Trama delle Baccanti, tragedia di Euripide

Messaggioda MCM » 15 lug 2012, 14:00

Introduzione e trama

“Le Baccanti”,dal greco βάκχαι, è una tragedia scritta da Euripide, mentre si trovava alla corte di Archelao,re di Macedonia,pochi mesi prima di morire (tra il 407 e il 406 a.C.). Qualche anno dopo, l’opera fu rappresentata ad Atene,sotto la direzione del figlio dell’autore, anch’egli di nome Euripide.Si trattava di una trilogia di cui facevano parte anche le tragedie “Alcmeone a Corinto”,andata perduta, e “Ifigenia in Aulide”.


La vicenda è ambientata a Tebe e tutto ha inizio con Dioniso (o Bacco), dio del vino, del teatro e del piacere fisico e mentale, che era nato dall'unione tra Zeus e Semele, donna mortale. Tuttavia le sorelle della donna ed il nipote Penteo, re di Tebe, per invidia sparsero la voce che Dioniso in realtà non fosse nato da Zeus, ma da una relazione tra Semele ed un uomo mortale, e che la storia del rapporto con Zeus fosse solo uno stratagemma per mascherare il tradimento. Essi negavano quindi la natura divina di Dioniso, considerandolo un comune mortale. Nel prologo della tragedia, Dioniso afferma di essere sceso tra gli uomini per convincere tutta Tebe di essere un dio e non un uomo. A tal scopo per prima cosa induce alla follia le donne tebane, che dunque fuggono sul monte Citerone a celebrare riti in onore del dio stesso, diventando quindi Baccanti. Penteo però rifiuta ostinatamente di riconoscere un dio in Dioniso e lo considera solo una specie di demone che ha ideato una trappola per adescare le donne. Invano Cadmo (nonno di Penteo) e Tiresia, un indovino cieco, tentano di dissuaderlo e di fargli accogliere Dioniso come un dio. Il re di Tebe fa allora arrestare Dioniso, che non oppone resistenza e si lascia catturare volutamente; dopo essere stato imprigionato il dio scatena però un terremoto, che gli permette di liberarsi. Nel frattempo dal monte Citerone giungono notizie inquietanti: le donne che compiono i riti sono in grado di far sgorgare vino, latte e miele dalla roccia e in un momento di furore dionisiaco si sono avventate su una mandria di mucche, squartandole vive con forza sovrumana; hanno poi devastato villaggi, rapendo bambini e mettendo in fuga la popolazione. Dioniso, parlando con Penteo, riesce allora a convincerlo a mascherarsi da Baccante per poter spiare di nascosto quelle donne, lo induce così a travestirsi da donna e ad andare con lui sul monte Citerone ma, una volta giunti lì, il dio scaglia le Baccanti contro Penteo. Esse sradicano l'albero su cui il re si era nascosto e lo fanno letteralmente a pezzi. Addirittura la prima ad avventarsi su di lui e a spezzargli un braccio è Agave, la sua stessa madre. Questi fatti vengono narrati a Cadmo da un messaggero tornato a Tebe dopo aver assistito alla scena. Poco dopo arriva anche Agave, che ha in mano un bastone sulla cui sommità è attaccata la testa del figlio che lei, nel suo delirio di Baccante, crede essere una testa di leone. Cadmo, sconvolto di fronte a quello spettacolo, riesce pian piano a far rinsavire Agave, che infine si accorge con orrore di ciò che ha fatto. A quel punto riappare Dioniso, che spiega di aver architettato questo piano per punire chi non credeva nella sua natura divina, e condanna Cadmo e Agave ad essere esiliati in terre lontane. Così il dio ha la meglio sui suoi avversari e l'immagine di Cadmo e Agave che, commossi, si dicono addio, conclude la vicenda.

MCM

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Messaggioda giada » 16 lug 2012, 7:40

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