vita UGO FOSCOLO

Messaggioda pakita95 » 22 mar 2011, 14:02

Niccolò Ugo Foscolo nacque sull'isola greca di Zante (nota anche come Zacinto, alla quale dedicherà uno dei suoi 12 sonetti), il 6 febbraio del 1778, figlio di Andrea Foscolo (1756 - Spalato, 13 ottobre 1788), medico di vascello, e della greca Diamanta Spathis (settembre 1747- 28 aprile 1817). Era il maggiore di quattro fratelli: lo seguivano Rubina (1779-1867), Gian Dionisio (detto Giovanni; Zante, 27 febbraio 1781 - Venezia, 8 dicembre 1801) e Costantino Giovanni (detto Giulio; Spalato, 25 novembre 1787 - Ungheria).
Il piccolo Niccolò (iniziò a soprannominarsi Ugo dal 1795) proveniva da una famiglia che nel secolo XVI si era stabilita a Candia e, quando questa cadde in mano ai Turchi (1669), si trasferì nelle isole Ionie, dominio veneziano dal XIV secolo sino alla caduta della Repubblica (1797).
Del grande scrittore si sa che aveva un alto concetto di sé nonostante la condizione materiale e sociale relativamente modesta. Nel corso della sua vita fu sempre fedele ad alcuni ideali, come l'amore per la patria, la libertà, la bellezza femminile, l’amicizia.
Come altri grandi poeti dell'epoca, fra i quali Goethe, Foscolo avvertì la scissione profonda tra gli antichi e i moderni: l’animo dei romantici tende continuamente all’armonia classica. Dal classicismo illuminista Foscolo eredita il materialismo: egli crede nel concreto. L’uomo nasce dalla materia e finisce nella materia. Non crede in alcun "aldilà": l’origine, il significato e la fine dell’esistenza passano per lui solo attraverso la sua opera, la poesia.
Trascorse parte della sua fanciullezza nella Dalmazia e nel 1785 si trasferì con la famiglia a Spalato, dove il padre esercitava la sua professione di medico con un salario modesto, e presso il Seminario arcivescovile di quella città compì come esterno i suoi primi studi, seguito da monsignor Francesco Gianuizzi fino a quando la morte improvvisa del padre, avvenuta nel 1788, lo costrinse a ritornare a Zante dove continuò la scuola e apprese i primi elementi del greco antico dimostrandosi però allievo ribelle alla disciplina e non troppo propenso allo studio.
Nei primi mesi del 1789 la madre si trasferì a Venezia con i figli Rubina e Giulio, mentre Ugo e Gian Dionisio (Giovanni) rimasero a Zante, Giovanni presso la nonna materna e Ugo presso una zia fino al 1793 quando, accompagnato dal Provveditore dell’isola, Paolo Paruta, poté raggiungere la madre e i fratelli. Tra il 1793 e il 1797 frequentò le Scuole di San Cipriano a Murano dove Gasparo Gozzi era stato provveditore ed ebbe modo di seguire le lezioni del latinista Ubaldo Bregolini e del grecista G. B. Galliccioli che assecondarono le velleità letterarie del giovane.
La linea dei suoi studi fu all'inizio tradizionale, con la lettura dei classici, gli esercizi di traduzione soprattutto da Saffo, Anacreonte, Alceo e Orazio; passò poi a più ampie letture, tra le quali quelle degli autori del Settecento e numerose altre, aiutato nella scelta e nella guida dal bibliotecario J. Morelli che lavorava alla Marciana frequentata assiduamente dal Foscolo.
Ma il 17 ottobre di quel 1797 così esaltante terminò con il Trattato di Campoformio con il quale Bonaparte cedeva Venezia (fino a quel momento libera repubblica), all'Austria e il giovane Ugo, pieno di sdegno, dimessosi dagli incarichi pubblici, partì in volontario esilio e si recò a Milano.
A Milano conobbe Parini e Monti, che difese dalle accuse che gli si rivolgevano per la sua attività di poeta alla corte romana; si innamorò della moglie di lui, Teresa Pikler; collaborò con Melchiorre Gioia per qualche mese al «Monitore Italiano», un periodico battagliero che venne sospeso dal Direttorio nel 1798 e compose alcuni sonetti; uno di questi, Te nutrice alle muse, ospite e Dea, gli era stato ispirato dalla proposta fatta al Gran Consiglio dal cittadino Giuseppe Lattanzi perché sostituissero nelle scuole l’insegnamento del Latino con quello del Francese.
Foscolo nel frattempo si arruolò nuovamente nella Guardia Nazionale e combatté con le truppe francesi fino alla battaglia di Marengo. Ferito nella battaglia di Cento, venne arrestato durante la fuga e liberato a Modena dalle truppe di MacDonald partecipando in seguito alla battaglia della Trebbia e ad altri scontri.
Nel 1806, fallito il progetto di Napoleone dell'invasione inglese, Foscolo fece ritorno a Milano dopo essere stato a Parigi, dove conobbe il giovane Manzoni, a Venezia dove rivide i familiari e, presso Treviso, la Teotochi Albrizzi. A Padova si incontrò con il Cesarotti e a Verona vide in giugno Ippolito Pindemonte, dai colloqui con il quale nacque l'idea iniziale del carme Dei Sepolcri che, scritto tra l'agosto del 1806 e l'aprile del 1807 fu pubblicato in questo anno, a Brescia, dall'editore Bettoni.
Nel frattempo l'Austria insisteva nel reclamare la sua estradizione e quando l'ambasciatore d'Inghilterra a Berna, attraverso i buoni uffici di William Stewart Rose a cui Foscolo aveva dedicato l'Ipercalisse, ebbe l'ordine di rilasciargli, come a nativo jonio, il passaporto per la Gran Bretagna egli, con il denaro ricavato dalla vendita dei suoi libri a Milano e con quello che il fratello Giulio, a quei tempi in Ungheria, gli aveva fornito, poté partire.
Il 12 settembre 1816 il poeta giunse a Londra dove trascorse l'ultimo periodo della sua vita fra non lievi difficoltà economiche e morali. Durante il periodo londinese Foscolo si dedicò prevalentemente all'attività editoriale e giornalistica e si impegnò nello studio storico-critico di alcuni momenti, testi e personaggi della letteratura italiana, soprattutto Dante, Petrarca e Boccaccio.
La vita troppo signorile e alcune speculazioni avventate in affari ridussero però il poeta al dissesto economico tanto che, nel 1824, venne per breve tempo incarcerato per debiti. Liberato, fu costretto a sopravvivere nei quartieri più poveri di Londra, celandosi spesso sotto falso nome per sfuggire ai creditori. Aveva intanto ritrovato la figlia Floriana, che lo assistette con devozione durante i suoi ultimi anni.
Povero e debole, Foscolo si ritirò nel piccolo sobborgo londinese di Turnham Green dove, ammalato di idropisia, dovuta probabilmente alla tubercolosi, morì il 10 settembre del 1827 a soli quarantanove anni. Dal cimitero di Chiswick dove fu sepolto, le sue spoglie nel 1871 furono traslate nella Basilica di Santa Croce a Firenze, il tempio delle itale glorie che aveva celebrato nel carme Dei Sepolcri. Del Foscolo ci resta un ricchissimo "Epistolario", documento molto importante della sua vita tumultuosa.

pakita95

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Messaggioda giada » 23 mar 2011, 8:34

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