la figura di lucia nei promessi sposi

Messaggioda Gaia111996 » 29 giu 2012, 10:48

Lucia Mondella è la promessa sposa di Renzo Tramaglino. È una ragazza povera, modesta e molto semplice, appartiene al popolo e si guadagna da vivere lavorando. Si trova in una situazione di modesta comodità economica, lavora in casa o in filanda e come Renzo è rimasta orfana di padre. La giovane è molto timida, umile e il rossore che compare più volte sul suo volto ne sottolinea la purezza. La ragazza, quando apprende dal fidanzato la cattiva notizia dell’opposizione di Don Rodrigo alle loro nozze, inizialmente reagisce chiudendosi nel silenzio per poi sfogarsi in un pianto liberatorio. Durante il racconto dello sposo, il terrore, lo smarrimento e l’angoscia sono per Lucia degli stati d’animo ricorrenti. Pur nel dolore la sposa mostra chiarezza: infatti capisce i pericoli di una confessione immediata a sua madre che è molto chiacchierona. Questi gesti possono far pensare ad una sua fragilità e debolezza ma non è così e lo possiamo capire dalle sue poche e semplici parole che esprimono fermezza e speranza. Ella possiede in modo profondo e completo le virtù cristiane, soprattutto la carità e l’innocenza e riesce sempre ad attualizzarle mirabilmente nella vita quotidiana. Questa ragazza nei momenti più drammatici del racconto, come la persecuzione di Don Rodrigo, l’abbandono dl paese natio alla vigilia delle nozze, il rifugio presso la Monaca di Monza, il rapimento ad opera dei bravi dell’Innominato e le varie vicende legate alla peste, non perde mai il sostegno della fede, che non è una sottomissione ai voleri della provvidenza, ma è la fonte di forza e di volontà d’animo per non cedere al male. Si pensa che Lucia sia la figura più amata da Alessandro Manzoni, ricca di una fede profonda e di un candido pudore ma anche di una dolce femminilità.
Secondo alcuni letterati, la giovane, che è stata criticata duramente, è colpevole di essere troppo legata al cristianesimo, risultando così un personaggio che non ha voce in capitolo e non è ben definito, però queste virtù l’hanno aiutata a non cadere nella disperazione a differenza di Renzo, perché la fede in Dio e nella Madonna sono per lei una certezza alla quale si appoggia nei momenti di difficoltà. Secondo altri critici Lucia è un personaggio modello: istruita dalla madre e dai confessori, senza alcuna capacità di malizia.
Così come Renzo, anche Lucia viene inizialmente presentata in modo indiretto. Successivamente, nell’epilogo del cap. II, trova spazio il suo ritratto: è una giovane di modesta bellezza, ha una condizione socio-economica modesta ma decorosa e affiorano qualità interiori eccezionali.
L'emotività e la forza d’animo, che caratterizzano Lucia, sono rappresentate dal rossore, che indica la sua purezza, e dal pianto, che indica una castità innocente ed è visto come un atto liberatorio in una persona portata a celare la forza dei sentimenti. Le lacrime infatti sostituiscono le parole, poche e semplici che esprimono fermezza e speranza. La sua fragilità ed emotività sono messe a dura prova nell’episodio più drammatico che la riguarda: il rapimento ad opera dei bravi dell’Innominato e la permanenza nella notte nel castello del “selvaggio signore”. Nella notte, “l’infelicissima”, rifiuta il cibo, se ne sta raggomitolata a terra, teme la violenza fisica e la morte fino ad arrivare alla disperazione. Ma la sua paura è legata a motivazioni esterne che non riguardano la sua coscienza, e proprio nella forza della fede Lucia trova il coraggio di reagire. Formula con il voto la sua dolorosa rinuncia e, ritrovata la pace nel cuore, si addormenta di un sonno perfetto e continuo.
Lucia riesce quindi a dimostrare anche un carattere forte, fondato sul netto rifiuto del male e sull’adesione schietta alla verità. Questi elementi si possono ritrovare, ad esempio, nel cap. IV, quando oppone un netto rifiuto al progetto di Agnese relativo al matrimonio per sorpresa (“se è cosa che non istà bene… non bisogna farla”), oppure nel cap. XXXVI, quando ritrova Renzo nel lazzaretto (unico dialogo d’amore del romanzo) e, pur soffrendo l’amarezza della rinuncia, resiste alle implorazioni dell'amato, restando coerente con la propria scelta spirituale. Lucia infatti non cederebbe, restando fedele al voto fatto, se Padre Cristoforo non intervenisse. La ragazza è incapace di sotterfugi e compromessi morali.
Sotto un certo punto di vista è un personaggio statico, in quanto resta fedele con stabilità a quei principi religiosi che stanno alla base del suo vivere. Attraverso le prove dolorose che deve affrontare non arriva ad imparare nuovi insegnamenti sul piano del comportamento e dell’utile, come avviene per Renzo, ma alla fine si rivela consapevole del valore di quella verità alla quale prima aderiva solo in forza della sua fede.
Manzoni rappresenta “L’effetto Lucia” (“costituire una luce per gli altri”), illustrando il concetto espresso da S. Paolo, secondo il quale Dio usa il debole per confondere il forte. Episodio esemplare di questo aspetto è l'incontro con l’Innominato, dove Lucia da vittima diviene “dispensatrice di grazie”. Con il suo atteggiamento contribuisce ad avviare il processo di conversione del suo antagonista. Così avviene anche con Gertrude ed il Nibbio. Solo donna Prassede resiste alla provvidenziale presenza di Lucia: ella vive troppo la religione come merce di quotidiano consumo per aprirsi ad un’umile disponibilità alla fede.
Nel corso del racconto Lucia viene messa in rapporto con personaggi storici e figure di alto rango quali Gertrude, l’Innominato, il cardinale Borromeo. Diversamente da Renzo, però, Lucia non entra nella dimensione pubblica, in quanto stabilisce con queste figure un legame spirituale: entra nella loro vita come un modello.
Lucia esprime la convinzione che il contrasto tra reale ed ideale possa essere superato partendo dalla prospettiva della morale cattolica ed è l'esempio più chiaro del rifiuto del Manzoni dello stereotipo dell’eroina romantica, vinta dalla passione amorosa, dotata di eccelso fascino erotico, capace di azioni straordinarie ma dotata di coerenza erotica vissuta nel quotidiano senza gesti o parole retoriche. Inoltre la ragazza rappresenta la dimensione sacerdotale della vita: ogni cristiano è sacerdote in quanto chiamato a rendere testimonianza di Cristo con le proprie parole e le proprie azioni.
Attraverso Lucia passa il perno del romanzo: la sfera dell’assoluto, del divino, e in primo luogo del dolore e del sacrificio dell’innocente per il riscatto del peccatore. Lucia ha un ruolo difficile, tale da mettere in crisi tutti coloro con i quali s’incontra ed addirittura lei stessa, che deve difendere dagli impulsi della propria umanità la sacralità del voto, la purezza dei propri pensieri, la coerenza delle sue azioni.

Gaia111996

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Messaggioda giada » 1 lug 2012, 9:29

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