storia LA QUESTIONE ILLIRICA QUESTIONE GALLICA

Messaggioda volleymylife » 7 ago 2012, 17:48

LA QUESTIONE ILLIRICA
La questione illirica si svolse in due fasi:
- La prima dal 230 a.C. al 228 a.C.;
- La seconda dal 220 a.C. al 219 a.C.
In quegli anni gli abitanti dell’Illiria (l’odierna Iugoslavia) esercitavano la pirateria, un disturbo illegale dell’attività commerciale via mare. Questo fenomeno era visto meno negativamente che nell’età medioevale, ma a volte poteva addirittura provocare lo scoppio di una guerra. Si credeva che il re e la regina Teuta, sovrani dell’Illiria, appoggiassero la pirateria. Perciò i Romani, stanchi del dilagare di questo fenomeno, mandarono un’ambasceria a Teuta, ma ella negò di essere implicata nella pirateria. Ma mentre la delegazione romana stava tornando in patria, fu assalita da alcuni pirati e molti dei suoi membri furono uccisi. Questo fu il pretesto (casus belli) che Roma usò per scatenare la guerra contro gli Illiri nel 230 a.C., che vinse poco dopo nel 228 a.C. sottomettendo a sé l’Illiria, ma non rendendola ancora una provincia.
Nel 220 a.C. i Romani si trovarono implicati in una questione analoga, quando avvenne un’azione piratesca contro i commercianti Romani in Dalmazia, e sconfissero nuovamente Teuta.
Questa fase rappresentò un primo contatto dei Romani con le popolazioni che si trovavano al di là dell’Adriatico. In questi anni il re della Macedonia era Filippo II, futuro nemico dei Romani, con cui misurarono le forze nella seconda fase della guerra illirica.

