guerre di Mario e la seconda guerra mitridatica

Messaggioda Irythebest » 23 ago 2011, 9:40

GUERRE DI MARIO

Mario conduce delle guerre contro popoli del nord di origine germanica. I Romani non sapevano distinguere i Galli (celti) e i Germani. Solo con Cesare impareranno a distinguerli. Infondono terrore nei Romani per la loro ferocia e per la loro mossa fisica. Nel 113 questi avevano vinto nella zona di Norico dove i Romani avevano degli interessi. I Germanici che combatterono erano i Teutoni e i Cimbri dalla Danimarca. Scesero fino in Provenza e nel 105 ottennero una vittoria a Arausium (orance) contro gli alleati dei Romani. Dal 120-118 in poi i Romani avevano creato una nuova provincia, la provincia per eccellenza, la Provenza o Gallia Transalpina o Narbonesia- Narbona era la città della Provenza. Marsenato affidò a Mario il comando dell’esercito. Affrontò ad aquae sextie(alx en provence) nel 102 i teutoni e a Campi Raudi (vercelli) nel 109 i Cimbri e li sconfisse entrambi.
Nel 101 Mario è console dal 107 e nel corso dell’anno 100, quando sta cominciando l’epoca delle guerre civili si apre con un bagno di sangue. Saturnino e Glaucia, mariani autentici democratici radicali, un tribuno e un pretore. Nel 100 cominciarono le candidature per il consolato e Mario si ripresentò, ma il senato volle imporre un proprio uomo al potere. Durante le elezioni Saturnino e Glaucia, con proposte troppo demagogiche, aizzarono il popolo contro gli aristocratici e uccisero il loro esponente. Il senato promulgò di nuovo un senatus consultum ultimum, con cui assegnarono i pieni poteri al console Mario. Doveva scegliere se muovere contro i suoi o di andare contro al senato non rispettandone una decisione. Mario alla fine decide di stare dalla parte del senato e consegna alla giustizia Saturnino e Glaucia , garantendogli un regolare processo. Ma i due furono uccisi nella violenza di piazza. Mario perse l’appoggio dei democratici e andò in Africa e in Asia e il potere rimase nelle mani del senato negli anni ’90 con il partito aristocratico. Tornò nell’89.
’91 ’89 nel primo decennio del primo secolo dominò senza discussione il partito senatorio. Nel 100 c’era stata una piccola guerra contro i pirati di regioni del medi oriente( della Cilicia, odierna Siria e nord Turchia) e in quell’anno viene fatta provincia per evitare le azioni piratesche, che però continuarono nel 91. Livio Druso, figlio dell’avversario di Caio Gracco, viene eletto tribuno e propone un pacchetto di leggi che riprendono in parte quelle di Caio Gracco e anticipano quelle sillane. Livio Druso viene ucciso dai sicari inviati dal senato alla fine del 91. La sua riforma è una Lex iudiciaria, strettamente collegata a quella di Caio ancora in vigore, che restituisce il potere nei tribunali per la malversazione nelle province. Propone di immettere nel senato 300 equites, raddoppiando il numero del senato. Sembra favorire gli equites, ma in realtà favorisce anche il senato, raddoppiando la sua forza. Ma il senato non la vede così ed è profondamente scontento. Ma anche gli equites che persono la loro importanza nella vita delle province, sono scontenti. Druso propone una lex de civitate, con cui voleva dare la cittadinanza romana ai popoli italici, con più limiti di quella di Caio. Ma questa è la goccia che fece traboccare il vaso. Quando gli italici vedono la loro proposta bocciata si ribellano nel 90 e fanno scoppiare la guerra italica o guerra sociale ( citta socie) per ottenere la cittadinanza, fino all’89. Alla fine i Romani vincono, ma subiscono perché i nemici si erano trovati a combattere al loro fianco e usavano le loro tattiche. Nell’89 i Romani vincono e concedono agli italici la cittadinanza, per evitare altri scontri. Fanno però in modo che gli italici siano iscritti in poche tribù potendo usufruire fino a un certo punto con la lex Iulia nel ’80 propone agli italici di lasciare le armi in cambio della cittadinanza. Nell’89 Plauzio Papiria= cittadinanza. I generali erano Caio G. cesare e Pompeo padre, padri di cesare e Pompeo Magno. Gli italici avevano creato una loro capitale, Corfinio, ribattezzata italica, presso l’odierna Sulmona. Il capo più noto era Silone, pseudonimo di uno scrittore abruzzese nel ‘900.
