Ricerca sul Buddismo.

Messaggioda Alexis22 » 26 mag 2011, 19:40

Quadro storico-culturale
Al pari del Cristianesimo e dell'Islam, il Buddismo, nato come una grande "eresia" del Brahmanesimo, si è sviluppato come dottrina universale del riscatto dal dolore e della salvezza, tra il sec. VI a.C. e l'VII d.C.
Il periodo storico che ha caratterizzato questa prima religione veramente universale è stato ricchissimo di fermenti culturali mondiali. Fra l'VIII e il VI sec. a.C. sono accaduti dei veri terremoti spirituali in tutte le civiltà superiori, dal bacino del Mediterraneo alla Cina.

Storia di Siddartha Gotama
La letteratura buddista attribuisce la nascita del movimento al principe indiano Siddharta, conosciuto col nome di Gotama, che sarebbe vissuto nel VI sec. a.C. in una società basata sullo schiavismo e sulla divisione in classi sociali contrapposte.
La religione dominante dell'India, il Brahmanesimo, subì una crisi: aumentò nettamente l'insoddisfazione per l'ingiusta struttura di casta.
Siddartha era figlio del governatore di uno dei piccoli e bellicosi regni dell'India del nord, tra il Gange e il Nepal. Egli trascorre la prima parte della sua esistenza nel lusso e nella mondanità della casa paterna, dove riceve un'educazione legata al suo rango, acquisendo anche nozioni di legislazione e di amministrazione.
A 16 anni il padre lo fa sposare e dopo 13 anni ha un figlio, ma proprio all'età di 29 anni decide di abbandonare tutto e tutti.
Infatti, non avendo mai conosciuto alcun aspetto veramente negativo della vita, in quanto non era mai uscito dai confini del proprio palazzo, rimase un giorno letteralmente sconvolto al vedere, in un villaggio, un vecchio decrepito, un malato grave e un corteo funebre. Improvvisamente capì che esistevano anche le malattie, la vecchiaia e la morte come destino universale degli esseri umani.
Infine incontrò un povero asceta che aveva rifiutato volontariamente ogni ricchezza e piacere della vita e che errava felice per la campagna: decise così di seguire il suo esempio.
Il Buddha dunque visse per sette anni nella foresta, sottoponendosi - sotto la guida di vari maestri -a digiuni, sofferenze e privazioni d'ogni genere, al fine di conseguire la pace interiore e la conoscenza della verità. Ma non rimase soddisfatto di questa vita.
Abbandonò ogni maestro e decise di ricercare da solo la via della Liberazione . A 35 anni, giunto alla soglia della morte per esaurimento, una notte, mentre era seduto ai piedi di un albero, sprofondò nei suoi pensieri pervenendo all'"Illuminazione" (Buddha infatti significa "illuminato" o "risvegliato"). Essa consisteva nel rifiutare sia una vita di piaceri, perché troppo effimera, che una vita di sofferenza volontaria, perché fonte di orgoglio.

Le Quattro Nobili Verità
Al momento del "Risveglio" Siddartha credette di riconoscere quattro verità fondamentali dell'esistenza:
1. la realtà dell'esistenza personale e del mondo esteriore è dolore, consistente nell'invarianza delle sue condizioni: nascita, malattia, morte, mancanza di ciò che si desidera, unione con ciò che dispiace, separazione da ciò che si ama;
2. l'origine del dolore è il desiderio di esistere, il bisogno del piacere e anche il suo rifiuto;
3. questa sete generatrice delle rinascite va estinta nel Nirvana (il desiderio va eliminato);
4. la via che conduce all'arresto del dolore è il Dharma (letteralmente “la disciplina”, il “giusto”).
La retta via -disse Buddha- sta nel mezzo (Via Mediana). Il segreto della felicità sta nell'accettarsi così come si è, rinunciando ai desideri, la cui consapevolezza rende infelici non meno della loro realizzazione. Infatti ogni desiderio soddisfatto porta a maturarne un altro ancora più grande. Rinunciare ai desideri significa rinunciare a una inutile sofferenza. La condizione suprema della felicità è quella del Nirvana, in cui l'uomo è felice pur non desiderandolo.

