da matymicia » 20 ott 2011, 18:28
In questa novella Boccaccio riunisce i valori della società cortese e di quella mercantile in un unico personaggio, Federigo degli Alberighi. Egli appartiene ad una delle più facoltose famiglie di Firenze, indi per cui quando il Messere si innamora di Monna Giovanna, bellezza ambita della città, decide di indire banchetti e feste in suo onore, sperando che ella ricambi il suo amore e si senta lusingata. E proprio qui possiamo ritrovare l'ideale cortese-cavalleresco della liberalità, che vede come perno principale fra i suoi valori lo spendere ricchezze per "onorare" la donna amata, anche se quest'ardente passione non è ricambiata. Avendo però disgraziatamente sperperato ogni suo avere, Federigo si trova a dover abitare in una piccola tenuta, possedendo solo un falcone, bellissimo e successivamente agognato dal figlio di Monna Giovanna. A questo punto della novella troviamo quindi il protagonista impersonare un soggetto della società mercantile, tema che riemerge spesso nelle novelle di Boccaccio. L'autore, senza apparentemente mostrarci quale sia l'ideale per lui più giusto, lascia comunque il lettore libero di trarre le proprie conclusioni sia sulla vicenda che su ogni personaggio. A mio parere Boccaccio affianca in questa novella liberalità e masserizia, per farci capire che queste due qualità dovrebbero coesistere insieme, e si dovrebbero completare vicendevolmente. La liberalità infatti, lo "sperperare" in eccesso le proprie finanze, può essere conciliata con la masserizia, cioè l'arte di usare correttamente e in modo misurato i propri beni, senza ovviamente ricadere nell'avarizia. Infine il lietofine della novella(il matrimonio fra Federigo e Monna Giovanna) ci mostrano come per Boccaccio l'amore sia prerogativa di tutti i ceti.