Come si esercitava Cicerone - instrumenta - Versione di Cicerone

Come si esercitava Cicerone Autore: Cicerone

In cotidianis autem commentationibus equidem mihi adulescentulus proponere solebam illam exercitationem maxime, qua C. Carbonem nostrum...

Per parte mia da giovanissimo nella preparazione quotidiana ero solito sottopormi soprattutto a quel tipo di esercizio che sapevo essere abitualmente praticato dal mio nemico Gaio Carbone:

postimi davanti dei versi di particolare solennità, oppure scelta una parte di orazione di estensione tale da poter essere tenuta a mente, solevo recitare proprio quello che avevo letto con altre parole, scelte con la maggior cura possibile; in seguito mi resi conto però che in questo esercizio c’era questo errore, il fatto che le parole di volta in volta più appropriate, più eleganti, più belle, le aveva già adoperate Ennio, se mi esercitavo con i suoi versi, oppure Gracco, se avevo scelto una sua orazione; pertanto se usavo le medesime parole, non ne traevo alcun beneficio; se ne usavo altre, ne avevo addirittura un danno poiché mi abituavo a usare termini meno precisi. Poi decisi di passare alla traduzione libera di orazioni dei massimi oratori greci, un esercizio che ho praticato un po’ più avanti negli anni. Il risultato di tale lettura era che, traducendo in latino ciò che avevo letto in greco, non solo adoperavo le espressioni migliori, e tuttavia già in uso nella nostra lingua, ma anche coniavo, per analogia, parole nuove per i nostri concittadini, ben accette, purché appropriate. E il movimento e le esercitazioni della voce del respiro dei gesti e della lingua stessa hanno bisogno non tanto di teoria quanto di assidua fatica; e a questo riguardo vanno scelti con attenzione i modelli da imitare, i modelli cui vogliamo assomigliare.

Dobbiamo guardare non solo agli oratori, ma anche agli attori, per non incorrere per effetto di abitudini sbagliate in qualche imperfezione o difetto. Anche la memoria deve essere esercitata con l’apprendimento mnemonico, parola per parola, del maggior numero possibile di scritti nostri e altrui; e in questo esercizio non sono affatto contrario che si usi anche, se si è abituati a farlo, quel metodo dell’associazione di luoghi e immagini insegnato nelle scuole. Si deve quindi condurre la parola fuori dal quieto rifugio di questi esercizi domestici, in mezzo alla folla, alla polvere e allo strepito, nell’accampamento e sul campo di battaglia del foro; si deve affrontate lo sguardo di tutti e si devono mettere alla prova la prove capacità intellettuali, e la preparazione effettuata al chiuso deve confrontarsi con la luce della realtà. Bisogna anche leggere i poeti, conoscere la storia, scegliere i maestri e gli scrittori di tutte le discipline liberali, e leggerli e studiarne assiduamente le opere, e, a scopo di esercizio, lodarli, spiegarli, correggerli, criticarli, confutarli;

su ogni argomento si deve discutere sia pro sia contro e da ogni argomento si devono cavar fuori ed esporre tutti gli elementi che possano sembrare verosimili; bisogna studiare a fondo il diritto civile, apprendere le leggi, conoscere il passato in ogni sua parte, le norme tradizionali del senato, la costituzione politica, i diritti degli alleati, i trattati e le convenzioni, gli interessi dello stato; bisogna poi attingere da ogni genere di arguzie una certa finezza umoristica da spargere su tutto il discorso, come si fa con il sale. Vi ho esposto tutto ciò che pensavo, le stesse cose che forse anche un qualsiasi padre di famiglia, da voi preso a caso da un crocchio di persone, avrebbe potuto dirvi se glielo aveste chiesto. ”

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