TEMA SUL FILM "L'UOMO CHE VERRA'"

Messaggioda Super Pumona » 1 ott 2012, 15:15

Monte Sole, dicembre 1943. I Tedeschi si trovano in Italia in seguito al patto di Mussolini con gli Alleati, dando inizio ad una violenta rappresaglia. La vicenda è vista dagli occhi di Martina, una bambina solitaria che si chiude in un mutismo a causa della precoce morte del fratellino. Questa vive in un casale sulle pendici di Monte Sole con la povera famiglia di origine contadina. Il padre è un gran lavoratore che fatica per sostenere la numerosa famiglia, mentre la madre è dedita ai lavori domestici in quanto gravida. La loro quotidianità scandita dalla fame, dal freddo e dal duro lavoro, viene turbata dalla’arrivo dei Tedeschi nel loro paesino di Marzabotto: i contadini sono, infatti, vittime di soprusi e sfruttamenti da parte dei soldati. Per questo motivo, alcuni uomini del luogo divisi in gruppi clandestini, iniziano ad organizzare la resistenza per difendere gli abitanti del loro territorio. In caso di attacchi, mentre le donne e i bambini si nascondono in chiesa, gli uomini si rifugiano nel bosco. In settembre la madre di Martina da alla luce il figlio, ma durante un attacco dei Tedeschi, la donna, ancora debole per il parto,non può nascondersi e viene trovata da una pattuglia che la uccide. Martina assiste alla macabra scena e riesce a portare in salvo, nel bosco, il fratellino. Intanto, coloro che si erano nascosti vengono trovati e uccisi in un cimitero, risparmiandosi così la fatica di sotterrare le centinaia di morti. Gli unici che riescono a salvarsi sono Martina, che con il neonato si rifugia in una parrocchia di un paese vicino, ed il padre che, credendo tutta la sua famiglia morta, si lascia uccidere correndo incontro al nemico.

Il film “l’uomo che verrà” diretto da Giorgio Diritti, narra la strage degli ultimi giorni del nazifascismo nella quale vennero uccisi circa 770 paesani radunati nelle case, nei cimiteri e sui sagrati delle chiese.
Il regista utilizza il dialetto emiliano per i dialoghi tra i personaggi, ma mentre questo è sottotitolato per permetterci di comprenderlo, il tedesco delle SS rimane incomprensibile come lo era per il popolo.
Gli abitanti di Marzabotto, piccolo paesino dove si è compiuta la strage nazista, lavoravano a dipendenza di alcuni ricchi latifondisti di Bologna ma, nonostante ciò, il loro guadagno era insufficiente al sostentamento delle numerose famiglie.
Il regista ci permette così di immedesimarci nei personaggi attraverso la descrizione di scene di vita quotidiana, come la prima comunione di Martina, il ritrovo serale nella stalla e i piccoli divertimenti che, nonostante la guerra, rallegravano gli abitanti.
Nel film vengono evidenziate le differenze di pensiero e di abitudini tra le generazioni presenti nella famiglia; ad esempio la voglia di svago delle figlie che viene ostacolata dalla vecchia e conservatrice mentalità della madre, che ritiene che i contadini debbano solo lavorare.
La protagonista della vicenda è Martina, bambina di otto anni, che viene utilizzata dal regista per esprimere le violenze della guerra che penetra anche negli animi più innocenti.
Infatti, Martina rappresenta anche la povertà attraverso il suo unico vestito stracciato, i pidocchi, segno di sporcizia, e dal letto che è costretta a condividere con le due zie.
Timida e solitaria, chiusa in un mutismo da quando è morto il fratellino, Martina, già forte caratterialmente, decide di affrontare gli orrori della guerra per salvare l’unico familiare rimasto ancora in vita. Grazie alla sua determinazione e al suo coraggio, la protagonista preserva dalla morte “l’uomo che verrà”, il neonato che rappresenta la generazione futura di un paese sterminato.
Intorno alla vita di Martina, sono presenti le figure dei familiari, in particolare quella del padre. Grande lavoratore, legato alla sua terra e alla sua famiglia che cerca in ogni modo di proteggere, sostenendo anche alcuni gruppi di partigiani.
Infatti, alcuni uomini, inorriditi dalle stragi dei Tedeschi, nonostante fossero soliti dedicarsi all’agricoltura, decisero di rischiare la loro vita combattendo nascosti nei boschi. La natura, così, incide sulla sopravvivenza dei contadini non solo con le precipitazioni, ma anche offrendo loro un nascondiglio dalle pattuglie delle SS.
Ma dalle ruberie dei Tedeschi, nasce la paura e l’odio nei confronti dell’oppressore che si arricchisce maggiormente derubando i poveri. Il popolo quindi subisce le intimidazioni degli uni e le richieste degli altri.
La speranza è, quindi, unicamente alimentata dalla fede cristiana, sempre fedele nella figura del prete che appoggia, fino all’ultimo, i suoi fedeli.
Il regista, quindi, nonostante gli orrori della guerra descritti, non si concentra su scene cruente, ma lascia intuire allo spettatore quello che accade, preferendo considerare gli aspetti che riguardano i personaggi e i valori della famiglia.
Non gli interessa ,giustamente, farci palpitare per chi si salva, perché dietro a ogni vita risparmiata ce ne sono troppe distrutte. Piuttosto vuole farci riflettere sulle assurdità delle guerre e delle violenze, e non tanto in nome di un pacifismo razionale ma per un’umanissima empatia con le vittime. A quegli uomini, quelle donne e quei bambini che vanno incontro alla morte ci siamo affezionati vedendo la loro vita quotidiana, sentendo il loro odore di terra o di stalla e soffrendo la loro stessa povertà, ascoltando la durezza di una lingua che ha le stesse asprezze dei volti.

