Huius omnino generis pugnae imperiti nostri non eadem alacritate ac studio ...
I nostri, completamente inesperti di questo genere di combattimento, non si avvalevano della medesima sveltezza e del coraggio di cui erano soliti avvalersi nelle battaglie di fanteria.
Non appena Cesare si rese contò di ciò, comandò che le navi da guerra, delle quali da un lato l'aspetto era piuttosto inusuale per i barbari, e dall'altro il movimento era più agile, venissero allontanate un po' dalle navi da carico, e che fossero collocate in direzione del fianco scoperto dei nemici e che, da quel lato, i nemici fossero respinti e scacciati per mezzo di fionde, giavellotti e macchine da lancio; e questa iniziativa fu di grande utilità per i nostri.
E inoltre, poiché i nostri soldati esitavano, soprattutto a causa della profondità del mare, colui che portava l'aquila della decima legione, dopo aver supplicato gli dèi perché quell'impresa riuscisse con successo per la legione, disse: "Saltate giù, o soldati, se non volete consegnare l'aquila ai nemici!
Io di sicuro avrò fornito il mio contributo allo Stato ed al generale!". Dopo che ebbe detto ciò ad alta voce, si gettò dalla nave e cominciò a portare l'aquila in direzione dei nemici. Allora i nostri, esortatisi a vicenda perché non si subisse un così grande disonore, si lanciarono tutti quanti giù dalla nave.