnesìloco, in viaggio d’affari ad Efeso, si innamora di una ragazza di Samo, Bacchide II, avente a sua insaputa una sorella gemella. Ma il milite Cleòmaco, marito di Bacchide II, si reca ad Atene e porta con sé la moglie, che una volta giunta in città chiede aiuto alla sorella, Bacchide I ( definita prima in quanto è la prima a proferire parola nella commedia).
Intanto Mnesìloco, trattenutosi all’estero, scrive al caro amico Pistoclèro incaricandolo di rintracciare la ragazza. Pistoclero riesce nell’intento, trovandola, ma s’infatua della sorella (Bacchide I), nonostante l’estremo disappunto del suo pedagogo Lido e del padre Filosseno.
Successivamente torna ad Atene Crìsalo, il servo di Mnesìloco e, rifilando al vecchio padrone Nicòbulo una fantasiosa storia di pirati e banchieri, riesce a trattenere dal ricavato della spedizione a Efeso la somma necessaria per riscattare Bacchide II, somma che consegna al padroncino, tornato a sua volta ad Atene.
Una volta giunto nella sua dimora, Mnesìloco sorprende Lido e Filossèno dialogare animatamente, e dalla loro conversazione ne deduce che l’amico Pistoclèro lo avesse tradito innamorandosi della ‘’sua’’ Bacchide; così in preda all’ira e lo sconforto, restituisce la somma al padre Nicòbolo.
Quando Mnesìloco apprende che di Bacchidi ce ne sono due, è l’intervento del suo servo astuto Crìsalo a salvare la situazione: quest’ultimo fa credere a Nicobòlo che Cleòmaco, appena sopraggiunto, fosse il marito della Bacchide II, così tutto si aggiusta. Nel finale, i due vecchi padri, Nicobolo e Filosseno, organizzano una spedizione punitiva contro le corruttrici dei loro prediletti Mnesiloco e Pistoclero, ma le due donne accalappiano anche loro e li trascinano dentro ad animare il già movimentato festino.

Personaggi:
1) Bacchide I e Bacchide II: meretrici. Entrambe dotate di grandi capacità seduttive, riescono a gestire la situazione in loro favore, in particolare la Bacchide I, più esperta, che aiuta la sorella
2) Pistoclèro : adulescens. Inizialmente sembra essere titubante all’avvio di una relazione amorosa, ma alla fine cede inevitabilmente alle moine delle due cortigiane.
3) Mnesìloco : adulescens. Caro amico di Pistoclèro, è assieme a questo protagonista della vicenda, di ritorno da un viaggio di affari da Efeso, commissionatogli dal padre. Incarica l’amico di ritrovargli Bacchide, la donna di cui si era innamorato
4) Filossèno : senex. Padre di Pistoclèro. A differenza di Nicòbolo, ha una atteggiamento meno serioso nei confronti del figlio, forse perché si rivede in lui quando era giovane, e si scontra animatamente con il pedagogo che invece condannava il comportamento del ragazzo.
5) Nicòbolo : senex. Vecchio padre severo e beffato dal figlio Mnesìloco.
6) Lido : pedagogo di Pistoclero, cerca di ostacolare le sue azioni ed è incredulo di fronte al comportamento sfrontato del suo allievo, che si intrattiene con delle cortigiane. Ma pur essendo in piena ragione, le sue prediche non vengono ascoltate e ricopre un ruolo secondario.
7) Crìsalo : servo ‘astuto’ di Mnesiloco. Si può definire l’aiutante del padroncino, che grazie al suo carattere sfrontato e la sua grande intelligenza e furbizia, riesce sempre ad affrontare qualsiasi situazione e risolvere il problema. E’ la figura più grandiosa, il vero motore delle fabulae plautine, personaggio sfrontato e geniale, spavaldo orditore di incredibili inganni a favore dell’adulescens e contro l’arcigna taccagneria dei senex.
8) Cleòmaco : milite. Il soldato sbruffone che rappresenta l’ostacolo tra Mnesiloco e Bacchide, della quale detiene la proprietà. Egli, infatti, esige del denaro per rinunciarvi, e la ricerca dei soldati sarà il fulcro attorno alla quale ruota la vicenda.
Commento:
Plauto si ispira ai modelli greci, ma rivela autonomia, operando una sintesi geniale e originale con elementi presi dalla vita quotidiana romana e dalla tradizionale farsa italica. Le commedie plautine, tuttavia, non sono semplici trasposizioni dal greco, ma libere interpretazioni di quei modelli: egli, infatti, ricorre alla cosiddetta "contaminatio", inserisce cioè in una commedia derivata da un originale greco una o più scene, uno o più personaggi attinti da un’altra commedia sempre greca, mescolando dunque l’originale con altre commedie. Gli intrecci sono quelli caratteristici della commedia nuova attica, che si caratterizzava per il passaggio dalle tematiche sociali alle problematiche dell'individuo, non contengono satira di costume o ammiccamenti alla vita contemporanea romana e, tanto meno, l'atteggiamento pensoso e malinconico dell'ateniese Menandro, che impronta gran parte del teatro di Terenzio. Il suo è un mondo di farsa popolaresca, incalzante e aggressiva, di cinismo spregiudicato e di assoluta amoralità, in cui si fanno largo solo gli astuti e gli imbroglioni: quello che conta è dilettare il pubblico, perciò l'autore non si cura minimamente di dare valutazioni etiche o messaggi esistenziali.

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