Un acquazzone nel deserto

Nulla arbor, nullum culti soli occurrebat vestigium. Aqua etiam defecerat...

Non appariva nessun albero, nessuna traccia di suolo coltivato. Era finita pure l'acqua, che i cammelli avevano portato in otri, e non ve n'era nell'arido suolo e nella sabbia rovente.

Inoltre il sole aveva bruciato tutto e i volti erano secchi ed ustionati, quando all'improvviso – sia stato un dono degli dèi o un caso fortuito – delle nuvole allungatesi nel cielo nascosero il sole, grande sollievo per essi stremati dal caldo, anche se non avesse dato conforto con l'acqua.

Ma quando il temporale fece scaturire anche una pioggia abbondante, ognuno ne raccolse per sé, mentre alcuni, fuor di sé per la sete, cominciarono anche a dissetarsi a bocca aperta.
Passarono quattro giorni attraverso lo sconfinato deserto. Ed ormai non erano molto distanti dalla sede dell'oracolo, quando parecchi corvi si fecero incontro alla comitiva:

con brevi voli, precedendo le avanguardie, ora si posavano al suolo, quando la carovana procedeva alquanto lentamente, ora si levavano in volo come se mostrassero e guidassero con le penne il cammino. Infine si giunse alla sede consacrata al dio.

Versione tratta da Curzio Rufo

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