UNO NESSUNO E CENTOMILA Luigi Pirandello RIASSUNTO

Messaggioda Angt33 » 13 set 2012, 10:07

Il protagonista della vicenda, Vitangelo Moscarda, è una persona ordinaria, che ha ereditato giovane la banca del padre e vive di rendita affidando a due fidi collaboratori la gestione dell’impresa.
Un giorno, tuttavia, in seguito alla rivelazione di un suo difetto fisico, (il naso leggermente storto, di cui non si era mai accorto), inizia a scoprire che le persone intorno a lui hanno un’immagine della sua persona completamente diversa da quella che ha lui di sé. È la consapevolezza di essere vivo nelle persone intorno a lui in centomila forme differenti, che accende il desiderio di distruggere queste forme a lui estranee, con l’obiettivo di scoprire il vero sé. Inizia quindi ad agire con il fine di strappare queste immagini sbagliate di sé che sono nelle persone, cominciando con la moglie e il suo Gengè (il nomignolo con cui lo chiamava e cui ella affidava l’immagine del marito).
La sua prima consapevolezza, dunque, ha come oggetto ciò che non è e nel tentativo di distruggere queste errate convinzioni, apre la strada per la scoperta di ciò che è.
La difficoltà però, sta nel conoscere se stesso, la vera essenza di sé.
Vitangelo Moscarda tenta di sorprenderla in un attimo in cui si affaccia alla realtà, ma nel momento in cui si rende conto di ciò la fa scomparire. Ne deriva l’impossibilità a conoscere l’io profondo, l’essenza stessa di sé e avere come unica possibilità la conoscenza dell’io cosi come appare e non com’è veramente.
Il protagonista arriverà alla follia, che non è considerata in modo negativo, ma è considerata come un momento in cui, sospesi tutti i comportamenti che prima automatici, la facoltà percettiva riesce ad allargarsi e vedere il mondo con altri occhi, perché finalmente libera delle regole consuete.
L’opera finisce con la presentazione della “vera vita”, finalmente libera dalle costrizioni, capace di rinascere ogni attimo. Al contrario di un altro personaggio della narrativa pirandelliana, Mattia Pascal, Vitangelo Moscarda capisce che l’unico modo per liberarsi dalla prigione in cui la vita ci rinchiude, non basta cambiare nome, ma bisogna rifiutare completamente ogni nome, visto come la rappresentazione della forma di una cosa, la sua parte statica. Ma, proprio perché la vita non è statica, il nome rappresenta proprio la morte. Dunque l’unico modo per vivere in ogni istante è vivere attimo per attimo la vita, rinascendo ogni attimo in modo diverso.

Angt33

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Messaggioda giada » 13 set 2012, 10:39

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