92-91-> ’82 guerra orientale e guerra civile
Il problema esterno veniva da Mitridate, re del Ponto, sul Mar Nero. Mitridate tentava di ampliare il suo piccolo regno a danno dei vicini e fino in Grecia. Era riuscito a farsi acclamare dai paesi vicini in cui si imponeva e massacrando chi gli si opponeva. A seguito di un massacro anche di Romani nel 92, nel 91 i Romani mandarono degli ambasciatori per fargli cessare le ostilità. La guerra cominciò nell’ 88 e finì prima guerra mitridatica nell’85. Nell’88 il senato affidò la condotta della guerra a Sillla, che dopo la vittoria era andato a mettersi in mostra e sembrava uno dei generali di punta. Silla era impegnato a spegnere gli ultimi focolai di guerra in Campania. Della sua assenza tentò di approfittarne Sulpicio Rufo, democratico con Mario, che propose che la condotta della guerra fosse data a Mario. Sperava che Mario favorisse gli italici di cui era rappresentante garantendogli l’iscrizione in un maggior numero di tribù. Ma il suo gesto era illegale perché muoveva contro un decreto senatorio. Silla, avendo l’impressione che il senato sia debole, non congedò l’esercito ed entrò a Roma alla testa dell’esercito nell’88->prima marcia su Roma.
Nell’87 Silla arrivò in Grecia, ma i Mariani mandarono in Oriente a loro volta degli uomini, che combattevano contemporaneamente contro Silla e Mitridate. I re sono Flacco e il suo luogotenente Fimbria. Nell’anno 86 si combatterono due scontri in Beozia a Ceronta e Orcomeno. Nell’85 c’è la pace di Dardano. Silla potrebbe annientare definitivamente il nemico, ma per la preoccupazione dei fatti a Roma e per la sua fretta di conquista firma la pace. I Romani lasciano Mitridate sul trono. I due democratici Fimbria mette contro le truppe a Flacco, ma poi si suicida. Intanto in Roma si combatteva la 1 guerra civile, cominciata dall’entrata di Silla in Roma, quando cominciò il bagno di sangue tra Mariani e Sillani. (Mariani- democratici, SIllani- conservatori. )
Nel frattempo tornò Mario, che nell’87 ottenne la carica di console. Nel gennaio dell’86 muore di morte naturale. Al suo posto sale al potere Cinna che morì in uno scontro tra le due fazioni nelle Marche vicine ad Ancona nell’85. Salì al potere Mario il giovane, con Sertorio, valido militare. Quando Silla sta per tornare Sertorio preferisce fuggire e a Roma rimane solo Mario il giovane a sostenere i Mariani. Silla terminata la guerra rimane alcuni anni per sistemare la situazione e nell’83 torna a Brindisi, accolto da Pompeo e Crasso, che lo scortano a Roma lungo la via Appia. Giunto a Roma, Silla attua la sua vendetta con un bagno di sangue e nell’82 i Mariani vengono sterminati nella battaglia di Porta Collina(Roma) e si conclude la guerra.
Silla istituisce un proprio governo di carattere dittatoriale e mantiene il potere per 3 anni fino al ’79 . Quando per suoi motivi (forse di salute) si ritira a vita privata. Le sue riforme riprendono quelle di Druso . Propone di raddoppiare il numero di senatori introducendo 300 suoi uomini di fiducia. Riduce moltissimo il potere dei tribuni della plebe, svincolando questa carica dai cursus honorum. Così molti ben intesi a far politica rinunceranno a coprire quella carica. Sottrae buoni politici al tribunato della plebe, ma saranno tutti sinceri e interessati a difendere la plebe limita molto il loro effettivo potere. Silla fu molto crudele verso gli oppositori e uccise anche solo i presunti che avevano appoggiato i democratici. Proscrizione si scriveva su delle liste i sospetti e che qualunque romano doveva impegnarsi a consegnare alla legge una somma o dei beni. Anche uomini apolitici ma molto ricchi finivano in queste liste e i cittadini si