Dittatura e morte di Cesare e la guerra di Modena

Messaggioda volleymylife » 3 set 2012, 15:41

DITTATURA E MORTE DI CESARE 45-44.

Sconfitti i Pompeiani, Cesare rientra in Italia e instaura un governo dittatoriale. Per rispetto nei confronti del senato accresce il numero dei senatori riproponendo il raddoppiamento a 600 se non a 900. La sostanza delle sue riforme erano comunque filo popolari e il senato non vede di buon occhio la sua pienezza di poteri. Propone leggi intese ad aiutare gli elementi più deboli, non è un demagogo, ma un sincero democratico come pochi prima di lui ( escludendo i Gracchi).
Effettua inoltre la remissione degli affitti che erano carissimi e insostenibili per i più poveri, Cesare concretizzò una drastica riduzione. Grandi proprietari erano dell’ordo senatorius, perciò il senato lo odiò non solo per la sua appartenenza al partito avverso, ma anche perché si sentiva economicamente toccato dalle riforme di Cesare. Uno tra questi fu certamente Cicerone che al suo ritorno dall’esilio aveva ricostruito le case che gli erano state bruciate e mal sopportava, quindi, la riduzione degli affitti.
Indotti dal timore che si creasse un potere personale determinarono nei primi mesi del 44 la congiura contro Cesare, destava rancore nei senatori il fatto che nel febbraio del 44 durante un’importante cerimonia, Marco Antonio il suo luogotenente nonché quindi primo collaboratore di Cesare, gli pose sul capo una corona e un diadema. Cesare rifiutò l’onorevole regalo caro alla tradizione orientale che sembrava consacrarlo sovrano come una divinità. Il mondo occidentale, romano vede con maggior sospetto e disagio.
Cesare si era schernito quando Antonio aveva fatto questo gesto, ma secondo il senato non abbastanza. Ciò aumentò il sospetto che ambisse al potere personale--> così nasce una congiura contro Cesare che si può considerare l’ultimo atto della guerra civile.
La congiura è ordita non solo da membri senatoriali, ma anche da ex pompeiani con i quali Cesare era stato magnanimo e aveva perdonato lasciandoli al potere ingenuamente. La sua clemenza nei vinti si può paragonare a quella di Alessandro Magno ( ricorrere della storia).
I maggiori esponenti della congiura erano Marco Giunio Bruto ( figlio adottivo di Cesare), Decimo Bruto e Gaio Cassio.
Dante colloca Bruto e Cassio nell’inferno, nel ghiaccio che assidera. Qui si trova Lucifero che ha tre bocche e li stritola, masticandoli, per l’eternità. Nella bocca più grande c’è Giuda, nella altre due bocche Bruto e Cassio. Dante considera Bruto il prototipo del traditore più vergognoso e lo vede come attentatore dell’impero.
Bruto e Cassio sono tirannicidi. Ai tempi dell’uccisione di Ipparco ( 514) erano Armodio e Aristogitone. ( re Umberto I ucciso il 29 luglio 1900 da un attentatore).
L’uccisione di Bruto e Cassio viene vista dai tirannicidi come la liberazione della res publica da chi voleva farsi tiranno, eliminando la libertà dello Stato. I tirannicidi sono visti come liberatori, Cesare come colui che minava la libertà dello Stato. I tirannicidi difendono la libertà del senato che teme di essere esautorato del suo potere. Durante i funerali il popolo pianse la sua perdita.
Vedere Bruto e Cassio come restitutori della libertà è un errore, infatti restituiscono i privilegi al senato, creando la libertà dei pochi-->eliminato tentativo di sincera democrazia.
Ci parlano di questi fatti in lingua latina Svetonio e in lingua greca Plutarco.
Pare che a Cesare siano stati dati dei moniti, infausti, utilizzando indovini, in particolare uno gli avrebbe detto “ guardati dalle Idi di marzo “ ( idi = quindicesimo giorno del mese). Cesare sogna di librarsi in aria fino a toccare la mano di Zeus, la moglia sogna, invece, la morte di Cesare addosso a lei e la casa che bruciava.Le Cavalle piangevano.
Si racconta che uno Scricciolo, uccello considerato regale, colpito a morte da uccelli più grandi.
Si dice anche che la mattina della sua morte Cesare non stesse molto bene e che la moglie gli avrebbe detto di non uscire essendo molto superstiziosa. Cesare, però, si recò ugualmente al senato. Qui un congiurato si avvicina a Cesare con alcune suppliche che Cesare promette di guardare successivamente, allora il congiurato per trannerlo gli tenne la toga ( questo era il segnale) e a quel punto i congiurati, che aspettavano il segnale,lasciano spazio alle armi pugnalandolo 23 volte. Cesare capì di non avere via di scampo e non gli resta che difendersi per morire degnamente coprendosi il volto e la testa. Cade al suolo ai piedi della statua di Pompo a segno che quella era l’ultima vendetta di Pompeo. L’ultima frase attribuita a Cesare è “Tu quoque brute fili mi” “ Anche tu, Bruto, figlio mio”.
Si dice anche che abbia incontrato al foro prima di andare al senato un congiurato che voleva avvisarlo dandogli un foglio con scritto di non andare al senato, Cesare pensando che fosse la solita supplica disse di leggerlo più tardi. Cesare aveva schernito l’indovino che giorni prima l’aveva avvisato di guardarsi dalle Idi dicendogli che erano arrivate le Idi ed era ancora vivo, l’indovino gli rispose :” Sono arrivate Cesare, ma non sono ancora passate” .
Cesare aveva adottato un pronipote Gaio Ottavio-->figlio di una nipote di Cesare. Assunse il nome del padre adottivo aggiungendovi la denominazione della famiglia di provenienza, divenne Caio Giulio Cesare Ottaviano ( nato nel 63), acquisisce il nome Ottaviano nel 44- 27.
Nel 44 Ottaviano si trovava in Macedonia per leve militari e aspettava Cesare ( quando scoprì che era morto volle il patrimonio).
Marco Antonio durante i funerali mostra il corpo di Cesare massacrato dalle pugnalate e piena di sangue ben sapendo quale effetto di rabbia avrebbe suscitato e tenne un discorso incitando il popolo contro il senato. Venne letto pubblicamente il testamento che lasciava il suo patrimonio al sotto-proletariato. I congiurati dovettero fuggire da Roma. Decimo Bruto si recò nella provincia assegnatagli della Gallia Cisalpina, mentre Bruto e Cassio in Grecia ( più lontano possibile da Roma).
Venne scritta una tragedia da William Shakespeare che parla della cospirazione e dell'assassinio del dittatore Giulio Cesare.

