Furio Camillo.

Nel trecentoquindicesimo anno dalla fondazione di Roma i Fidenati avevano ripreso la lotta contro i Romani.

Gli prestavano aiuto i Veienti e Tolumnio, re dei Veienti, che furono sconfitti dal dittatore Mamerco Emilio e persero anche il re. Dopo venti anni i Veientani si ribellarono di nuovo; contro di loro fu inviato dal senato come dittatore Furio Camillo, il quale in primo luogo sconfisse in battaglia i Veienti, quindi conquistò anche la ricca e antica città assediandola per lungo tempo.

Una volta conquistata Veio, conquistò anche Falerii, città non meno nobile. Ma fu fomentata una violenta invidia contro Camillo, poiché – come sostenevano i suoi detrattori – egli aveva spartito ingiustamente il bottino; condannato per questo motivo, fu allontanato dalla città. In seguito giunsero a Roma i Galli Senoni e, sbaragliato l'esercito dei Romani presso il fiume Allia, occuparono la città, eccetto il Campidoglio.

Allora, poiché i Romani assediati soffrivano per la fame, Camillo, che viveva esule in una città vicina, giunse in loro soccorso e sconfitti i Galli, per la terza volta entrò trionfante a Roma e fu chiamato dalla popolazione "il secondo Romolo".

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