Super Pumona

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Messaggioda giada » 1 ott 2012, 16:04

In sintesi:

L'Uomo che Verrà: La Guerra e la Tenerezza Umana

Introduzione

Il film "L'Uomo che Verrà," diretto da Giorgio Diritti e uscito nel 2009, è un'opera cinematografica toccante che ci riporta ai terribili eventi della Seconda Guerra Mondiale in Italia, in particolare nel contesto delle atrocità compiute dalla Repubblica Sociale Italiana e delle devastazioni nel Nord del paese. Questo saggio esaminerà il film "L'Uomo che Verrà," focalizzandosi sulle tematiche della guerra, della resistenza e della tenerezza umana.

La Cornice Storica

Il film è ambientato nel 1944, in un piccolo villaggio del Nord Italia, durante gli anni dell'occupazione tedesca. Questa cornice storica serve da sfondo per una narrazione profonda e coinvolgente. Mentre la guerra infuria, i personaggi del film affrontano l'orrore e la violenza, ma anche la tenerezza e l'umanità in momenti di grande difficoltà.

La Protagonista: Martina

La storia è raccontata attraverso gli occhi di Martina, una bambina di otto anni, interpretata magistralmente da Greta Zuccheri Montanari. Martina è testimone diretto degli eventi che si svolgono attorno a lei e dei drammi che coinvolgono la sua famiglia. La sua innocenza e la sua curiosità la rendono un punto di vista privilegiato per raccontare gli orrori della guerra.

La Resistenza e la Solidarietà

Il film ritrae la vita quotidiana di un villaggio in tempo di guerra, con i suoi abitanti costretti a convivere con l'occupazione tedesca. In questo contesto, emergono storie di resistenza e solidarietà. La madre di Martina, interpretata da Alba Rohrwacher, diventa una figura di coraggio, proteggendo la sua famiglia e altri perseguitati. La collaborazione tra gli abitanti del villaggio per nascondere e aiutare i perseguitati rappresenta un atto di resistenza silenziosa ma potente.

La Tenerezza Umana

Nonostante la brutalità della guerra, il film mette in luce anche la tenerezza umana. Martina sviluppa un legame particolare con un bambino perseguitato, interpretato da Vincenzo Zampa. La loro amicizia nasce dalla necessità di proteggersi reciprocamente, ma si trasforma in un rapporto di affetto e comprensione reciproca, che mette in luce la capacità dei bambini di trovare la bellezza e l'umanità anche nelle circostanze più avverse.

Conclusioni

Il film "L'Uomo che Verrà" è una potente rappresentazione della guerra, della resistenza e della tenerezza umana. Attraverso gli occhi di una bambina, il pubblico è portato a riflettere sulle atrocità della guerra ma anche sulla capacità dell'essere umano di trovare la luce nell'oscurità. Il film ci ricorda che anche in mezzo alla devastazione, la gentilezza e la compassione possono fiorire, dimostrando che la resilienza e la dignità umana possono sopravvivere anche alle circostanze più estreme.

giada

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