LA GUERRA DI MODENA


Marco Antonio prepara la successione a Cesare, pensando di poter essere lì a guidare la spedizione in Oriente contro i Parti e pensando a un governo in Gallia Cisalpina.
Ottaviano in Oriente attua il ritorno a Roma per poi imporsi nella vincenda pubblica romana che ha inizio nel 43 con la guerra di Modena.
Decimo Bruto, poco dopo l’uccisione di Cesare, pretende il possesso della Gallia Cisalpina che prima di morire Cesare gli aveva assegnato. Questo si rivela un atto impudente.
Con il permesso del senato parte, ma Antonio ,luogotenente di Cesare, voleva ripercorrere le sue gesta imitandolo e partendo, dunque, da dove Cesare era partito per arrivare alla gloria contro i parti, in Oriente come aveva intenzione di fare Cesare.
Ritenendo che questa assegnazione sia sbagliata parte contro di lui cingendolo d’assedio a Modena (Emilia Romagna quindi Gallia Cisalpina) nel 43. Ma il senato appoggia Decimo Bruto e mandò suoi uomini contro Antonio. I consoli mandati dal senato erano Irzio e Pansa, entrambi persero la vita nell’impresa.
Nel frattempo Ottaviano, allora ventenne, nel 43 vista la malaparata del prozio torna in Italia e decide di partecipare con gli uomini lasciati dal prozio. Ottaviano capisce che è necessario per ottenere il potere e poter compiere le sue imprese fingere rispetto del senato e così combatte a fianco del senato contro Antonio. Sa che la vera lotta finale sarà tra loro due.
Antonio viene sconfitto a Modena dalla numerosità delle truppe senatorie e si muove in direzione della Francia, nella zona di Marsiglia ( a sud) dove si unisce a un altro cesariano in attesa degli eventi, Lepido ( discendente di quello unitosi ai rivoltosi in Etruria nel 78, sconfitto da Pompeo).
Ottaviano giunge a Roma alla testa dell’esercito (non rispettando l’ordine) con una sorta di marcia su Roma, senza aver fatto il cursus honorum e chiedendo di essere console. Il senato non ha mezzi per opporsi e accetta. Ottaviano pensava di doversi ingraziare Cicerone che però commette l’errore di sottovalutarlo poiché lo reputa soltanto un ragazzino e non ne capisce la forza innovativa.
Nell’autunno del 43 a.C l’esercito cesariano era diviso: una parte accanto a Ottaviano e una esule in Gallia con Antonio e Lepido.
Questi uomini avevano combattuto insieme, riportato vittorie splendenti insieme e non accettarono di essere divisi e combattere gli uni contro gli altri. Così pressarono su Antonio gli uni, su Ottaviano gli altri per ricongiungersi.
Così entrambi i comandanti, quantunque consapevoli che si sarebbero nuovamente contrapposti, strinsero un accordo, il secondo triumvirato nel 43 tra Ottaviano, Lepido e Antonio. Questo accordo è pubblico. Si chiamano “ triumviri rei publicae costituende “ ( dovrebbero riscrivere le costituzioni).
Antonio per quell’astio contro i cesaricidi ha in mente delle vendette da portare avanti e dà così avvio alle proscrizioni, meno violente di quelle sillane, con un intento meno chiaro di arricchirsi ,anche se accade comunque, a discapito dei proscritti. Mietono molte vittime.
Il 7 dicembre del 43 Cicerone muore ( era l’ anno delle proscrizioni).
Era l’uomo manifesto del senato, più significativo e mentre sottovalutava Ottaviano diede invece gran peso alla figura di Antonio intuendone le mire a un potere personale e scrisse così contro di lui le grandi orazioni “ Antonine” o “ In Antonium” anche dette“Filippiche”, in ricordo delle orazioni di Demostene nel IV secolo contro Filippo di Macedonia.
A vendicarsi di quelle parole e attratto da beni materiali, Antonio mette Cicerone primo nella lista dei proscritti. Ottaviano, astuto, accetta. Questo era un patto base del triumvirato quindi accetta anche se non è vendicativo, ma è molto astuto.
Cicerone scappa da Roma e fugge nella zona di Greta, a Formia dove aveva una bella villa. Viene avvisato del fatto che i sicari lo inseguono e decide di prendere la via del mare in direzione della Grecia ( come facevano gli esuli). Non si sa se patisse il mal di mare o se fosse ipocondriaco. Una volta imbarcatosi decise di tornare a terra, questo gli fu fatale, accorciò i tempi che lo separarono dai sicari, rimase sulla spiaggia.

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Messaggioda giada » 3 set 2012, 15:51

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