prendevano il potere politico e le loro ricchezze. Quelli nella lista erano esiliati o uccisi. La stessa cosa era accaduta ad Atene nel 404 con i 30 tiranni accadrà di nuovo con il 2 triunvirato. Non si sa se Silla lasciò il potere perché convinto di aver rafforzato il partito senatorio e poter lasciare una democrazia o perché malato. Nel ’78 i democratici tentarono un ritorno al pre-Silla , con l’eliminazione delle sue norme più reazionarie . In Etruria, dove Silla aveva espropriato delle terre per darle ai propri comandanti ci fu una forte violenza degli Etruschi. In quegli anni cominciarono ad essere espropriate terre per i veterani. Lepido viene mandato in Etruria a placare le rivolte, ma questi si schierò con gli Etruschi, allora il senato manda Pompeo, che lo costringe alla resa. Lepido fugge in Spagna, dove si unisce a Sertorio. Passa via mare e si ferma in Sardegna , dove si riorganizza e raccoglie un esercito, ma muore. Perperne, suo luogotenente, conduce le truppe in Spagna. Sertorio con una politica molto favorevole ai locali era riuscito a farsi amici gli iberici, che dopo la presa di Numanzia non si erano acquietati. Nel ‘76 la guerriglia già presente diventa una guerra e gli Iberici guidati da Sertorio tengono in scacco Pompeo per alcuni anni fino a che Perperna tradisce Sertorio e permette a Pompeo di uccidere Sertorio. Nel 72, quando finì la guerra Pompeo rimase un anno in Spagna in cui si formò delle clientele utili per rifornimenti di uomini ed eserciti in futuro. Ai generali conveniva avere degli uomini che come riserve di arruolamento. Sertorio fu per i conservatori un traditore, nemico di Roma, invece per i democratici appare come uno dei pochi capaci di trovare una connessione con l’elemento provinciale, senza sfruttarlo, ma tale era la sua sete di vendetta che tentò un collegamento con Mitridate per stringere Roma in una morsa, disposto a servirsi anche dei pirati della Cilicia. Ma Mitridate non aveva la forza e i pirati si vendevano al primo acquirente. Questo atto non ci fu e gettò solo un’ombra sulla figura di Mitridate. In quei medesimi anni in Italia scoppia una guerra, la guerra servile dal 73 al 71. all’inizio è solo una rivolta di schiavi, ma poi diventa una guerra. Divampa a Capua, dove c’era un’importante scuola gladiatoria schiavi, ma erano armati e addestrati alla lotta. Dapprima i Romani sottovalutarono la rivolta, ma i gladiatori dilagarono sia verso Roma sia verso la Sicilia e dilagarono così in tutta Italia. I Romani mandarono Crasso, particolarmente arricchito con le proscrizioni siciliane, a guidare gli schiavi insorti era un gladiatore orientale di nome Spartaco. La guerra fu forse combattuta anche in parte da uomini da sottoproletariato, ma i liberi si sentivano infinitamente superiori agli schiavi quindi la partecipazione fu molto limitata.
Crasso all’inizio ebbe dei problemi, ma poi ebbe la meglio quando gli schiavi commisero un errore, non organizzandosi bene su che direzione prendere per andare in Oriente. Alcuni chiesero aiuto ai pirati, ma furono traditi. Altri andarono a piedi attraversando le Alpi. Ma per chi era nel sud non era facile. Pare che alcuni andarono su e giù per l’Italia. Crasso fermò la rivolta molto crudelmente, crocifiggendo gli schiavi lungo la via Appia e accendendoli come torce umane e scoraggiare altre rivolte. Un famoso storico di questo periodo è Appiano, di lingua greca ( II d.C). Spartaco rimase molto noto nella storia e nel 900 in Germana il movimento spartachista si oppose alla destra con Rosa Luxemburg. Quando Pompeo tornava dalla Spagna sterminò alcuni schiavi in fuga, ma a Crasso ciò non piacque. Pompeo celebrò il trionfo, massimo della gloria possibile con il carro trionfale e i soldati. Invece Crasso ebbe solo l’ovazione senza carro trionfale e con meno abbondanza di porpora, gioielli e alloro, quindi Crasso si sentì inferiore e l’anno dopo furono eletti al consolato nel 70 con il potere al partito senatorio.


