Boccaccio - Decamerone: Sesta giornata, novella ottava

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Un tale, alla nipote che disprezza ogni essere umano, raccomanda di non specchiarsi mai per non dispiacersi ulteriormente.

Un certo Fresco da Celatico aveva una nipote chiamata Cesca che era piuttosto belloccia, anche se il viso lasciava un po' a desiderare, e si riteneva tanto superiore a tutto e a tutti, che aveva la cattiva abitudine di criticare malevolmente uomini, donne e tutto ciò che le capitava davanti, senza mai guardare se stessa che era la più spiacevole e stizzosa persona che si potesse trovare in giro, e oltretutto era così superba, che già sarebbe stato di troppo anche se avesse fatto parte della famiglia dei Reali di Francia. E quando poi se ne andava per le strade della città pareva che sentisse ovunque un gran puzzo, per cui stava sempre col naso arricciato.
Ora, tralasciando tutti gli altri aspetti spiacevoli di questa Cesca, un giorno costei se ne andò a casa di Fresco e con mille smancerie gli si sedette accanto, sbuffando e sospirando, a tal punto che lo zio le chiese come mai, in un giorno di festa, se ne fosse tornata a casa molto prima del tempo.
La Cesca disse che era tornata a casa perchè trovava che in quella città tutti gli abitanti, uomini e donne, le erano fastidiosi e antipatici, tanto che passando per la strada aveva la sensazione di incontrarsi con la sventura fatta persone.
Fresco, al quale dispiacevano molto questi modi insofferenti e ostentati della nipote, le disse duramente: "Figliola, se le persone antipatiche e spiacevoli ti danno tanto fastidio, segui il mio consiglio: non ti specchiare mai!".
Ma la Cesca, vuota come una canna e convinta di essere sapiente quanto Salomone, capì l'uscita di Fresco così come l'avrebbe capita un caprone e affermò secca che lei si sarebbe specchiata come tutte le donne, e così rimase nella sua ottusità.