LA COMMEDIA GRECA - appunti Letteratura

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ORIGINI E TRADIZIONE LETTERARIA
In un celebre passo della Poetica, Aristotele afferma che la commedia ebbe origine ad opera di “coloro che guidavano i cortei fallici”. Tale affermazione risulta fondata su dati meramente congetturali; per la ricostruzione delle origine della commedia, infatti, Aristotele poté avvalersi di prove documentate solo da quando, nel 487/86, i commediografi furono ufficialmente ammessi agli agoni drammatici, ossia in un tempo in cui “la commedia si era già costituita in forme definite”.
È tuttavia possibile affermare fondatamente che archetipo letterario del genere fu la giambografia arcaica, dal momento che commedia e giambo avevano in comune svariati elementi: il metro, il gioco di doppi sensi, l’uso sapiente di voci auliche accostate a voci prosastiche, i nomina ficta (personaggi reali sono derisi in virtù di nomi e patronimici fittizi, deformati), il frequente ricordo all’aprosdoketon (all’”inatteso”), la parodia (mitica e letteraria), la descrizione di ambienti e personaggi squallidi, l’attacco personale e/o politico contro personaggi ben noti al pubblico e, infine, il tema “gastronomico” (complementare alla trattazione di motivi scatologici e sessuali).
La commedia attica del V-IV secolo presenta notevoli consonanze anche con la farsa dorica, il cui più prestigioso rappresentante fu Epicarmo. Dei suoi drammi di argomento mitologico protagonisti privilegiati furono Eracle ed Odisseo; è molto probabile che siano state proprio le commedie epicarmee ad ispirare i commediografi attici per la trama delle numerosissime commedie che ebbero come protagonisti questi due eroi. Egli possedette una notevole conoscenza del patrimonio mitico tradizionale che seppe deformare in ridicolo grazie ad un raffinato gioco parodico; ed è anzi del tutto verosimile che sia stato lui ad aver dato origine alla paratragodia (i suoi “Persiani” furono probabilmente una versione comica dell’omonima tragedia eschilea. Non sarà infine un caso che gli elementi gastronomici presenti nelle sue opere si ritrovino in tutta la produzione superstite della commedia attica e che alcuni personaggi-tipo epicarmei rappresentino veri e propri “archetipi” del teatro comico greco-latino (es: parassita, medico, campagnolo, cuoco, ubriaco).

I TRE PERIODI DELLA COMMEDIA
Le imprese di Alessandro Magno favorirono il radicarsi, nella società greca della seconda metà del IV secolo, di una visione ideologica cosmopolitica, che segnò l’affermazione di una commedia che, rispetto a quella antica, conteneva notevoli novità contenutistiche e formali. La nuova, infatti, incentrata su temi universali (amore, amicizia, instabilità della fortuna umana..), presenta sempre più esili riferimenti ad avvenimenti e personaggi della polis contemporanea. Il coro svolgeva un ruolo del tutto marginale nella commedia nuova, cantava e danzava l’esodo e i quattro interludi che dividevano la commedia in cinque atti; dei canti del coro la tradizione manoscritta ha conservato solo la scritta XOPOY (probabilmente perché la scena ripetuta era sempre la stessa). La lingua, sensibilmente meno ricca di quella della commedia antica era, a quel che ci risulta, quasi del tutto priva di elementi osceni.
Sulla base dei frammenti conservati, non è possibile stabilire con sicurezza se la commedia di mezzo presentasse caratteristiche poetiche autonome, e se, di conseguenza, la tripartizione della produzione comica greca rispondesse a reali differenze contenutistiche, stilistiche e drammaturgiche. È probabile che la tripartizione sia stata suggerita dalla circostanza che dalla fine dell’attività di Aristofane all’esordio di Menandro trascorsero circa sessanta anni: un arco di tempo troppo lungo perché gli antichi grammatici non avvertissero l’esigenza di catalogare come “commedia di mezzo” la composita produzione di quei commediografi che contribuirono al passaggio dalle vecchie forme comiche di Aristofane alle nuove di Menandro.

[*Yole*]

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