STORIA: La crisi del 300

Messaggioda manu08 » 18 ott 2011, 14:27

IL BENESSERE PRIMA DELLA CRISI

Agli inizi del Trecento le città europee e i comuni italiani avevano raggiunto un alto grado di prosperità. Nacquero società commerciali di importanza internazionale,si svilupparono le attività manifatturiere portando un notevole accumulo di capitali. Vi fu un periodo di benessere che portò un maggiore sviluppo economico,un aumento della produzione agricola e quindi ad un forte incremento demografico(circolo virtuoso).

LA CRISI E LE SUE CAUSE

La crisi del Trecento si verificò per una serie di motivi.
La popolazione che in quegli anni aveva raggiunto il culmine della crescita, non trovò più risposte al bisogno alimentare dovute all’insufficienza delle risorse agricole, perché nei secoli precedenti furono dissodati un gran numero di terreni che dopo essere stati coltivati per anni persero la fertilità.
Il clima non fu favorevole in quanto si verificarono intere annate di pioggia,le stagioni erano sempre o troppo fredde,o troppo umide,o troppo secche e provocarono numerose carestie.
Tali carestie portarono all’indebolimento della popolazione che divenne più esposta alle epidemie, in particolare di peste, che dal 1348-1349 fino ai primi decenni del Quattrocento colpirono quasi tutto il continente.
In Italia la peste nera giunse nel 1347, il focolaio si sviluppò in una colonia genovese di nome Caffa e da qui si propagò anche negli altri paesi europei.
Circa un terzo della popolazione dell’Italia,della Francia e dell’Inghilterra morì.

LE CONSEGUENZE

Le conseguenze negative dello spopolamento che seguì la peste furono l’abbandono di molte terre,la diminuzione dei salari,la crisi dell’artigianato della manifattura e del commercio.
La crisi del Trecento fu una crisi anche a carattere sociale perché la popolazione non sapendo a chi attribuire la colpa di questo flagello accusò inizialmente gli ebrei e i mendicanti di propagare la peste attraverso lo spargimento di polveri,successivamente con la mentalità del medioevo la gente pensò che tutto dipendesse da Dio e per questo ritenne la peste una punizione divina.
Le conseguenze della crisi provocarono una serie di insurrezioni popolari sanguinose:le Jacqueries dei contadini francesi 1358-1360 e la rivolta dei ciompi,lavoratori salariati della lana, a Firenze nel 1378.
Queste insurrezioni vennero represse per mancanza di programmi chiari e di una guida politica precisa ma accentuarono la tendenza a una stratificazione più rigida dei ceti sociali.
Anche in campo economico le conseguenze furono profonde. Diminuì la produttività agricola e industriale e si ebbero frequenti e altalenanti variazioni dei prezzi.
La crisi colpì soprattutto il commercio e le attività finanziarie, provocando nel1350, la crisi delle banche.
Tra le conseguenze che portarono successivamente profondi mutamenti sociali ed economici vi fu lo sviluppo della proprietà in quanto dopo lo spopolamento le terre abbandonate vennero acquistate da chi possedeva grossi capitali.Si modificò così la struttura sociale.
Anche l’ agricoltura si modernizzò: nacque la coltura di sussistenza e si poterono coltivare i terreni senza rapporti feudali. Si ebbe una trasformazione del paesaggio in quanto scomparvero i villaggi:
la popolazione si insediò nelle città e vicino alle abbazie

CONCLUSIONE

Dall’analisi della documentazione ritengo che la crisi del Trecento sia stata un lungo periodo di profonda sofferenza per l’intera Europa ma che non si sia trattato di un vero e proprio arresto, anzi ha aperto e offerto strade nuove al progresso e allo sviluppo che sarebbero arrivati lentamente nei secoli successivi.

manu08

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Risposte:

Messaggioda *Yole* » 18 ott 2011, 16:04

ti ho messo il credito

*Yole*

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