Pyrrhus, Epiri rex, cum Romanas legiones profligavisset, aestimans sibi gloriosum fore pacem et societatem ...

Pirro, re dell'Epiro, dopo che ebbe sconfitto le legioni Romane, ritenendo che sarebbe stato fonte di gloria per sé stipulare la pace e l'alleanza con i Romani, inviò un ambasciatore a Roma per proporre al senato dei trattati di pace con condizioni eque.

Dunque giunse a Roma un ambasciatore di Pirro, che si chiamava Cinea, e visitò le abitazioni di senatori e di illustri cittadini, portando con sé molti doni. Ma raccontano che Cinea non fu accolto in nessun luogo e i doni preziosi furono rifiutati non solo dagli uomini, ma anche dalle donne.

Fatto entrare infine nel senato, Cinea discusse a lungo delle virtù di Pirro, della clemenza e della grandezza d'animo, quindi sostenne che il re avrebbe concesso una pace con condizioni eque, se il senato avesse concesso lealtà e alleanza al re. Gli animi dei numerosi senatori, attratti dalle astute parole di Cinea, tendevano ormai alla pace e all'alleanza con Pirro, quando, trasportato in lettiga, entrò in senato Appio Claudio, patrizio illustre e rispettato, ormai vecchio e cieco, che sconsigliò la pace con un duro discorso.

Così dal senato fu risposto a Pirro che non avrebbe ottenuto la pace con i Romani prima che si fosse allontanato dall'Italia.

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