La legge della causalità
Il Buddismo parte dal presupposto che tutta la vita è dolore, esso cioè da per scontato che i desideri non possono realizzarsi e che, anche quando lo sono, non procurano la felicità, poiché ne sorgono altri di grado superiore o di diversa natura. In tal senso anche il piacere è dolore, in quanto implica adesione a qualcosa di estraneo.
L'origine del dolore è la "sete" o desiderio, che può essere di tre tipi: piacere, voler esistere, non voler esistere, e vi sono tre radici del male: concupiscenza (brama), ira (odio) e ottenebramento (cecità mentale).
Chi non riesce a sottrarsi a questa schiavitù, è destinato a reincarnarsi in eterno, almeno fino a quando non si sarà purificato interamente.

I dharma
Secondo i buddisti l'io non è un'entità individuale, ma è una combinazione di particelle diverse (dharma o qualità spirituali): non esiste l'unitarietà dell'io né la sua personale immortalità.
Le parti costitutive dell'io, o meglio, i fenomeni psico-fisici dell'esistenza vengono classificati come Aggregati, Basi ed Elementi.
In altre parole i dharma costituiscono l'infinita varietà dei modi della realtà e quindi gli infiniti accadimenti della nostra esistenza, frutto di azioni compiute in passato e semi di eventi futuri.

L'Ottuplice Sentiero
P arrivare all'eliminazione dei desideri, deve seguire le otto vie fondamentali del Dharma(insieme degli insegnamenti del Buddha):
1. retta visione, per cui si contempla la realtà com'è, senza inquinarla coi propri complessi inconsci, abitudini inveterate, pregiudizi, ripugnanze innate, limitazioni caratteriali, memoria automatica ecc.
2. retto pensiero, possibile solo con un esercizio ininterrotto del controllo della propria rappresentazione concettuale;
3. retta parola, cioè sua perfetta corrispondenza, senza enfasi né sciatteria, con l'oggetto enunciato;
4. retta azione, che è l'agire esattamente quando e quanto sia necessario;
5. retta forma di vita, cioè il saper mediare fra le necessità della vita fisica sulla terra e i fini spirituali che ognuno si propone di conseguire;
6. retto sforzo, cioè saper adeguare esattamente ogni iniziativa all'importanza dello scopo da conseguire;
7. retta presenza di spirito, cioè costante ricordo di quanto si pensa, si fa e si sente, in modo da essere continuamente presente a se stesso;
8. retta pratica della meditazione, senza sostare con la mente in stati d'animo depressi o esaltati.

Il Nirvana
Seguendo queste otto strade l'uomo giunge alla perfezione e sprofonda nel Nirvana, il quale, secondo la scuola Mahayana, rappresenta il completo annientamento o non-essere, secondo la scuola Hinayana, sfugge a qualsiasi definizione, poiché rappresenta il passaggio a un'altra esistenza, inconsapevole, possibile solo dopo la morte.
In entrambi i casi Nirvana significa interruzione della catena delle reincarnazioni (samsara).
Nirvana dunque, anche se letteralmente significa "estinzione", spiritualmente significa "beatitudine".

La Meditazione
Il mezzo fondamentale per percorrere l'Ottuplice sentiero è la Meditazione, che si sviluppa su due linee diverse e complementari:
1. Purificazione
Consiste nel focalizzare l'attenzione su un solo punto, che in realtà è un'immagine simbolica, operando una graduale esclusione dell’avversione, del torpore, dell’irrequietezza e dello scetticismo.
2. Intuizione
Consiste in una vigile attenzione rivolta ai fatti fisici, anche minimi, e ai processi mentali. Conduce a una serie di approfondite purificazioni del pensiero, il quale deve giungere alla consapevolezza che l'essenza degli elementi è data dallo stesso pensiero che se li rappresenta.

Il Buddismo è una religione?
Il Buddismo vuole porsi come filosofia di vita e soprattutto come pratica meditativa. Nel momento dell'Illuminazione il Buddha avrebbe intuito un preciso imperativo etico: "liberarsi dalle opinioni". L'atteggiamento quindi vuole essere di tipo anti-dogmatico. "La dottrina è simile a una zattera -disse il Buddha -, serve per attraversare e non trasportarsela sulle spalle".
Questo ovviamente non significa che il Buddismo, al pari di ogni altra religione, non abbia i propri dogmi, i propri canoni, i propri riti e persino il proprio misticismo.

