Filosofia: La rivoluzione scientifica seicentesca.

Messaggioda serenatesta » 27 feb 2011, 11:36

La rivoluzione scientifica si sviluppa tra il 1543,anno di pubblicazione del “De revoluzionibus orbium coelestium” di Copernico, e il 1687,l’anno di pubblicazione della principale opera di Newton. La rivoluzione scientifica deve gran parte del suo successo al metodo scientifico, portato avanti da Galileo, secondo il quale prima bisognava osservare un fenomeno,porsi delle ipotesi e confermarle attraverso esperimenti matematici. Infatti nel Seicento si nota il legame sostanziale tra livello pratico e teorico. Sempre Galileo per poter affermare le sue teorie eliocentriche,dovrà puntare il telescopio,costruito nel suo laboratorio, verso il cielo e solo grazie all’osservazione,ribadire la veridicità delle sue ipotesi. In Copernico questo non è riscontrabile tanto che il luterano Osiander in una premessa alla sua opera definisce le sue teorie niente più che ipotesi. Alla base della rivoluzione scientifica troviamo la matematica e la fisica. In entrambi i campi ci saranno molte innovazioni: la legge di gravità e il calcolo infinitesimale. Nel Seicento si connotta anche il distacco dai vecchi modelli latini e greci che avevano fatto da padroni della fisica occidentali. Uno dei primi a contrapporsi al sistema fisico aristotelico non è,come si crede, Copernico che fu un conservatore,ma Galileo. Mentre Copernico non farà altro semplificare il sistema tolemaico riferendosi al principio di Guglielmo d’Ockam secondo cui “Principia multiplicanda non sunt necessitam” evitando così le troppe implicazioni del sistema aristotelico e favorendo quello eliocentrico; Galileo,invece, come si nota dalla sua opera “Dialogo sopra li massimi sistemi del mondo”, scardina le tesi aristoteliche di Simplicio per annoverare quelle di Salviati. Galileo attraverso i suoi esperimenti,poi ribaditi anche da Newton,riuscirà a rendere veridica la sua ipotesi eliocentrica. Lo scienziato è inoltre famoso per aver scoperto su un principio indubitabile la legge di gravità s=gt2,già citata in una lettera a Paolo Sarpi del 1604

serenatesta

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