Analisi: "Gentil donzella di pregio nomata"

Messaggioda Super Pumona » 24 set 2012, 15:09

Gentil donzella, di pregio nomata,
degna di laude e di tutto onore,
ché par de voi non fu ancora nata
né sì compiuta de tutto valore,

pare che 'n voi dimori onne fiata
la deità de l'alto deo d'amore;
de tutto compimento siete ornata
e d'adornezze e di tutto bellore:

ché 'l vostro viso dà sì gran lumera
che non è donna ch'aggia in sé beltate
ch'a voi davante non s'ascuri in cera;

per voi tutte bellezze so' afinate,
e ciascun fior fiorisce in sua manera
lo giorno quando vo' vi dimostrate.

Questo testo poetico di Guido Guinizzelli è un sonetto composto da due quartine e due terzine in cui i versi sono endecasillabi e le rime seguono lo schema ABAB per entrambe le quartine e CDC, DCD per le terzine. Ad una produzione ispirata ai modelli siciliani (come dimostra anche il termine “aggia” della prima terzina) Guinizzelli affianca l’elaborazione dei testi che indicano il superamento di queste correnti in direzione stilnovistica. Ne è d’esempio la canzone “Al cor gentile rempaira sempre amore” ritenuta il “manifesto” del nuovo gusto. Il ruolo letterario di Guinizzelli, dunque, è quello di mediatore tra due sensibilità letterarie diverse: il linguaggio cortese della poesia trobadorica e siciliana con quello scientifico della nuova cultura stilnovistica.
In questa poesia Guinizzelli dice: gentile fanciulla, conosciuta per il suo valore, degna di lode e di tutto l'onore, non era ancora nata una come voi né una così perfetta nel suo valore, è evidente che in voi abiti continuamente la divinità dell'alto dio dell'amore; siete ornata di tutto ciò che occorre e di qualità e di tutta la bellezza: perché il vostro viso emana una luce così grande che non esiste una donna che abbia in sé una bellezza che davanti a voi non le si adombri in viso; tutte le bellezze sono perfezionate per voi, e ciascun fiore fiorisce a suo modo il giorno in cui voi vi fate vedere.
Notevoli sono i concetti espressi dai termini in rima: nella seconda quartina “ amore” e “bellore”sono strettamente collegati poiché l’amore trae origine dalla bellezza, una bellezza non più terrena ma celeste, rendendo la figura della donna un intermediario tra l’uomo e Dio. La donna, quindi, è sempre una creature perfetta, come sosteneva la scuola siciliana, ma le sue perfezioni non sono più solo corporee; essa si è avvicinata al Creatore ed ora splende di virtù morali diventando ispiratrice, e quasi purificatrice, dello stesso amore. Infatti, in “Al cor gentile rempaira sempre amore”, la funzione della donna è paragonata a quella delle intelligenze angeliche: come queste traducono in atto la volontà divina così la donna avvia l’uomo sulla strada della perfezione spirituale. Ma questa azione salvifica, come in “Io voglio del ver la mia donna laudare”, non è esercitata solo sull’amante ma su tutti gli uomini che le si avvicinano : la donna, quindi, può convertire gli infedeli ed allontanare ogni male o cattivo pensiero. Addirittura, l’azione salvifica della donna si manifesta anche nella natura: in questo sonetto la sua apparizione fa sbocciare i fiori, un’iperbole sottolineata anche dal gioco fonico “fiore fiorisce”.
I poeti dello Stilnovo, quindi, riescono a risolvere il contrasto amore-religione che aveva caratterizzato la lirica precedente: il sentimento amoroso porta ad un’elevazione morale; solo coloro che posseggono un cuor gentile possono goderne. Infatti, nel congedo di “Al cor gentile rempaira sempre amore”, la donna diventa una creatura soprannaturale che il poeta scambia per un vero angelo, attirandosi il rimprovero di Dio, in quanto le lodi spetterebbero solo a lui e alla Vergine. Anche in questo sonetto, nella seconda quartina, vengono attribuite alla donna delle doti soprannaturali ovvero una così grande perfezione da essere sede del dio d’amore. Questo concetto, inoltre, viene sottolineato dall’allitterazione della “d” che conferisce un aspetto di maestosità all’intero verso.
Nella prima quartina, invece, troviamo “valore” ed “onore” qualità riferite alla donna per sottolineare nuovamente la sua perfezione. Questo, infatti, è un sonetto di lode in cui l’ammirazione del poeta per la bellezza della donna trova termini di paragone nella natura, o nel confronto con le altre donne. Addirittura, in questo sonetto, la luce emanata dal viso della donna adombra quello delle altre (seconda terzina) conferendo alla donna una luminosità che esprime, metaforicamente, i due concetti fondamentali dell’intera produzione di Guinizzelli: il fuoco d’amore e lo splendore che emana la nobiltà d’animo. Nello stilnovismo, infatti, non è più fondamentale la descrizione del viso della donna amata quanto l’elogio delle sua bellezza interiore.
“Gentil”, infatti, è la prima parola del sonetto e sviluppa il tema dell’inscindibilità dell’amore e del cuore nobile; una questione centrale non solo in questo sonetto ma in tutta la produzione dello Stilnovo e precedentemente trattata da Andrea Capellano. Tuttavia, con l’età dei Comuni, la nobiltà non è più vincolata all’ereditarietà ma proviene unicamente dalla virtù dell’animo.

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Messaggioda giada » 24 set 2012, 15:35

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