QUESTIONE GALLICA
Nel 332 a.C. il tribuno della plebe Caio Flaminio, da cui il nome della via Flaminia, condusse i Romani in Romagna. Propone infatti che una parte del territorio delle Marche (Piceno) venga diviso tra i plebei più poveri. Ma in quell’area vivevano i Galli Senoni, che si sentono defraudati. Nel 225 a.C. i Romani sconfissero i Galli nella battaglia di Telamone in Toscana e nel 222 a.C. nella battaglia di Casteggio (Clastidium) nell’odierna provincia di Pavia, nell’angolo dove si incontrano Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna e Liguria. Il vincitore di Clastidium fu Marco Claudio Marcello (appartenente alla famiglia Claudia), parente del giovane mostrato da Virgilio a Enea nell’Eneide. I Romani si insediarono così in quella zona e ci mandarono a vivere i cittadini più poveri. Si dice che in quei tempi i Romani procedessero a sacrifici umani per rendersi propizi gli dei. Sacrificavano prigionieri galli, sacrificati in coppia insieme a una coppia di greci.
La seconda guerra punica (218-202 a.C.)
Nel 221 a.C., a Cartagine, per la famiglia Barca sale al potere il figlio di Amilcare, Annibale, personaggio di straordinaria strategia militare e forza morale, nemico più grande della storia romana. (Asdrubale era suo cognato) In lui era molto forte il desiderio di vendetta e di riscatto contro i Romani e nel 219 a.C. assediò Sagunto con l’appoggio degli Iberici, che nel frattempo si era fatto amici. Sagunto allora chiese aiuto a Roma, dove ferveva molto la discussione. Prevalse il partito progressista e nel giugno del 218 a.C. i Romani intervennero a Sagunto, ma la città era ormai stata presa. Scoppiò così la seconda guerra punica, che sarebbe durata fino al 202 a.C. con una fase di breve rilassamento delle ostilità tra il 216 a.C. e il 211 a.C.
Il teatro principale della guerra fu l’Italia, ma si svolsero delle battaglie anche in Spagna e in Africa (gli ultimi due anni di guerra). Nel 218 a.C. Roma, pensando che Annibale sarebbe arrivato in Italia via mare, inviò un console in Sicilia e uno in Liguria per aspettare il suo arrivo da una delle due parti. Annibale, invece, giunse in Italia via terra dal Nord Italia, proveniente dal sud della Spagna, dopo aver attraversato i Pirenei, La Francia e le Alpi. Nell’estate del 218 a.C. Publio Cornelio Scipione (figlio del Publio Cornelio Scipione della Prima guerra punica) venne a sapere che Annibale sta per giungere in Italia via terra e lo affrontò sulle foci del Rodano, presso Marsiglia. Questo scontro non è considerato ancora parte della seconda guerra punica, anche se Annibale ebbe la meglio. In seguito valicò le Alpi, superando il Moncenisio e il Monginevro e perdendo in questa traversata molti uomini ed elefanti a causa della neve. Con questa azione Annibale voleva prendere i Romani di sprovvista e intendeva fare della sua guerra di vendetta anche una liberazione delle popolazioni che Roma aveva soggiogato. Però, le città del nord Italia decisero di entrare in guerra al suo fianco solo parzialmente e gli fornirono solamente dei viveri ed alcune indicazioni sui luoghi. Ma nonostante tutto Annibale riuscì a dimostrare la propria potenza, trionfando nel settembre del 218 a.C. nella battaglia del Ticino/Po , nel punto in cui i due fiumi si incontrano (presso Pavia). Annibale in questa battaglia adottò la tattica militare a tenaglia, che consisteva nel condurre i nemici a combattere lungo un corso d’acqua e portare la fanteria al centro e la cavalleria alle ali, dando l’ordine alla fanteria di lasciarsi sfondare dalle linee nemiche e di indietreggiare. In questo modo i Romani furono accerchiati dalla cavalleria Cartaginese (che era molto potente) e a furia di avanzare si ritrovarono in acqua.
Nel frattempo un altro console, Tiberio Sempronio Longo, raggiunse il nord giungendo dalla Sicilia e il secondo scontro avvenne nel dicembre dello stesso anno presso il fiume Trebbia, un affluente del Po’ che si trova in Emilia, dove i Romani furono nuovamente sconfitti e fatti cadere in acqua. Accanto a Publio Cornelio Scipione ad assistere alla sconfitta c’era anche suo figlio (il futuro Scipione l’Africano), che cominciò a meditare vendetta. Terminato il consolato Scipione si recò in Spagna con il figlio e con un fratello di nome Gneo e si dedicarono alla distruzione dei contingenti cartaginesi in Spagna. Nel 217 a.C. fu eletto console Gaio Flaminio (lo stesso della legge sul territorio strappato ai Galli) e nel Febbraio di quell’anno si tornò ad uno scontro nel sud della Toscana, dove Annibale aveva trascorso l’inverno, cercando di attirare a sé le popolazioni, ma riuscendoci solo parzialmente. Egli non poteva ricevere aiuto né da Cartagine, perché in quegli anni nella città governavano gli Annoni, né dalla Spagna, perché era occupata da Scipione. Annibale si trovò così senza viveri e fu costretto a rubarle alle popolazioni europee.
