Commento alla figura di Penelope nell'Odissea

Messaggioda sennaretta » 14 mar 2012, 15:39

Bella, saggia e lavoratrice: Penelope. Di giorno china sul telaio a tessere il sudario per il suocero Laerte, di notte pronta a disfarlo in attesa che il marito Ulisse tornasse dalle sue,peregrinazioni. Perché la tesi è che già in Omero ci sia l' idea della volontarietà dell' atto, momento fondamentale nella storia dell' Occidente. «E' innegabile che già nell' Odissea l' individuo si autodetermina. Lo dimostra anche il fatto che compare spesso il riferimento a una casistica giuridica per specificare le attenuanti. Chi agisce involontariamente, per esempio per ordine di una divinità, non è considerato moralmente responsabile e non subisce le conseguenze delle sue azioni». Ma il cammino della scrittrice fino agli albori del diritto si è trasformato anche nel viaggio in una società realmente esistita, quell' Itaca che altro non rappresenta se non una piccola città greca tra il IX e l' VIII secolo a. C. che sta assumendo i caratteri della polis. «In questa città che ha una ben precisa organizzazione politica, dei meccanismi sociali che ne garantiscono la sopravvivenza, delle credenze religiose condivise, agiscono e si muovono personaggi che sono stereotipi, modelli» spiega la Cantarella. E' stato quasi immediato, fatte queste considerazioni, leggere l' Odissea come un serial e interpretare la poesia epica un po' come la televisione di oggi. Quello cantato da Omero è «un racconto a puntate antesignano dei Dallas televisivi a loro volta caratterizzati, oltre che dalla ripetitività della trama, dalla tipizzazione dei personaggi». E' questo un elemento di grande modernità della società greca, basata più sull' «essere detti», sulla fama che si ha presso gli altri, che non sull' essere. «Un po' quello che succede oggi con la tv - commenta Eva Cantarella - Come la poesia epica di allora, la televisione è uno strumento di comunicazione di massa con una forte influenza sulla formazione dell' identità personale». E il ruolo di Penelope era appunto quella della donna onesta, virtuosa, sottomessa al marito. Eppure, fa notare la Cantarella, Penelope è un personaggio molto più complesso. E' una donna che, come il marito, è furba, capace di studiare stratagemmi per raggiungere i suoi scopi. Certo, in una società maschilista come quella omerica non può possedere il logos, cioè la forma più alta di intelligenza che soltanto gli uomini hanno, ma deve accontentarsi della metis, l' intelligenza astuta. E infatti, scrive Eva Cantarella, «l' insospettabile Penelope fa il doppio gioco». Mentre da un lato si dichiara fedele al marito, dall' altro medita seriamente di risposarsi, sfruttando l' effetto della sua bellezza. Un' ambiguità che spinge vari personaggi ad avanzare dubbi addirittura sulla paternità di Telemaco e che autorizza i cento otto proci, pretendenti al trono di Ulisse, a premere con le loro avances. Perché a Penelope viene riservato un simile trattamento? Perché l' aedo insinua questi dubbi? «La risposta è semplice - spiega la Cantarella - Penelope è una donna. E delle donne, tutte, secondo la mentalità omerica, bisogna sempre diffidare».

sennaretta

Utente GOLD
Utente GOLD
 
Risposte:

Messaggioda giada » 14 mar 2012, 19:47

hai guadagnato 1 credito

giada

Site Admin
Site Admin
 

Torna a Temi, analisi poesie, Appunti scuola

Copyright © 2007-2024 SkuolaSprint.it di Anna Maria Di Leo P.I.11973461004 | Tutti i diritti riservati - Vietata ogni riproduzione, anche parziale
web-site powered by many open source software and original software by Jan Janikowski 2010-2024 ©.
All trademarks, components, sourcecode and copyrights are owned by their respective owners.

release check: 2024-04-18 12:11:04 - flow version _RPTC_G1.3