Elogio di Atene - Panegirico 85 e 86

Panegirico 85 e Panegirico 86

τοίνυν, ἐπειδὴ τὰ μέγιστα συνδιέπραξε, τῶν ἄλλων ὠλιγώρησεν, ἀλλ᾽ ἀρχὴν μὲν ταύτην ἐποιήσατο τῶν εὐεργεσιῶν, τροφὴν τοῖς δεομένοις εὑρεῖν,...

Dunque, dopo che ebbe realizzato le imprese più grandi, Atene non si disinteressò delle altre realtà (relative all’Attica), ma diede inizio ai (suoi) benefici, nel trovare il cibo per coloro che ne avevano bisogno, cosa che è necessaria (che facciano) coloro che si accingono a decidere rettamente riguardo a tutte le altre realtà importanti (di una città), ritenendo che la vita imperniata solo su queste cose non è assolutamente degna di essere vissuta[lett:

del desiderio di vivere], a tal punto si prese cura anche delle rimanenti che tra i beni presenti nel mondo, quanti perlomeno non riceviamo dagli dei, ma ci scambiamo gli uni con gli altri, nulla (=nessuno di questi beni) esisterebbe senza la nostra città (=Atene) ed invece la maggior parte di questi beni sono stati realizzati per mezzo di questa (città). Infatti, Atene, avendo ereditato (=essendosi trovata di fronte)

i Greci che vivevano senza leggi e che abitavano sparsi qua e là, alcuni oggetto di violenza da parte di tirannidi, altri che perivano a causa della mancanza di governo, li liberò anche da questi mali, di alcuni divenendo signora, ad altri invece offrendo sé stessa come esempio, e stabilì una costituzione.

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