Condizione di una donna iraniana

Messaggioda isapao » 16 mar 2011, 16:21

Quante sono al mondo le donne che tradiscono il proprio marito e di cui si tace,mentre quanti sono i paesi in cui l' adulterio viene punito severamente con torture, pene e trattamenti crudeli? Abbiamo sentito tutti parlare, attravesro i mass media, di sakineh, la donna iraniana che è stata accusata di adulterio e di complicità nella morte del marito. Per questa donna, la cui sentenza di lapidazione era stata sospesa per alcune settimane per un riesame del caso, c' era stata una grande mobilitazione nel mondo occidentale e anche in Italia, e molti avevano puntato il dito contro queste barbarie della lapidazione: pena che prevede il sotterrare una donna fino al torace per poi colpire la parte restante con delle pietre fino alla morte. Proprio le pressioni internazionali hanno contribuito a frenare la procedura dell' esecuzione; decisione presa dopo le prime denunce dell' Amnesty International che esige abolire la pena di morte a livello mondiale sia perchè ogni uomo ha diritto alla vita come cita l' art. 3 della "Dichiarazione universale dei diritti dell' uomo", sia perchè questa pena contribuisce all' aumento della criminalità e delle violenze. L' art. 3 cita ancora che ogni uomo ha diritto alla libertà. Proviamo allora ad immaginare per un' attimo di essere all' interno di un burqa: il respiro ci torna addosso, il caldo soffocante avvolge le braccia e il capo, mentre il corpo intero ha una sensazione di peso, le ciglia sbattono contro la trama del tessuto che ci avvolge come una seconda pelle e se alziamo lo sguardo verso l' alto vediamo un cielo a quadrettini. Migliaia di donne conoscono questa sensazione vivendo in una cappa nera che le oscurano il volto, eppure questo modo di vestire esiste: quindi mi chiedo se il burqa sia un abito o una prigione. E da noi? Dove i simboli religiosi hanno ancora senso, dove qualcuna affronta la questione della presenza di un crocifisso in classe. In Italia, un paese spaccato a metà tra coloro che considerano il burqa come privazione della libertà nei confronti della donna, e chi vorrebbe vietarlo solo per motivi di sicurezza. La paura della diversità ha molto a che fare quindi con la questione del burqa. Sarebbe bello capire qual è il vero pensiero di queste donne, quale la sofferenza di apparire in un mondo dove predomina l' apparire fino all' eccesiva esibizione del nudo. Ma ciò che piu mi fa rabbrividire è il pensiero che ancora oggi, vivendo in un epoca moderna e più civilizzata, esiste e resiste la pena di morte, che "non è altro che l' uccisione premeditata a sangue freddo di un essere umano da parte dello Stato", cioè da parte di tutta la comunità (Amnesty International). Chi siamo noi per decidere che un' uomo debba smettere di vivere? E mi rincresce sapere che questa esecuzione avviene anche in alcune zone dell' America, proprio il Paese che per primo è il simbolo della libertà e che tenta di combattere per i diritti civili dell' uomo.

isapao

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Messaggioda giada » 23 mar 2011, 8:39

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