Tertia post illam successit aenea proles saevior et promptior ad horrida arma non scelerata tamen ...

Terza a partire da quella, seguì l'età del bronzo, più crudele e più incline ad armi spaventose, e tuttavia non scellerata, alla quale seguì, ultima, l'età del ferro.

Immediatamente invase il mondo ogni genere d'empietà. Vergogna, verità e lealtà svanirono, e al loro posto apparvero le frodi, l'inganno, le insidie, la violenza e uno scellerato amore dell'oro. Allora, per la prima volta, gli uomini affidarono le vele ai venti, le chiglie sfidarono acque ignote, astuti geometri segnarono la terra, dapprima comune, con lunghi confini.

E gli esseri umani non pretesero soltanto i campi e i viveri dovuti, ma per giunta dissotterrarono le ricchezze che la terra aveva nascosto, incitamenti delle sciagure. E così comparve il ferro dannoso, e l'oro, più dannoso del ferro, comparve la guerra, che combatte con il ferro e con l'oro e, con mano insanguinata, agita armi fragorose. Gli uomini cominciano a vivere di saccheggi: l'ospite non è più al riparo dall'ospite, né il suocero dal genero, persino la concordia dei fratelli è rara; il marito compie l'omicidio della moglie, quella (compie l'omicidio) del marito, le matrigne preparano i veleni.

La pietà giace sconfitta, ed anche la vergine Astrea, ultima tra gli dei del cielo, abbandona il mondo bagnato dalla strage.

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