Un vero stoico - Cicerone versione latino agite

UN VERO STOICO
Versione di latino di Catone
LIBRO Agite versione n. 146 pag. 153

Inizio: In M. Catone iudices haec bona, qua videmus divina et egrecia ipsius scitore esse propria ... Fine. ...Hoc homo ingeniosissimus M. Cato auctoribus eruditissimus inductus arripuit neque disputandi causa ut magna pars sed ita vivendi.

O giudici, sappiate che in Marco Porcio Catone le cose buone, che vediamo divine e straordinarie, sono proprie dello stesso, talvolta le cose che cerchiamo, queste non derivano tutte dalla natura, ma da un maestro.

Infatti fu un uomo di sommo ingegno, Zenone, gli emuli del cui fondatore sono chiamati stoici. Le sue sentenze e regole sono di questo tipo: che un saggio non è mai mosso dalla grazia, che non perdona mai l'errore di qualcuno; che nessuno è misericordioso se non stolto e insignificante;

che non è del'uomo essere né pregato né placato; che solo i saggi, anche se assolutamente deformi, sono belli, ricchi anche se poverissimi, re anche se vivono in servitù; invece dicono che noi, che non siamo saggi, siamo fuggitivi, esuli, nemici ed infine insani, che tutti gli errori sono uguali, che ogni misfatto è una turpe scelleratezza, che non sbaglia meno chi ha soffocato il gallo, anche se non era necessario, di quello che ha soffocato il padre; che il saggio non giudica per nulla, che non si pente di nulla, che non sbaglia in nulla, che non cambia mai opinione.

Quest'uomo molto intelligente, Marco Catone, indotto da autori molto eruditi, colse l'occasione non per discutere, come la maggior parte, ma per vivere

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