Rei publicae prodesse non potest id quod aequum non est, neque umquam utilitatem aequitati praeferre debemus ...

Non può giovare allo stato ciò che non è giusto, e non dobbiamo mai anteporre il guadagno alla giustizia.

Un potere misto di crimine non ottiene gloria, le ricchezze con il disonore non potranno essere utili. Un giorno Lucio Silla ricevette denaro dalle città dell'Asia e con una delibera del senato le affrancò da tutte le tasse. Dopo pochi anni il senato, su esortazione di Lucio Filippo, impose nuovamente le tasse alle città e non restituì loro il denaro che avevano dato in cambio dell'esenzione.

Ciò davvero, è per il nostro impero una cosa estremamente vergognosa: infatti vale più la parola dei pirati che la parola del senato! "Ma così le entrate sono state aumentate – potrà dire qualcuno – dunque la decisione del senato è stata vantaggiosa". Ma il nostro dominio deve consistere nella gloria dei cittadini e nella benevolenza degli alleati, e non deve essere in odio e in disonore presso tutti i popoli.

Si comportò male anche Catone, che difendeva troppo agguerritamente l'erario e le tasse, e negava concessioni agli alleati; si comportò male anche Curione, che riteneva giusta la causa dei Transpadani, ma si opponeva ad essa, perché la riteneva dannosa per lo stato.

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