Nel Febbraio del 217 a.C. ci fu il terzo scontro presso il lago Trasimeno, tra Toscana, Umbria e Lazio. Gneo Flaminio voleva procedere all’attacco, ma anche in questa battaglia i Romani fecero la stessa fine che nei precedenti scontri e giustificarono la loro sconfitta dicendo che c’era una grande nebbia che impediva loro di vedere. I Cartaginesi, infatti, si erano nascosti sulle alture e scesero accerchiando i Romani anche da dietro. In questo scontro morì anche Caio Flaminio, che fu considerato colpevole della sconfitta, perché aveva sbagliato ad attaccare Annibale e secondo il mito egli aveva voluto attaccare battaglia nonostante i presagi fossero infausti. Morto il console i Romani procedettero all’elezione di un dittatore e venne nominato Quinto Fabio Massimo, membro della famiglia Fabia, legata all’Etruria dove Annibale si era stanziato. Era chiamato Cunctator (il Temporeggiatore), infatti la sua tattica consisteva nel perdere tempo, evitando scontri in luoghi aperti con Annibale. Quinto Fabio Massimo fu rieletto e i consoli dell’anno dopo decisero di temporeggiare. Ma verso la metà del 216 a.C. i Romani ripresero ad attaccare e i consoli Lucio Emilio Paolo (aristocratico) e Gaio Terenzio Varrone (poploare). Secondo la tradizione filo-aristocratica il primo voleva temporeggiare, mentre il secondo era desideroso di favorire i commerci e voleva la battaglia. Negli anni in cui non ci fu la guerra Annibale percorse il sud Italia e arrivò in Puglia, dove, non riuscendo a sollevare un numero sufficiente di popolazioni contro Roma, decise di non attaccare ancora la città, temendo uno scontro diretto. Il 2 Agosto 216 a.C., nella battaglia di Canne, villaggio sulle rive del fiume Ofanto, dove i Romani subirono una gravissima sconfitta e si giustificarono dicendo che avevano il sole in faccia e la polvere negli occhi, causata dall’afa. In questa battaglia morì Lucio Emilio Paolo e i Romani sul momento ringraziarono Gaio Terenzio Varrone per aver combattuto fino alla fine e per non aver disperato la vittoria. I Romani accettarono di liberare gli schiavi per combattere (cosa che accadde solo in rarissime occasioni). Nel 215 a.C. i Romani misero delle leggi durissime perché dovevano risparmiare per la guerra. Un esempio è la Lex Oppia, che vietava il lusso alle donne.
Per cinque anni la guerra si fermò, perché anche i Cartaginesi avevano perso molti uomini. Annibale fece così il suo più grande sbaglio, non attaccando Roma subito dopo la disfatta di Canne, ma fermandosi a Capua per cinque anni, dove l’esercito si indebolì. (Ozi di Capua)
Capua, Taranto e Siracusa abbandonarono l’alleanza con Roma per schierarsi con Annibale e dal 211 a.C. al 209 a.C. i Romani le riconquistarono. Per riprendere Siracusa fu mandato il console Marco Claudio Marcello, che ci impiegò un anno, perché i Siracusani erano appoggiati dallo scienziato Archimede, che si dice che con i suoi specchi attirasse i raggi solari e bruciasse le mani dei nemici. Archimede morì durante la presa della città e la storiografia romana si inventa che morì casualmente. Ci è stato tramandato che un soldato, non avendo capito l’ordine ricevuto di risparmiare lo scienziato o non avendolo riconosciuto, lo uccise dopo che egli gli rispose che non voleva essere disturbato. Nel medesimo anno fu ripresa Taranto, mentre Capua, riconquistata due anni dopo, fu considerata la città colpevole della sconfitta romana, perse il diritto di essere una città e divenne solamente un insieme di magazzini.
In spagna, dopo la morte del padre e dello zio, nel 211 a.C. prese il potere Publio Cornelio Scipione (L’Africano). Nel 209 a.C. aveva già conquistato tutta la Spagna e nel 206 a.C., completata la conquista, fece ritorno a Roma. Vietò al fratello di Annibale, Asdrubale, di portare aiuti al fratello, ma questi riuscì ad evadere dalla Spagna e a giungere nelle Marche, dove però fu sconfitto dai Romani presso il fiume Metauro e il suo cadavere fu portato ad Annibale. I Consoli romani vincitori della battaglia erano Marco Livio Salinatore e Tiberio Claudio Nerone (avo degli imperatori dopo Augusto).
Magone, un altro fratello di Annibale, nel 205 a.C. tentò la stessa impresa, sbarcando in Spagna, ma fu ucciso anch’egli.
Nel 206 a.C. Scipione, ritornato dalla Spagna, ottenne il consolato e propose di spostare la guerra dall’Italia all’Africa. Così nel 203 a.C. iniziò a cercare alleati in Africa per avere contingenti alleati e informazioni sui luoghi e si alleò con il sovrano dei Numidi, Massinissa, che fornì in aiuto dei Romani la potente cavalleria numidica. Nel 202 a.C. ci fu la battaglia di Zama (odierna Naraggara), in Tunisia dove Scipione sconfisse i Cartaginesi usando la loro stessa tattica. I Romani vinsero così la seconda guerra punica e assunsero il controllo della Spagna, ma decisero di non toccare Cartagine e l’Africa, mantenendo un legame con Massinissa. Volevano Annibale sotto il loro giogo, ma egli preferì suicidarsi che farsi catturare dai Romani.

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Messaggioda giada » 19 ago 2012, 7:01

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