La seconda guerra mitridatica

Non appena Silla partì dopo aver messo a tacere l’Oriente, lasciò al suo posto il governatore Murena, che si insubordinò con un gesto vigliacco, pensando che Mitridate sia una preda debole lo attacca, ma egli controbatte e lo scontro si trascina per un anno fino all’85 quando la guerra si conclude in un nulla di fatto. Nel 75 morì Nicomede, re di Bitinia e lasciò in eredità a Roma il suo stato, ma Mitridate invase i confini nel 73 dando inizio alla seconda guerra mitridatica. Pompeo era impegnato in Spagna e Roma inviò in Oriente il generale Lucullo, che la condusse fino al 67, riportò alcuni successi, ma non significativi era un generale onesto e non amava concedere razzie e violenze ai suoi uomini, provocandone così la perdita di lealtà. Al tempo stesso, sebbene protegga i locali dalle razzie, impose loro pesanti tasse. Così il senato, nel 67, lo rimosse dall’incarico ed egli ritiratosi in Roma si abbandonò a una vita di grandi lussi ( luculliano- molto lussuoso, elegante) nel frattempo Pompeo era tornato trionfante dalla Spagna e si era coperto di grande gloria nel 67.
I Pirati della Cilicia, regione resa provincia dai Romani, continuarono a infestare i mari. Così fu chiesto a Pompeo dal tribuno Gabinio di condurre la guerra e secondo la tradizione in 40 giorni ( per la storia invece 3 mesi) ripulì i mari dalla minaccia piratica. Rimase sul mare vicino alla Cilicia in attesa di ricevere l’incarico della guerra che fu proposta da Manilio con la lex Manilia de imperio Gnei Pompei “ ( orazione di Cicerone a favore di questa legge).
Cicerone nel 70 era entrato nella vicenda pubblica romana con le orazioni “ Verrine” , violentemente espresse contro Verre, governatore ladro e violento. Quando questi morì i siciliani si rivolsero a Cicerone che anni prima era stato questore in Sicilia comportandosi equamente. Così Verre fu costretto a scappare da Roma per non pagare una multa. Politicamente era un reazionario e quindi di destra, il senato diede la condotta della guerra a Pompeo, ma dopo molti dubbi perché temeva che potesse diventare come Silla. Per vincere la guerra Pompeo usò l’astuzia e in un’impresa orrenda ottenne che il figlio di Mitridate, Farmace, tradisse il padre in cambio di un piccolo regno sul mar Nero. Non si sa se Mitridate si sia suicidato o se sia stato ucciso con del veleno. Mitridate aveva talmente temuto che qualcuno della sua corte potesse ucciderlo che aveva preso l’abitudine di assumere un po’ di veleno al giorno per immunizzarsi. Con la fine della guerra la parte più costiera dell’Oriente entrarono sotto il controllo di Roma che creò altre due province secondo un’idea di Pompeo che tornando a Roma decise l’organizzazione della zona conquistata. Prevedeva una provincia formata da Ponto e Bitinia e una provincia di Siria più a oriente. Poi una serie di stati vassalli, tra cui il Bosforo, che fu affidato a Farnace e l’Armenia e la provincia del regno di Giudea. Il senato la prese malissimo e si rifiutò di ratificare la sua proposta. Ma Pompeo doveva riportare i suoi veterani a Roma e concedere loro le terre, ma il senato si rifiutò. Così Pompeo stette sul mare nel 63, con una situazione di stallo e di crisi, insieme ai soldati infuriati.

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Messaggioda *Yole* » 23 ago 2011, 12:36

ti attribuisco il credito grazieate

*Yole*

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