Riassunti vari novelle Decameron

Messaggioda alessandra4e94 » 16 gen 2012, 13:58

LISABETTA DA MESSINA
A Messina vivevano, insieme alla sorella, Lisabetta, bella ma non ancora sposata, tre ricchi fratelli mercanti (effettivamente nel Due-Trecento, in questa città vivevano diverse colonie di mercanti provenienti da San Gimignano, tra Certaldo e Siena, che aveva una fiorentissima Arte della
lana, e si ha notizia che gli Ardinghelli, mercanti sangimignanesi, alla metà del Duecento si trasferirono da Messina a Napoli, come i fratelli di Lisabetta), per i quali lavorava Lorenzo, un giovane gentile e di bell’aspetto.
Lorenzo e Lisabetta si innamorarono, ma una notte, mentre la giovane furtivamente andava da lui, uno dei fratelli li scoprì.L’indomani raccontò tutto agli altri fratelli, con i quali concordò di agire
per salvare l’onore della famiglia.Condotto Lorenzo in un luogo isolato, lo uccisero e lo seppellirono.Preoccupata per l'assenza dell'innamorato, Lisabetta chiese notizie ai
fratelli, che le risposero che Lorenzo era assente per una commissione.Tardando il suo ritorno, Lisabetta piangeva afflitta, ma una notte Lorenzo le andò in sogno (tanto posto ebbero nella letteratura medievale, ed in Boccaccio, i sogni rivelatori!), e le rivelò di essere stato ucciso,
indicando il luogo in cui giaceva il suo cadavere.
L’indomani, col pretesto di dover uscire con un' amica, la giovane si recò sul luogo indicatole in sogno, scavò e scoprì il cadavere dell'innamorato.
Allora, con un coltello staccò dal corpo la testa, di nascosto la portò a casa e la sotterrò in un vaso di basilico, che di continuo bagnava con le sue lacrime, tanto che, rigoglioso, vi crebbe l’odoroso aroma.Ma i suoi fratelli, appreso dai vicini che la loro sorella trascorreva intere giornate a curare il basilico, consumando la propria bellezza, glielo sottrassero e, svuotatolo, riconobbero il capo putrefatto di Lorenzo. Nel timore che il loro reato potesse essere scoperto, si trasferirono a Napoli.
Lisabetta, privata della preziosa reliquia, morì di dolore.

FEDERIGO DEGLI ALBERIGHI
Federigo degli Alberighi, è forse l’incarnazione più compiuta degli ideali cavallereschi di Boccaccio: le sue azioni hanno del meraviglioso e del sorprendente. Innamorato di una gentildonna fiorentina (Giovanna), spende oltre misura del suo per apparire agli occhi dell’amata dotato di quelle virtù che distinguono uno spirito eletto: cortesia, prodezza, liberalità; si riduce così in povertà e, senza lamentarsi, si ritira dalla città in un suo poderetto, dove unica distrazione sua è la caccia con un falcone che gli è rimasto e a cui si lega con affettuosa consuetudine. In quella modesta casa viene un giorno a trovarlo (per la prima volta dopo tanti anni) la donna amata, rimasta vedova con un solo figlioletto, sospinta dalle preghiere del figlio ammalato desideroso di avere il falcone del vicino. Federigo vorrebbe onorarla degnamente, ma non avendo altro per imbandire il pranzo, uccide il diletto falcone, ignorando il vero motivo della visita. La scoperta del suo sacrificio, il suo dolore di non poter soddisfare l’amata commuovono la donna la quale, qualche tempo dopo la morte del bambino, si decide a sposare Federigo, l’uomo che per lei così a lungo ha sofferto e che mai non è venuto meno nella sua devozione di innamorato cortese. La novelletta e narrata da Fiammetta, mostra un contrasto con Nastagio degli onesti. La conclusione delle due novelle è pressochè identica, ma c’è una netta differenza nel modo in cui viene raggiunto lo scopo finale; nella novella di Nastagio, il protagonista usa la furbizia per far assistere alla giovinetta l’inquietante scena del cavaliere che strappa il cuore della ragazza, al fine di conquistare il suo amore, quindi è una cosa che Nastagio fa volontariamente. Federigo invece non immagina che il suo gesto di generosità porterà la bella Giovanna a decidere di sposarlo, quindi il lieto fine è una conseguenza involontaria del suo gesto.

CALANDARINO E L’ELITROPIA
Calandrino, personaggio realmente esistito, è il semplice, lo sciocco per antonomasia (ad un livello ancora superiore a quello raggiunto da Guccio Porco) e la cosa peggiore è che Calandrino è convinto di essere furbo. Proprio tale caratteristica fa partecipare positivamente il lettore alla burla, quasi che Calandrino meritasse il crudele scherzo di cui è vittima.
A Firenze, un "dipintore" chiamato Calandrino ha per amici altri due "dipintori": Bruno e Buffalmacco, uomini molto più furbi di lui e che spesso lo prendevano in giro approfittando della sua stupidità.
Trovandolo nella chiesa di S. Giovanni ad osservare il Tabernacolo coinvolgono in un crudele scherzo. Maso, un altro amico, illustra a Calandrino le virtù delle pietre preziose che si trovavano in terre lontane come la famosa terra di Bengodi nella quale si legavano le vigne con le salsicce e vi era una montagna di formaggio parmigiano grattugiato sopra la quale vi erano persone che cuocevano maccheroni in brodo di cappone e li buttavano giù. In questo paese vi era ovviamente un fiume di vernaccia.
Molto interessato Calandrino chiede dove fosse tale paese. La risposta di Maso conferma i dubbi dell’uomo: è lontano più di "millanta" miglia, "più là che Abruzzi".
Comunque pietre preziose si trovano anche vicino la città: nel Mugnone. Fra queste pietre vi è l’elitropia, la pietra che dona l’invisibilità.
Alle tre del pomeriggio ("ora della nona") Calandrino propone a Bruno e Buffalmacco di cercare la famosa pietra (nera) che avrebbe dato loro la ricchezza. Concordano di andare al Mugnone la domenica mattina.
Arrivati sul posto Calandrino raccoglie tutte le pietre nere che trova e, verso l’ora di pranzo, è così carico di pietre che quasi non ce la fa più a camminare.
I due amici iniziano a fingere di non vederlo e Calandrino non parla per non far scoprire loro di aver trovato la pietra che dona l’invisibilità.
Lo prendono anche a sassate.
Il colmo della beffa: mentre Calandrino torna in città nessuno lo saluta, quindi egli non ha dubbi circa la sua invisibilità.
Arrivato a casa Monna Tessa, la moglie, lo rimprovera perché ha fatto tardi per il pranzo. Calandrino picchia la moglie. Spiegherà agli amici di essere molto sfortunato: aveva trovato l’elitropia ma sua moglie ne aveva annullato la virtù perché le donne, è risaputo, fanno perdere la virtù a tutte le cose.

alessandra4e94

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Messaggioda giada » 16 gen 2012, 20:18

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