Pompeo e la guerra contro i Pirati

Certamen numero 182

Converterat Cn Pompei persona totum in se terrarum... dissuadebant optimates sed consilia impetu victa sunt

Il personaggio di Cn. Pompeo aveva ormai volto verso di sé tutta la terra e in ogni luogo egli veniva ritenuto più di un cittadino.

Quando allora, da console, fece giuramento che egli, molto lodevolmente, non sarebbe andato mai, durante la sua magistratura, in nessun luogo e lo aveva rispettato, dopo due anni il tribuno A. Gabinio presentò una legge: in quanto i pirati stavano terrorizzando il mondo con le loro scorrerie navali ormai non più con furtive sortite, ma mettendo in essere vere e proprie flotte, degne di una guerra e stavano distruggendo anche alcune città d'Italia, che si mandasse Cn. Pompeo a sconfiggerle, che gli si desse un comando imparziale su tutte le provincie con i loro proconsoli a partire dal cinquantesimo miglio dal mare. E con questa deliberazione il senato, consegnava a un uomo solo il comando di tutto il mondo;

ma già sette anni prima ne era stato decretato uno simile, durante la pretura di M. Antonio. Ma, come un personaggio, con il suo esempio, può nuocere, così anche può aumentare e far sorgere l'invidia: tutti avevano sopportato di buon grado il fatto in Antonio; è infatti raro che si invidino gli onori di coloro la cui forza non si teme: al contrario, gli uomini temono, invece, cose incredibili da parte di coloro che sembrano ottenere quegli onori o lasciarli perdere a loro arbitrio e che li ottengono solo che lo vogliano.

E così, gli ottimati intervenivano in senso contrario, ma ogni decisione fu vinta dal tumulto della massa

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