… e la disonestà punita - Nova mente Nove discere Juventas

Nova mente, Nove discere, Juventas

Rusticus magna laetitia in casam suam remeat. Postridie amicis suis omnia (= ogni cosa, acc....

Un contadino fa ritorno con grande felicità alla sua dimnora. Il giorno seguente racconta ai suoi amici ogni cosa e mostra loro i doni di Mercurio.

Uno solo tra gli amici era un uomo avido e stolto, e così riflette tra se e se: "Se fingerò di perdere la mia ascia, otterrò i doni di Mercurio anche io". Subito corre al fiume e si tuffa nella sua acqua; in seguito si mette seduto sulla riva e invoca (il dio) Mercurio con molte lacrime.

Il dio conosce il suo animo malvagio e avido, tuttavia desidera metterlo alla prova. Pertanto scende sulla terra e interroga il cattivo contadino: "Perché piangi?". Il contadino risponde: "Non ho più la mia ascia: è caduta nel fiume". Allora Mercurio: "Sono stanco, ma descrivimi bene la tua ascia ed io te la recupererò". "La mia ascia è grande e d'oro". Il dio si immerge nel fiume, da cui riemerge senza l'ascia: " Laggiù c'è solo un'ascia di ferro: perciò non è la tua"; e ritorna subito nell'Olimpo.

Pertanto l'avido contadino non solo non ottiene l'ascia d'oro, ma non recupera più nemmeno la sua.

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