Regole etiche di vita
I precetti fondamentali del Buddismo sono divisi in tre gruppi: i cinque divieti, gli otto comandamenti e le dieci condotte morali. In pratica si tratta degli stessi comandamenti, cui ogni volta se ne aggiungono altri.
I cinque divieti sono:
1. non uccidere alcun essere vivente,
2. non prendere l'altrui proprietà,
3. non toccare la donna altrui,
4. non dire menzogne,
5. non bere bevande inebrianti.
Gli otto comandamenti includono i suddetti cinque divieti, cui se ne aggiungono altri tre:
6. non mangiare cibo nei tempi non dovuti;
7. astieniti dal canto, dalla danza, dalla musica e da ogni spettacolo indecente; non ornare la tua persona con ghirlande, profumi e unguenti;
8. non usare sedili alti e lussuosi.
Gli ultimi due precetti morali sono:
9. non adoperare letti grandi e confortevoli;
10. non commerciare cose d'oro e d'argento.

Virtù morali
Le virtù morali che deve seguire il buddista sono quattro:
1. compassione (percepire dentro di sé la gioia e il dolore dell'altro);
2. amorevolezza verso tutti gli esseri viventi;
3. letizia e considerazione del lato positivo delle cose;
4. imparzialità nel considerare la realtà

La condizione della donna
Durante la sua predicazione, il Buddha sostenne sempre una fondamentale misoginia, al pari di tutti i filosofi dell'antichità.
La donna era vista come una fonte di tentazione del tutto incompatibile con la vita di Meditazione; essa ovviamente veniva condannata come potere di seduzione che porta a quell'attaccamento per la vita che vincola l'individuo al suo dolore e alla ruota delle rinascite.
Poiché l'amore e l'unione sessuale sono -secondo Buddha- le forme più primordiali in cui si manifesta la sete di vita, il Buddismo classico non poteva che negare alla donna la possibilità di giungere al Nirvana: l'unica condizione, per una donna, era quella di estinguere in sé tutto ciò che è femminile, cioè in sostanza sforzarsi di sviluppare un pensiero maschile al fine di poter rinascere come "uomo".

Due scuole fondamentali
Intorno al I sec. d.C., il Buddismo si divide in due tendenze fondamentali, ognuna delle quali, a sua volta, si suddivide in una trentina di correnti:
HINAYANA o "piccolo veicolo" (stretta via della salvezza), che richiede una rigorosa osservanza delle otto vie. I seguaci di questa corrente ritengono che solo i monaci possono raggiungere il Nirvana. Non considerano Buddha un dio, ma solo un maestro di perfezione morale. Si dedicano alla predicazione, allo studio dei testi canonici, alla venerazione dei luoghi legati alla vita di Buddha, ecc. Questa corrente nega recisamente l'esistenza dell'atman (l'io individuale), ammessa invece dal Brahmanesimo, e ritiene inutili i riti, le devozioni, i simboli e i sentimenti religiosi. Essa si è diffusa soprattutto in Birmania, Thailandia, Laos, Cambogia e soprattutto Sri Lanka.
MAHAYANA o "grande veicolo" (larga via della salvezza), che permette la salvezza anche al laico, in forme meno rigide. La scuola Mahayana, che peraltro sostituì la lingua Pali, usata dal Piccolo Veicolo, con il Sanscrito, costituisce lo sviluppo del Buddismo in senso filosofico, mistico e gnostico. Essa riconosce un gran numero di divinità, fra le quali annovera lo stesso Buddha. Anzi, Siddartha Gotama non sarebbe che uno dei buddha: ne esisterebbero altre centinaia (sovrani del paradiso, del futuro, del mondo ecc.) . Concezione, questa, che permetterà al Buddismo di assimilare facilmente altre religioni.

CITAZIONE FINALE DA LEGGERE:
“L'amore, mi sembra di tutte la cosa principale.
Penetrare il mondo, spiegarlo, disprezzarlo, può essere l'opera dei grandi filosofi. Ma a me importa solo di poter amare il mondo, non disprezzarlo, non odiare il mondo e me;a me importa solo di poter considerare il mondo, e me, e tutti gli esseri, con amore, ammirazione e rispetto" (Hermann Hesse da "Siddharta")

“E tutto insieme, tutte le voci,
tutte le mete, tutti i desideri,
tutti i dolori, tutta la gioia, tutto il bene e il male,
tutto insieme era il mondo.
Tutto insieme era il fiume del divenire,
era la musica della vita.”

Alexis22

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